La Stampa 1.11.18
La sfida di Kurz
“Non firmerò il patto Onu sui migranti”
di Walter Rauhe
La
piccola Austria sfida il resto del mondo e non firmerà il patto sui
migranti delle Nazioni Unite approvato nel luglio scorso da 192 Paesi e
che verrà formalizzato ufficialmente il prossimo 11 e 12 dicembre a
Marrakesh.
A comunicarlo è stato ieri a Vienna il cancelliere
austriaco Sebastian Kurz che ha tentato di giustificare la decisione con
i «rischi attorno alla sovranità dei singoli Paesi membri e
all’ingerenza nella loro autonomia da parte delle Nazioni Unite».
Con
questo annuncio Vienna si schiera dalla parte dell’amministrazione
statunitense di Donald Trump che aveva già annunciato di non voler
firmare il documento e si è allineata all’Ungheria di Orban che ha
cestinato le 34 pagine del patto dopo averlo approvato. Al tempo stesso
la mossa di Kurz ha ottenuto l’applauso entusiasta dei leader della
destra populista di mezz’Europa. «Congratulazioni a quelle nazioni che
difendono la loro sovranità in materia di immigrazione. Il buon senso è
di ritorno in Europa», ha dichiarato la leader del Ressemmblement
National (ex Front National), Marine le Pen, mentre l’esponente della
tedesca Alternative für Deutschland, Alice Weidel ha commentato così la
decisione del governo austriaco. «È una decisione logica che va
nell’interesse del popolo. Anche la Germania non dovrebbe firmare questo
penoso lavoro».
L’obiettivo del patto, portato avanti da Svizzera
e Messico sotto l’egida del presidente dell’Assemblea generale
dell’Onu, in realtà non è certo quello di promuovere in qualche modo la
migrazione, bensì quello di favorire politiche globali per
l’organizzazione e gestione di una migrazione sicura, controllata e
ordinata. Fra i 10 punti principali contenuti nel patto, figura anche
quello che assicura a tutti i Paesi membri il «diritto sovrano di
definire autonomamente la propria politica migratoria», cosa che rende
ancor più sorprendente la decisione di Kurz.
Il patto inoltre non è vincolante ma rappresenta «solamente» una sorta di dichiarazione d’intenti.
Commissione
europea, Onu e numerosi Paesi compresa la Germania hanno reagito con
rammarico all’annuncio del governo austriaco composto dai Popolari di
Kurz e dall’estrema destra dei «Freiheitlichen» del vice cancelliere
nonché ministro del Servizio civile e dello Sport Heinz-Christian
Strache che si oppone con veemenza al riconoscimento della migrazione
come un «diritto umano».
L’Austria del resto potrebbe essere
presto in «buona» compagnia. Oltre all’Ungheria anche la Polonia
potrebbe a breve seguire un atteggiamento simile a quello austriaco.