La Stampa 2.11.18
“Le ossa ritrovate sono compatibili con un’adolescente”
I primi esami sullo scheletro sotto la Nunziatura Il mistero della scomparsa della moglie dell’ex custode
di Edoardo Izzo
Il
corpo minuto di una donna di bassa statura. Caratteristiche che possono
far pensare a un’adolescente di età compresa tra i 12 e i 16 anni, come
lo erano sia Emanuela Orlandi sia Mirella Gregori al momento delle loro
scomparse, nel 1983. Ma che sono compatibili anche con un’altra
ipotesi, sulla quale lavorano gli inquirenti.
La scomparsa
misteriosa, a metà degli Anni 60, della moglie dell’allora custode della
Nunziatura Apostolica. Secondo quanto ricostruito da chi indaga i due
avevano un rapporto particolarmente tormentato, di cui tutti i
dipendenti di Villa Giorgina erano a conoscenza.
E che potrebbe
essere il movente dell’omicidio. Ma queste, fanno notare fonti di
polizia, «sono solamente delle ipotesi, elementi che da soli non
dimostrano nulla». «Solo dall’esame del Dna avremo risposte concrete, e
nelle indagini contano le certezze, non le teorie», affermano le stesse
fonti. Proprio sul test genetico due giorni fa sono stati sollevati dei
dubbi. Giovanni Arcudi, direttore della Medicina Legale dell’Università
Tor Vergata, ha spiegato che «non sempre si riesce a ricavare del
materiale genetico utilizzabile», questo perché «la conservazione in
luogo asciutto o umido ha una grande influenza sulla possibilità di
estrarre un Dna “pulito”».
In questo caso però non dovrebbero
esserci problemi. «Oggi, in virtù delle tecniche che abbiamo, estrarre
il Dna è diventato molto più semplice», ha spiegato a La Stampa il
generale Luciano Garofano che ha aggiunto: «L’unico problema può
insorgere quando ci si trova davanti a frammenti microscopici, ma questo
non mi pare il caso. Quindi probabilmente si potrà risalire al Dna
sicuro e completo».
Le analisi
Bisogna dunque solamente
aspettare. I tempi per le analisi in questi casi vanno da un minimo di 7
a un massimo di 10 giorni. Intanto l’inchiesta della Squadra mobile
della polizia di stato, coordinata dalla procura di Roma, va avanti a
ritmi serrati. Nei prossimi giorni oltre alle audizioni dei 4 operai che
hanno scoperto le ossa è previsto un nuovo sopralluogo e alcune
acquisizioni documentali presso la Nunziatura Apostolica, in via Po, al
centro della Capitale.
L’obiettivo è quello di accertare quale
azienda negli Anni 80 si è occupata della ristrutturazione del pavimento
sotto il quale sono state ritrovate le ossa. Le indagini dell’aggiunto
Francesco Caporale e del pm Francesco Dall’Olio sono pero’ rese più
complicate dall’extraterritorialità. Infatti in un caso speculare
avvenuto su territorio italiano il luogo sarebbe stato posto sotto
sequestro, ma questo non è possibile essendo di competenza del Vaticano.
I poliziotti della scientifica hanno acquisito comunque ogni elemento
compreso il terriccio, che potrebbe risultare fondamentale insieme
all’esame del C 14, per stabilire l’età del reperto.
Ma questa
storia, densa di mistero, è arricchita anche da un altro aspetto poco
chiaro. All’epoca della scomparsa delle due ragazze il Nunzio era Romolo
Carboni che, pur essendo stimato da Papa Giovanni Paolo II, non fu mai
fatto cardinale. Il caso è strano, anche perché per tutti gli altri
rappresentanti vaticani in Italia la porpora è puntualmente arrivata
qualche mese dopo la fine del loro servizio diplomatico. Perché nel caso
di Carboni non fu così? Una domanda, questa, che si aggiunge alle tante
che ruotano intorno alla vicenda.
«Ma perché alla scoperta delle
ossa si è parlato subito di un collegamento con la scomparsa di mia
sorella?», si era chiesto due giorni fa Pietro Orlandi, fratello di
Emanuela. Domande alle quali oggi, dopo tanti anni, potrebbero arrivare
le prime risposte.