La Stampa 8.11.18
Laboratorio di opposte rivoluzioni
di Maurizio Molinari
I
democratici conquistano la Camera dei Rappresentanti, i repubblicani
rafforzano il controllo del Senato e l’America dimostra di essere una
grande democrazia in grado anche di coesistere con l’ondata populista
del XXI secolo, frutto della rivolta del ceto medio innescata dalle
ferite della globalizzazione.
Ai democratici di Nancy Pelosi non
riesce l’«Onda Blu» che si proponeva di espugnare l’intero Congresso di
Washington per riscattare l’umiliazione presidenziale subita da Hillary
Clinton nel 2016, ma grazie ad una generazione di nuovi candidati - con
in prima fila le donne del #metoo - e ad una campagna nel segno del
rispetto dei diritti, di ogni genere, riesce a dimostrare che il
movimento di Donald Trump non è imbattibile. Lo scontro per la Camera,
combattuto con un’affluenza record e sfide nei distretti spesso
all’ultimo voto, consegna ai democratici una vittoria che dà ragione a
Steve Bannon, l’ideologo di Trump nella campagna del 2016, quando lo
scorso anno previde che il più temibile avversario dei repubblicani
sarebbe venuto da «un’altra rivoluzione»: pari per energia, ma opposta
nei contenuti. E ciò dimostra che l’America, la prima democrazia guidata
da un leader populista, a 24 mesi di distanza ha generato già il suo
possibile antidoto: per battere la paura dei dimenticati bisogna puntare
sui diritti di chi non li ha.
Dalle donne vittime degli abusi ai
minori bersagliati dalle violenze a mano armata fino ai migranti che
anelano l’American Dream oggi come fu nel 1620 per i pellegrini a bordo
del vascello «Mayflower».
Ma è altrettanto vero che i repubblicani
hanno consolidato il controllo del Senato grazie a seggi conquistati da
candidati espressione diretta del pensiero e delle politiche del
presidente Trump, dimostrando che sul fronte conservatore la
trasformazione del partito repubblicano sta accelerando verso
l’identificazione con il movimento di protesta del ceto medio, bisognoso
di protezione, che si affermò per la prima volta nel voto di Midterm
2010 con i «Tea Party» che umiliarono i democratici e poi vinse a
sorpresa la Casa Bianca nel 2016. E ciò prova che l’America resta anche
il laboratorio avanzato del populismo contemporaneo, che si nutre delle
diseguaglianze economiche, del timore per i migranti e della necessità
di sentirsi protetti da pericoli che non venivano neanche percepiti nel
secolo scorso. Per questo Trump ha fatto campagna - e con successo -
nelle ultime settimane indicando l’avversario in una carovana di
migranti in arrivo dall’Istmo senza puntare troppo sui risultati di
un’economia che corre ad alta velocità.
La somma fra la capacità
di elaborare una risposta al populismo d’Occidente e di esprimere al
tempo stesso un consolidamento dello stesso fenomeno ribadisce come
l’America rimanga il più vivace, vibrante ed imprevedibile laboratorio
delle democrazie avanzate. Ciò è possibile grazie alle caratteristiche
di una nazione-continente con oltre trecento milioni di anime diverse in
tutto tranne che nel riconoscersi in un’Unione federale basata sulla
Costituzione scritta dai Padri Fondatori in maniera tale da renderne
possibile l’adattamento ai cambiamenti della Storia. Quel testo così
fermo sui principi di libertà e così flessibile di fronte all’impatto
degli eventi resta il segreto della vitalità della democrazia a stelle e
strisce. Che appartiene, per definizione, ad ogni cittadino del mondo
libero e dunque può offrire idee, spunti e invenzioni a chiunque vorrà
farle proprie. Per un’Europa alle prese con il populismo
anti-establishment ciò significa sapere che non si tratta della fine del
mondo, ma solo di una stagione politica, che può contribuire a
rinnovare nazioni e governi. A patto che i cittadini condividano valori
comuni.
Da qui le conseguenze di uno degli Election Day più
combattuti: per l’America inizia subito la corsa verso le presidenziali
del 2020 dove avremo la resa dei conti fra le opposte rivoluzioni in
corso mentre per le altre democrazie Washington diventa l’orizzonte
verso cui guardare in cerca di ricette per battere o consolidare il
populismo dei nostri tempi.