il manifesto 1.11.18
Dopo il liceo Mamiani la staffetta contro il governo passa al Virgilio
Roma. La protesta delle scuole, le occupazioni 'coordinate' degli studenti. Si torna in piazza il 9 novembre
di Giansandro Merli
ROMA
Davanti al portone di legno scuro del liceo classico Virgilio, a Roma
in via Giulia, ci sono due tavoli. Sette ragazze e un ragazzo presidiano
l’ingresso dell’unica scuola rimasta aperta durante il nubifragio di
lunedì, nonostante l’ordinanza della sindaca Virginia Raggi. L’edificio
era stato occupato il giorno prima, per dare seguito a una decisione
«quasi unanime» dell’assemblea d’istituto. La protesta non è un caso
isolato, ma fa parte di una vera e propria staffetta tra le scuole
superiori romane.
«Abbiamo occupato contro questo governo – dice
secco Sebastiano, studente del quinto anno – E perché non ci sentiamo
rappresentati da nessuna opposizione, soprattutto quella del Partito
Democratico, contro cui ci siamo battuti fino a poco tempo fa».
Continua: «Si è deciso di organizzare le occupazioni su un piano
cittadino perché i problemi sono di natura politica, non riguardano le
singole scuole. Dopo di noi, toccherà a un altro istituto. Vogliamo che
nei prossimi due mesi ci sia sempre una scuola occupata, per mantenere
uno stato di agitazione permanente che sostenga le iniziative di
opposizione al governo».
La staffetta è iniziata la settimana
scorsa al Mamiani, un altro liceo storico della capitale. La
mobilitazione è coordinata da un’assemblea cittadina, che riunisce
quindici scuole e sta scrivendo un manifesto con le rivendicazioni degli
studenti.
«Di fronte a un nemico più grande non si possono fare
passi indietro – dice Zeudi, che frequenta il quarto anno – Bisogna
portare la sfida su un piano più alto. Non avevamo fiducia neanche nei
governi precedenti, ma il fatto che un partito razzista e xenofobo sia
al governo costituisce un grave pericolo. Si moltiplicano le aggressioni
contro i migranti, mentre il ddl Pillon e le mozioni contro il diritto
all’aborto provano a riportare indietro di cinquant’anni la condizione
delle donne. Non vogliamo crescere in un Paese simile. Stiamo
protestando per questo».
Nella scuola occupata si tengono corsi,
dibattiti e assemblee. Si affrontano tematiche locali e di politica
internazionale, dal referendum su Atac alla questione palestinese.
Attraverso l’autogestione delle lezioni e degli spazi si formano nuovi
punti di vista critici.
Elena è al primo anno, frequenta il
Virgilio da un mese e mezzo: «Quest’occupazione mi ha reso orgogliosa
della mia scuola. Ho partecipato a tutti i corsi. È importante discutere
insieme, tra noi studenti, di quello che sta accadendo. Ad esempio sul
piano del razzismo: non capisco come un essere umano possa permettere
che uomini e donne perdano la vita in mezzo al Mediterraneo».
Ieri
Gildo de Angelis, direttore dell’Ufficio Scolastico Regionale per il
Lazio, ha invitato la polizia a identificare gli studenti. La Questura
di Roma, però, ha precisato di non aver ricevuto richieste di intervento
dalla vicepresidenza del liceo, che si è limitata a denunciare
l’occupazione. Gli studenti, comunque, continueranno la protesta. Il
prossimo appuntamento di piazza è previsto per il 9 novembre.