mercoledì 7 novembre 2018

La Stampa 7.11.18
Sospetti nel governo: “Manovra contro di noi
L’Ue sa che non chiederemo mai quei soldi”
di Federico Capurso


I rapporti tra Bruxelles e Roma si sono deteriorati a tal punto che persino una sentenza della Corte di giustizia europea viene ormai vista dagli uomini del governo giallo-verde come una ritorsione contro di loro.
Il verdetto dovrebbe portare nelle casse dello Stato tra i 4 e i 5 miliardi di euro (secondo una stima dell’Anci), provenienti dalla riscossione dell’Ici per gli enti non commerciali risalente al periodo tra il 2006 e il 2011. Riguarderebbe, quindi, soprattutto gli immobili di proprietà del Vaticano. «Per questo è un cavallo di Troia», spiega una fonte dell’esecutivo, «perché in Europa sono ben coscienti che non potremo mai chiedere così tanti soldi alla Chiesa cattolica, specie prima delle elezioni europee».
Il sospetto che si tratti di un boccone avvelenato lanciato da Bruxelles circola con forza sulla sponda grillina di Palazzo Chigi. Poco importa che il pagamento dell’Ici da parte del Vaticano fosse una storica battaglia del Movimento 5 Stelle. È stato archiviato il ricordo di Beppe Grillo, che nel 2015 diceva: «I partiti sanno benissimo che i soldi, quando servono a loro, ci sono sempre. Per esempio per acquisirsi benemerenze presso gli Usa con l’acquisto degli F35 o regalando l’Ici al Vaticano». Oggi il Movimento è al governo e, così come continua ad acquistare i bombardieri americani F35, non mostra alcun interesse a intervenire con un provvedimento per dare seguito alla sentenza della Corte europea. Senza una legge ad hoc, infatti, non si può procedere alla richiesta di pagamento di tasse che sono già cadute in prescrizione, e le intenzioni del governo - questa volta compatto - vanno in tutt’altra direzione. Anche per i rapporti molto stretti fra il premier Conte e il Vaticano.
C’è stato un momento,però, nella convulsa giornata di ieri, in cui era pronta a uscire una nota ufficiale del Movimento 5 Stelle nella quale si sarebbe salutata con favore il verdetto della Corte europea. In molti, tra i parlamentari grillini, si erano già esposti pubblicamente con dichiarazioni battagliere.«È sacrosanto che la Chiesa cattolica paghi l’Ici - diceva il senatore Elio Lannutti in un’intervista a Radio Radicale - Questa è una battaglia che facciamo da tanto tempo». E anche il presidente della commissione Bilancio alla Camera, Daniele Pesco, si augurava che «questi soldi possano rientrare. Lo diciamo da anni». Nel giro di poche ore, però, da Palazzo Chigi arriva lo stop. Ad arginare il desiderio di rivendicare la vittoria di una storica battaglia, è l’intervento dell’anima leghista dell’esecutivo. Il Carroccio non ha mai nascosto le sue critiche nei confronti del pontificato di Papa Francesco, ma non per questo ha intenzione di condurre in porto una legge con cui farsi tanti, troppi nemici all’interno del mondo cattolico. «Nel caso in cui si affrontasse questo discorso - mette in guardia il senatore leghista Roberto Calderoli - si dovrebbero comunque distinguere gli enti no profit veri da quelli farlocchi». Come a dire che se proprio qualcuno vuole spingere in questa direzione, la mano del governo dovrà essere più che morbida.
Ascoltate le preoccupazioni leghiste, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte si sarebbe convinto a muovere gli sherpa della maggioranza per rassicurare Oltretevere sulle buone intenzioni del governo. E ai parlamentari del Movimento sarebbe stata comunicata la retromarcia. Tanto che, improvvisamente, il referente dei Cinque stelle che si doveva occupare di studiare una legge con cui far tornare l’Ici nelle casse dello Stato, all’improvviso, scompare. «La questione è in mano a Gianluca Perilli», assicurava in mattinata il capogruppo M5S a Palazzo Madama Stefano Patuanelli. Nel pomeriggio, però, lo staff di Perilli assicura che «il senatore vuole mettere in chiaro che non si sta occupando di nessun provvedimento inerente alla sentenza. Se ne era occupato in passato». Ecco, una cosa è il passato, le battaglie, l’opposizione. Un’altra il governo.