Il Sole Domenica 25.11.18
Biografia. Il profilo del naturalista, ricostruito
in modo esemplare da Janet Browne, restituisce un uomo comune, dedito a lavoroe famiglia, ma capace di grandiose intuizioni
Mr. Darwin, la normalità di un genio
di Massimo Bucciantini
«Per
alcuni era un genio del male; per altri semplicemente un genio». Inizia
così la monumentale biografia che Janet Browne ha consacrato a Charles
Darwin.
Consacrato, sì, mi pare proprio il caso di dire. Ma non in
senso celebrativo. Anzi, direi proprio il contrario, perché in questo
libro di agiografico non c’è proprio niente. La stessa parola “genio”
usata nelle prime pagine viene subito destituita di ogni valenza
romantica. Più che a un genio, tutto estrosità e sregolatezza, Mr Darwin
assomigliava a un ordinary man, a un uomo qualunque, a un lavoratore
tranquillo e metodico, dedito alla famiglia, sempre riluttante ad
allontanarsi dalla sua casa in campagna, sempre rispettoso delle
convenzioni sociali. Insomma dietro all’autore dell’Origine delle specie
non c’è nessun ardente rivoluzionario. Darwin non ha proprio il
physique du rôle dello spirito ribelle e anticonformista. E questa è la
prima cosa che apprendiamo da questa avvincente biografia. Che
conoscevamo già, ma che qui tocchiamo con mano, perché emerge da una
trama fittissima di episodi e di fatti quotidiani che ci vengono narrati
in uno stile sobrio e al tempo stesso appassionante.
Come è stato
possibile che un uomo così normale abbia prodotto un’opera così
sconvolgente? Quali incontri, accadimenti, circostanze, luoghi, letture,
esperienze hanno influito nell’elaborazione di una teoria che ha scosso
dalle fondamenta i quadri mentali prima dell’Inghilterra vittoriana e
poi del mondo intero? Per rispondere a queste domande non c’è che da
tuffarsi nelle pagine di questo libro di oltre mille pagine, al quale la
Browne, docente di storia della scienza ad Harvard, ha lavorato per
oltre vent’anni e che ora, finalmente, vede la luce in italiano. In
un’ottima traduzione, va aggiunto, davvero all’altezza del libro.
La
storia di Mr Darwin, è noto, è scandita da due momenti cruciali: il
viaggio a bordo del «Beagle», da cui prendono avvio le idee
rivoluzionarie sul mutamento evolutivo, e la pubblicazione e la
circolazione dell’Origine delle specie, che renderà il suo autore uno
scienziato di fama internazionale. Una vita con due centri attorno ai
quali tutto si dipana. Ma al tempo stesso è anche una vita che contiene
tante altre vite, segnata da una rete impressionante di rapporti
sociali, di scambi epistolari, di intrecci tra routine familiare e
impresa scientifica che questo libro ricostruisce con una cura dei
dettagli ammirevole.
Si sa, le biografie sono libri verticali. Ci
sono delle regole da rispettare, delle norme che non possono essere
disattese nell’andamento della narrazione, e anche la Browne non si
sottrae a questo obbligo. D’impulso ero tentato di saltare i
preliminari, i capitoli dedicati all’infanzia, all’adolescenza, agli
anni universitari trascorsi a Cambridge, per gettarmi a capofitto nel
cuore del libro. Se proprio avevo deciso di leggerlo, lo avrei fatto a
modo mio, catapultandomi subito dentro al «Beagle», dove avrei trovato
ad aspettarmi il ventiduenne Charles e il terribile capitano Robert
FitzRoy, e in loro compagnia sarei salpato per il Sud America e le
Galápagos.
Per fortuna non è andata così. Fresco della lettura di
un bel saggio di Oliver Sacks, Darwin e il significato dei fiori
(pubblicato in Il fiume della coscienza, Adelphi) mi sono goduto
l’incontro tra il giovanissimo Darwin e il botanico John Steven Henslow.
Che Sacks tratteggia da par suo, ma che solo la Browne ci fa apprezzare
nei minimi particolari.
