La Stampa 2.11.18
Elena Fattori. La senatrice grillina “Salvini punta a sostituirci con Meloni”
“Caro Di Maio, così diventi la stampella della destra”
di Maria Rosa Tomasello
«Credo
che tutte le provocazioni di Salvini, prima con le navi poi con decreti
inaccettabili abbiano l’obiettivo di spaccare il Movimento per fare
entrare Fratelli d’Italia in maggioranza. Ci aveva provato a inizio
legislatura proponendo Crosetto sottosegretario, ma la cosa naufragò. Ci
ha lavorato in questi mesi e adesso riprova». Elena Fattori, senatrice
del M5S con attitudine a parlare con chiarezza, è una dei quattro
parlamentari Cinque Stelle scesi in campo contro alcune misure
sull’immigrazione contenute nel decreto sicurezza, giudicate
indigeribili. Dalla stretta sulla protezione umanitaria con «il rischio
di creare 200 mila nuovi clandestini» al depotenziamento degli Sprar,
fino all’affidamento con appalti senza evidenza pubblica dei centri per
migranti, Fattori ha ingaggiato una battaglia per modificare il testo.
Ma non ci sta a passare per eretica.
Non si sente una dissidente?
«No,
anzi continuo a lavorare nell’ambito del programma del Movimento
cercando di inserire l’animo Cinque Stelle nei provvedimenti,
soprattutto in quelli con targa leghista».
Un vostro voto contrario potrebbe mettere a rischio la tenuta del governo?
«No.
È una scusa di Salvini per cambiare il quadro della maggioranza e avere
più potere, ma non sarà una eventuale nostra assenza a far cadere il
governo. I governi cadono quando conviene a tutti e ora non conviene a
nessuno».
E Di Maio che fa? Lo segue?
«Credo di no. Luigi è
molto intelligente. Se effettivamente il piano di Salvini è eliminare
una parte del M5S e dunque gli elettori che si riconoscono in quella
parte per fare entrare Fdi allora diventerebbe la stampella di un
governo di centrodestra».
Ha sentito il vice premier?
«Abbiamo parlato in modo costruttivo, cercato soluzioni».
Però gli emendamenti suoi, di De Falco, Nugnes e Mantero non sono passati...
«È una trattativa difficile, ma sono fiduciosa».
Cosa pensa di fare in aula?
«Dipende.
Ho in mente tre emendamenti che potrebbero assolvere ai nostri
obiettivi senza intaccare troppo la struttura del decreto. Se si potrà
discutere e migliorare lo voterò. Se resterà così com’è non lo voterò. E
se ci sarà la fiducia ci dovrò ragionarci».
Comunque ha detto che non si dimetterà neppure davanti a una espulsione...
«Se mi espellessero perché porto avanti le idee del Movimento sarebbe un ossimoro. Qualunque cosa accada resterò del M5S».
Esiste un problema di democrazia interna?
«Sì.
Da inizio legislatura non c’è stata alcuna votazione sui contenuti:
bisogna ristabilire la modalità assembleare e democratica prevista dal
nostro regolamento. Così si evitano casi come questo».
Vede una deriva a destra?
«No.
Ma credo che ci sia forte la voglia di lobby vecchie di tirarci verso
di loro. Salvini non è il nuovo, è la vecchia politica. Soprattutto sui
territori le facce sono sempre quelle, con un travaso da Forza Italia».
Proprio sui territori ci sono tensioni. Tav, Tap, Muos. Gli elettori protestano.
«Io
sono alle prese con la bretella Cisterna-Valmontone, che abbiamo sempre
avversato, mentre il sottosegretario della Lega Duringon, che non è
nuovo per niente, vuole realizzare l’opera. Sul Tap avremmo dovuto
aspettare prima di dare certezze, forse abbiamo sbagliato e ora la
soluzione sarebbe chiedere scusa».
Siete la forza maggiore. Perché a trainare è la Lega?
«Forse
per il timore che se si torna a elezioni si arretra di fronte alla
prorompente marcia leghista. Ma per paura di consegnare il Paese al
centrodestra dopo elezioni rischiamo di consegnarglielo senza che
neppure le abbiano vinte».