venerdì 2 novembre 2018

La Stampa 2.11.18
“Milioni dai Caraibi”
Accusa di riciclaggio al nunzio apostolico
di Marco Grasso Matteo Indice


Il 4 settembre 2015, davanti al notaio Andrea Piermari, viene siglato un atto abbastanza anomalo. Ettore Balestrero, arcivescovo oggi poco più che cinquantenne, astro nascente della diplomazia vaticana durante il papato di Joseph Ratzinger e attuale nunzio apostolico in Colombia, sottoscrive una donazione di quasi 4 milioni di euro al fratello Guido, importatore di carni. Tre anni più tardi sia Ettore sia Guido risultano indagati per riciclaggio internazionale: secondo i pm genovesi Francesco Pinto e Paola Calleri quel “regalo” era in realtà la chiusura d’un cerchio, per far rientrare gli introiti neri d’un maxi-contrabbando, soldi passati per un paradiso fiscale, una banca svizzera e tornati nel nostro Paese attraverso lo “scudo”. Un’operazione che, lo certificano le intercettazioni condotte dai finanzieri del nucleo di polizia tributaria, era in parte nota ad almeno un alto prelato tuttora presente in Vaticano: si tratta del penitenziere maggiore Mauro Piacenza, cardinale e già prefetto della Congregazione per il clero, che non è indagato ma ricevette al telefono alcune confidenze cruciali proprio da Ettore Balestrero. Quest’ultimo, legato a Comunione e Liberazione e da sempre vicino a Piacenza, su mandato di Tarcisio Bertone al tempo in cui era segretario di Stato aveva curato con approccio senza dubbio cauto situazioni scottanti per l’Istituto opere religiose (Ior, la banca vaticana).
Il contrabbando di carne
L’inchiesta registrerà un passaggio fondamentale il 26 novembre: davanti al giudice Ferdinando Baldini si terrà, nella forma dell’incidente probatorio quindi con valore processuale, l’interrogatorio del padre dei due fratelli inquisiti, Gerolamo, fondatore dell’impresa che avrebbe compiuto il primo contrabbando. Sebbene da testimone non abbia chiarito granché, si è poi assunto alcune responsabilità e per lui è scattato l’addebito di autoriciclaggio. L’input agli accertamenti era invece arrivato con una segnalazione di Bankitalia, che ravvisava anomalie nella super-donazione da Ettore a Guido. A quel punto gli investigatori hanno riafferrato il filo d’una storia che si è protratta per quasi vent’anni, trovando la documentazione forse decisiva con un blitz a Ponte Chiasso, dov’era stato fermato un collaboratore dei Balestrero di ritorno dalla Svizzera.
Per orientarsi bisogna partire dal giugno 1998. El País rivela uno scandalo andato in scena fra Italia, Spagna e Argentina. Guido Balestrero e il papà Gerolamo, ai vertici della Balestrero 1961, avrebbero ammorbidito funzionari del ministero del Commercio spagnolo per ottenere licenze taroccate dal Gatt (predecessore del Wto, World trade organization). L’obiettivo era far entrare da Buenos Aires, tramite Madrid, più merce di quanto fosse consentito a livello comunitario. I Balestrero hanno patteggiato, ma nel nuovo filone si punta sulla plusvalenza generata da quel traffico. Dove sono finiti i soldi, e chi ha fatto da intermediario?
La fiduciaria e “mano molla”
L’architettura societaria, secondo le Fiamme Gialle, è imbastita da un broker elvetico soprannominato «mano molla». Per celare gli introiti fuorilegge viene creata la società Tamara con sede alle Isole Vergini Britanniche. E il «beneficiario» delle operazioni condotte da Tamara tramite la fiduciaria svizzera Finimex, su un conto all’Ubs di Lugano, è l’arcivescovo Ettore Balestrero, il suo nome è indicato nelle carte intercettate a Ponte Chiasso. Sul deposito gestito da Finimex, fra 2000 e 2003, finiscono 7 milioni di euro che a parere dei pm rappresentano la lievitazione dei guadagni ottenuti dalla famiglia con i commerci illegali. Nel 2003, grazie a uno scudo fiscale, 3,5 milioni rientrano in Italia da Lugano su un conto aperto in Banca Esperia sempre dall’arcivescovo.
La difesa: “Non sapevo”
Il resto approda al medesimo istituto negli anni successivi, fino all’accordo del 4 settembre 2015 fra l’attuale nunzio apostolico e il fratello. I militari sono convinti che le somme rimpatriate servissero a un’importante operazione immobiliare. Ettore Balestrero, accompagnato dai legali Luca Marafioti e Mauro Ronco, durante un interrogatorio sostenuto nei mesi scorsi si è difeso dicendosi all’oscuro del giro di conti a lui collegati.