Benché avesse solo tredici anni più di
Darwin, l’incontro con il professore di Cambridge ebbe profonda
influenza sulla sua carriera e sul suo modo di considerare il mondo
della natura. Se Darwin non avesse seguito le sue lezioni, se non ne
fosse diventato amico e discepolo fedele, la sua vita e le sue idee
probabilmente non sarebbero state le stesse. Henslow considerava lo
studio delle piante e dei fiori una materia ricca e vitale, da indagare
con la stessa applicazione riservata agli altri organismi viventi. Le
sue riflessioni sulle “varietà”, su esemplari ibridi, come sui diversi
tipi di adattamento all’ambiente e sui sistemi di fecondazione
superavano di gran lunga il suo interesse per le classiche distinzioni
della tassonomia botanica. In breve tempo Darwin divenne per tutti gli
studenti di Cambridge «l’uomo che passeggia con Henslow». E fu proprio
Henslow, il 24 agosto 1831, a scrivergli per proporgli di imbarcarsi su
una nave che in autunno avrebbe intrapreso un viaggio di esplorazione
verso la Terra del Fuoco. «Non fatevi assalire da dubbi o timori
riguardo alla vostra preparazione, perché vi considero l’uomo giusto di
cui vanno in cerca». «Sono felice come un re», gli rispose il suo
giovane allievo. E dal «Beagle» Darwin invierà a Henslow descrizioni
dettagliatissime di piante, fiori, fossili e rocce dei luoghi che
visitava. E sempre per lui predisporrà alle Galápagos un’accurata
collezione di tutte le piante in fiore, osservando come specie diverse
dello stesso genere si trovassero in isole diverse dell’arcipelago. «Ti
assicuro – scriveva alla sorella Caroline durante il viaggio di ritorno –
che penso con non poca ansia al momento in cui Henslow deciderà dei
meriti dei miei appunti. Se scuoterà la testa con aria di
disapprovazione, saprò che mi converrà rinunciare subito alla scienza».
Niente
di quanto temuto accadde. L’origine delle specie uscì a Londra il 24
novembre 1859. E quel libro gli cambiò la vita. Come osserva la Browne,
«quel mese di novembre Darwin decise chi voleva essere». Si dedicò anima
e corpo alla difesa della sua visione del mondo, senza arretrare di un
passo, con una tenacia e una grinta insospettata. Si trasformò in un
brillante e abile stratega. Da quel momento, «Darwin convogliò tutte le
energie dallo studio solitario alla persuasione pubblica». E gli
attacchi incominciarono ancor prima che l’opera uscisse. A quattro
giorni dalla distribuzione un anonimo recensore (il reverendo londinese
John Leifchild), che aveva avuto modo di leggerla in esclusiva,
sentenziò che il libro era troppo pericoloso per circolare liberamente.
«Se una scimmia è diventata un uomo, un uomo che cosa non potrà
diventare?», tuonava dalle pagine di una nota rivista letteraria. Darwin
andò su tutte le furie. E fu l’inizio della tempesta. Ma John Murray,
l’editore delle opere del geologo Charles Lyell e della seconda edizione
del Viaggio di un naturalista intorno al mondo, non se ne curò molto.
Quando il 22 novembre presso l’Albion Hotel, nel centro di Londra, si
tenne l’annuale sale dinner per agenti e librai, tra le novità del suo
catalogo figurava anche L’origine delle specie. E Murray era convinto
che Darwin sarebbe stato uno dei più venduti. Per questo decise di
puntare su una tiratura molto alta per un libro scientifico. 1250 copie.
Certo non paragonabile alle copie stampate per il Racconto di due città
di Charles Dickens, in uscita dalla concorrente Chapman & Hall.
Gli
ordini arrivarono a quota 1500. Il libro andò esaurito il primo giorno.
Ma il dato più incoraggiante fu che ben cinquecento copie furono
prenotate dalla Mudie’s Circulating Library, una delle biblioteche
circolanti più importanti di Londra. Ed era la miglior garanzia che il
libro sarebbe stato letto da un pubblico sempre più vasto. Come in
effetti accadde. Con buona pace del reverendo Leifchild.
Darwin.
L’evoluzione di una vita Janet Browne traduzione di Piernicola D’Ortona,
Paola Mazzarelli, Maristella Notaristefano, Hoepli, Milano, pagg.
XXIII, 1158, € 59, 90