giovedì 1 novembre 2018

il manifesto 1.11.18
La «bomba» etnica esplode a destra. Ucraina e Ungheria ai ferri corti
Questione magiara. Scontro sulla Transcarpazia. Kiev: «È aggressione». Orbán pone il veto per la Ue e la Nato. Da Budapest passaporto ai cittadini ucraini di origine ungherese
di Yurii Colombo


MOSCA C’è una bomba ad orologeria pronta ad esplodere in Europa orientale su cui paesi e stampa europea sembrano voler chiudere gli occhi. Si tratta della guerra sotterranea che oppone l’Ungheria di Viktor Orbán all’Ucraina di Petr Poroshenko. I rapporti tra i due paesi sono improvvisamente peggiorati nel 2017, dopo la decisione del governo di Kiev di impedire l’insegnamento nelle scuole di Stato delle lingue delle minoranze nazionali presenti nel paese.
L’iniziativa era indirizzata principalmente con le popolazioni di etnia russa nell’Ucraina Orientale ma ha finito per coinvolgere le minoranze delle regioni occidentale e in particolare quelle rumene, polacche e ungheresi.
Se le proteste di Bucarest e Varsavia si sono per ora limitate alla dimensione diplomatica, le relazioni tra Budapest e Kiev sono giunte al punto di rottura. La scorsa primavera i rappresentanti ungheresi a Bruxelles hanno posto il veto «all’ingresso dell’Ucraina nella Ue nella Nato fino a quanto questa non rispetterà i diritti civili e umani»: posizione assai originale per un paese non certo alfiere delle liberà civili al pari della stessa Ucraina. La partita della Transcarpazia (regione ucraina abitata da oltre 150mila persone di origine ungherese passata all’Unione sovietica al termine della Seconda guerra mondiale) si trasforma ogni giorno di più nello scontro tra due paesi iper-nazionalisti e reazionari che dimostra quanto il «sovranismo» sia unito solo dalla fobia per l’Europa.
IL GOVERNO ungherese ha deciso inoltre di fornire il passaporto ungherese a tutti i cittadini ucraini di origine magiara che ne faranno richiesta. Un provvedimento che permette a chi ne fa richiesta di diventare cittadino dell’Unione e di poter circolare liberamente in Europa. A settembre a seguito dello «scandalo dei passaporti ungheresi» per i cittadini ucraini presso il consolato della città di Beregovo, Kiev ha rispedito a casa il console ungherese di Beregovo giudicata «persona non grata», Budapest, a sua volta, ha risposto con misure speculari. Il 3 ottobre scorso il ministro degli esteri ucraino Pavel Klimkin dopo un incontro a New York, conclusosi con un nulla di fatto, con il suo omologo magiaro Peter Siyarto ha accusato Orbán di «stare preparando l’annessione della Trascarpazia e ha definito Budapest «paese aggressore», accusa che fino ad oggi era stato riservata solo alla Russia. A Kiev si teme stia iniziando un processo di balcanizzazione del paese sotto l’egida di Putin e Orbán. Questi ultimi due divenuti improvvisamente alleati nel 2015 dopo che la Russia decise di garantire uno sconto del 50% sulla bolletta del gas e del petrolio ungheresi, ora potrebbe voler chiudere in una tenaglia il paese slavo.
PER LA POLITOLOGA Olga Rykova «Orbán dichiara che l’Ucraina non diventerà membro dell’Ue e della Nato, perché la Russia non lo permetterà. Ma ciò non è fatto gratuitamente, visti i segreti investimenti che giungono in Ungheria dai circoli oligarchici russi. E non importa cosa si dica a Budapest: questa politica è vantaggiosa per loro come per il Cremlino».
Kiev potrebbe perdere la Transcarpazia in futuro, conferma Georgy Tuka, vice capo del Ministero per i territori temporaneamente occupati dell’Ucraina, in un’intervista al portale ucraino Observer. «A differenza della Crimea e del Donbass, la Transcarpazia non l’abbiamo ancora persa, ma sono assolutamente d’accordo sul fatto che la stiamo perdendo perché manca una politica del governo centrale» ha accusato Tuka. Da parte ucraina si accusa anche lo Stato maggiore magiaro di aver ammassato reparti al confine in attesa di «trovare un pretesto per intervenire e provocare un conflitto». Una accusa respinta dalla controparte la quale invece accusa «i nazionalisti ucraini di estrema destra di azioni di guerriglia con lanci di bombe a mano e molotov in Transcarpazia».