La Stampa 13.11.18
Trecento razzi lanciati da Gaza
Raid e carri armati alla frontiera
di Giordano Stabile
Un
blitz notturno all’interno della Striscia di Gaza, finito con un
sanguinoso conflitto a fuoco che non era previsto, rischia di innescare
una nuova guerra fra Israele e Hamas. Nella battaglia a Khan Younes,
nella tarda serata di domenica, sono morti un colonnello israeliano e un
comandante del braccio militare del movimento islamista. La reazione
dei militanti, con trecento razzi e colpi di mortai lanciati in
territorio israeliano nella giornata di ieri, ha provocato non soltanto
massicci raid dell’aviazione, ma anche una concentrazione di carri
armati alla frontiera come non si vedeva da mesi.
Tutto è
cominciato fra le 10 e le 11 nella serata di domenica. Un commando di
forze speciali israeliane era in missione di ricognizione all’interno
della Striscia, vicino alla cittadina meridionale di Khan Younes. Una
operazione «di routine» come è stata in seguito definita da un generale
dell’esercito. Il commando però viene intercettato da una pattuglia di
Hamas, guidata dal comandante Nour Bakara. Lo scontro è violentissimo.
Sul terreno rimangono il comandante e altri sei militanti palestinesi.
Ma anche il colonnello M. - il nome completo ieri sera non era ancora
stato rivelato - viene ucciso, e un altro militare ferito in modo serio.
Hamas
parla subito di «omicidio mirato» da parte dell’esercito. Ondate di
razzi si abbattono sul Sud di Israele, seguiti da raid dell’aviazione
israeliana che lasciano sul terreno altri due palestinesi. Gran parte
degli ordigni vengono intercettati dal sistema Iron Dome, ma nel
pomeriggio un colpo di mortaio colpisce in pieno un autobus. Un uomo
rimane gravemente ferito. L’aviazione reagisce con altri raid «contro
settanta obiettivi dei terroristi», mentre nella serata di ieri vengono
segnalati massicci concentrazioni di tank al confine.
Un aereo
F-16 israeliano centra a Gaza City la palazzina dove si trovano gli
studi centrali della emittente Hamas, la televisione al-Aqsa. Lo ha
riferito la televisione al-Quds. A quanto pare, nell’attacco non ci sono
state vittime perché in precedenza i dipendenti avevano ricevuto un
avvertimento da Israele ed avevano lasciato l’edificio.
Il premier
Benjamin Netanyahu torna in anticipo da Parigi, dove era alla
celebrazioni per il centenario dell’Armistizio che ha segnato la fine
della Prima guerra mondiale, e presiede il comitato ristretto per la
sicurezza.
C’è aria di intervento di terra. Amnesty International
si appella a «tutte le parti» perché evitino di compiere «attacchi
sproporzionati o indiscriminati: i civili devono essere protetti».
Interviene anche Mosca che esorta «palestinesi e israeliani a tornare
immediatamente ad un cessate il fuoco stabile».
La crisi arriva
proprio quando la mediazione dell’Egitto e del Qatar, che ha inviato 15
milioni di dollari cash per pagare i funzionari statali, sembrava sul
punto di concretizzare una tregua duratura. Tanto che ambienti vicini a
Netanyahu hanno fatto trapelare anche l’ipotesi di un trabocchetto del
ministro della Difesa Avigdor Lieberman, che spinge molto di più del
premier per un intervento di terra.