La Stampa TuttoLibri 10.11.18
Nabokov: “Leggere è uno spreco di tempo
imparate a perdervi in questo magnifico lusso”
di Christian Raimo
Ci
sono dei libri la cui recensione dovrebbe essere la copia anastatica
del libro stesso, o addirittura la sua versione ampliata e critica,
testi la cui intelligenza è tale da indugiarci sopra ogni pagina,
rileggere e commuoversi.
Lezioni di letteratura
di Vladimir
Nabokov è un lusso che Adelphi concede ai lettori italiani,
ripubblicando dopo anni di assenza il volume che aveva edito Garzanti
nel 1982; il saggio in originale è del 1980, la traduzione era di Ettore
Capriolo, qui – senza molte modifiche – invece è di Franca Pece; onore
al merito di entrambi visto che nel libro si discute anche delle
traduzioni dei testi classici che vengono commentati.
Lezioni di
letteratura raccoglie una parte piccola ma esemplare e magistrale delle
lezioni che tenne nelle università di Wellesley e di Cornell negli anni
precedenti a quelli in cui diventò uno dei più famosi scrittori al mondo
per il successo planetario di Lolita. Sono dedicate a sette opere
narrative, sei romanzi e un racconto, Casa desolata, Mansfield Park,
Ulisse, Dottor Jeckyll e Mr.Hyde, Madame Bovary, La strada di Swann e La
metamorfosi. Ad incipit ed explicit di queste immersioni nei testi ci
sono altri tre brevi saggi (un’introduzione di John Updike, un apologo
che s’intitola «Buoni lettori e buoni scrittori», una sorta di
conclusione «L’arte della letteratura e il senso comune») e un’ultimo
brevissimo testo, «Commiato», di una pagina e mezza, che è un saluto al
lettore, ma anche una dichiarazione politica di un letterato che
schifava qualunque interpretazione sociale o contenutistica della
letteratura.
«Ad alcuni di voi potrà sembrare», scrive Nabokov,
«che, nella situazione assai irritante del mondo in cui viviamo oggi,
studiare la letteratura e, in particolare, studiarne la struttura e lo
stile sia uno spreco di energia. […] I romanzi di cui ci siamo imbevuti
non vi insegneranno nulla che possiate applicare alle difficoltà̀ della
vita; non vi aiuteranno in ufficio, né sul campo di battaglia, né in
cucina, né in camera dei bambini. Il sapere di cui ho cercato di farvi
partecipi è lusso, puro e semplice. Non vi aiuterà̀ a capire l’economia
sociale della Francia, o i segreti del cuore di una donna o di un
giovane. Ma, se avrete seguito le mie indicazioni, potrà̀ aiutarvi a
provare il senso di appagamento puro e assoluto che dà l’opera d’arte
ispirata e ben costruita».
Ci sono infinite cose che si imparano
da queste Lezioni di letteratura, ma sicuramente la più importante è il
metodo con cui Nabokov lavorava di volta in volta per entrare dentro i
mondi di finzione che gli autori avevano costruito. Nelle sue lezioni il
piano biografico dell’autore, quello linguistico del testo, sono delle
entrate secondarie che ci servono per penetrare quello che è davvero lo
scrigno che custodisce il tesoro dei capolavori che affronta: quello
della struttura che dà vita al ritmo dell’opera. Ogni scrittore va
conosciuto con una lente diversa: Kafka attraverso la scansione spaziale
(le mappe delle stanze dove si muove l’insetto Gregor Samsa), Flaubert
attraverso la sovrapposizione di strati (i vestiti, anche qui le stanze,
le bare...) che nascondono un’essenza che forse si compone solo di
maschere, Stevenson attraverso una mappatura insiemistica della psiche
che riflette anche la struttura domestica della casa di Jekyll,
eccetera.
Fa impressione, per chi non l’ha ancora fatto, leggere
queste lezioni per almeno due ragioni. Perché è come scoprire che dietro
il capolavoro che abbiamo avuto sempre davanti – i romanzi che affronta
sono esplicitamente tra i più letti e conosciuti della storia della
letteratura – c’è una tela nascosta che non avevamo riconosciuto solo
per la nostra superficialità. E perché abbiamo immaginato che la
letteratura avesse sempre a che fare con il tempo di chi l’ha scritta e
non con il tempo di chi la legge; il modo in cui Nabokov liquida
l’etichetta di realismo e naturalismo per Madame Bovary, quel testo che
nelle antologie scolastiche leggiamo ancora come pietra miliare del
naturalismo, è inappellabile: «Ma realismo e naturalismo sono concetti
relativi: ciò che per una determinata generazione è naturalismo in uno
scrittore, a una generazione successiva potrà sembrare sovrabbondanza di
particolari incolori, e, a una generazione precedente, scarsità di
particolari incolori. Gli ismi scompaiono; l’istico muore; l’arte
rimane». Ed è superfluo dire che per queste Lezioni di Nabokov vale la
stessa profezia.