il manifesto 8.11.18
L’onda rosa nelle fila democratiche che promette di cambiare il paese
L'invasione.
Mai cosí tante donne si erano candidate, e mai cosí tante donne avevano
vinto. Per la prima volta si tratta di un numero record: tra Camera e
Senato a Capitol Hill il prossimo gennaio arriveranno 110 neo elette
di Marina Catucci
NEW
YORK Non ci sará stata l’onda blu o l’onda rossa, ma di sicuro gli Usa
in questo voto di midterm hanno avuto un’onda rosa. Mai cosí tante donne
si erano candidate, e mai cosí tante donne avevano vinto; per la prima
volta il numero record di donne che arriverà a Capitol Hill sarà di
almeno 110 neo elette che entreranno al Senato e alla Camera dei
Rappresentanti il prossimo gennaio.
UN NUMERO MAI VISTO, ma che
tuttavia rappresenta solo il 20% del Congresso, dove le donne sono
ancora sottorappresentate, nonostante comprendano oltre il 50% degli
elettori. Eppure questo è un progresso, considerando, per dire, che la
percentuale delle donne Ceo in Usa si aggira attorno al 5%.
SE C’È
UNA CLASSE DI POLITICI decisa ad attuare un cambiamento negli Usa,
quest’anno sono le donne. L’ondata di donne entrate direttamente in
politica, in prima persona e non come attiviste a sostegno di altri
candidati, è stata attribuita alla profonda frustrazione delle donne
derivata dalle elezioni del 2016, e dal motore propulsivo che sono stati
i movimenti #MeToo e TimesUp.
La Marcia delle donne e le
successive proteste sono state focalizzate (anche se non erano e non
sono limitate a questo) sulla perdita di diritti delle donne, sulle
preoccupazioni per l’aborto o su come vengono trattate le accuse di
molestie sessuali.
SECONDO IL CENTRO per donne e politica
americane della facoltá di Scienze politiche di Rutgers Eagleton, New
Jersey, le donne hanno portato nel loro impegno politico le ragioni del
loro sdegno, che vanno al di là delle rivendicazioni di genere; Trump è
stato il motore di questo impegno, certo, ma il campo in cui questo
sdegno si è poi tramutato in azione, ricopre un ventaglio molto ampio,
come nel caso dell’eletta dello Stato di Washington, Kim Schrier: un
medico pediatra la cui campagna e impegno si sono concentrati
sull’accesso all’assistenza sanitaria, tema, questo, che è stato uno dei
principali messaggi dei democratici in queste elezioni.
Dopo una
battaglia tesissima con il rivale repubblicano, in politica da due
decenni, Schrier ha vinto la corsa per il seggio nell’ottavo distretto
di Seattle, da sempre controllato dal Gop. «Non penso ci sia nulla di
radicale nel voler che le persone in questo Paese possano avere
l’assistenza sanitaria», ha detto Schrier. E questa calma sicurezza nei
propri programmi è stata un po’ la cifra delle candidate di questo
midterm.
«Io non sono un personaggio particolarmente carismatico –
ci ha detto la socialista Julia Salazar, eletta al Senato di New York –
ma ciò che mi ha guidato sono le idee in cui credo. Idee socialiste
riguardo il diritto alla copertura sanitaria, all’istruzione, ad un
salario minimo adeguato. Quello che spero è che molte altre giovani
donne socialiste siano ispirate da me, e corrano tra due anni».
STORICA
ANCHE L’ELEZIONE di Veronica Escobar e Sylvia Garcia, prime donne di
origine latinoamericana a rappresentare il Texas alla Camera, nonostante
lo Stato abbia una popolazione ispanica vicina al 40%.
Anche
donne native americane sono arrivate al Congresso sempre nelle fila
democratiche più di sinistra: Deb Haaland del New México e Sharice
Davids del Kansas.
Rashida Tlaib del Michigan e Ilhan Omar del
Minnesota sono le prime donne musulmane ad arrivare a Capitol Hill.
Tlaib, twittando a proposito dei commenti stizziti di Trump a chi lo
interrogava sulla bellezza dell’America multiculturale, ha scritto: «Se
pensate che Trump sia pazzo di rabbia ora, aspettate che Fox e Friends
inizino a parlare di me e Ilhan Omar. Non puoi cacciarci dal
Congresso!».