lunedì 12 novembre 2018

Il Sole Domenica 11.11.18
Graham Allison
Xi e Trump, la lotta per la supremazia globale
Destinati alla guerra. Possono l’America e la Cina sfuggire
alla trappola di Tucidide?
di Massimo Teodori


La rivalità tra la Cina e gli Stati Uniti è destinata ad esplodere in una guerra mondiale che interromperebbe un lungo periodo di pace tra le grandi potenze? È la domanda che si pone il politologo internazionalista di Harvard Graham Allison ricorrendo per la risposta alla “Trappola di Tucidide”, una teoria elaborata dall’antico storiografo a proposito dell’esplosione del conflitto tra Atene e Sparta: quando una potenza emergente minaccia la potenza dominante, il pericolo della guerra è alle porte. Per convalidare l’interpretazione della “Trappola” il saggio Destinati alla guerra. Possono l’America e la Cina sfuggire alla trappola di Tucidide? esamina quel che è accaduto in 16 conflitti degli ultimi cinque secoli. Dodici sono i casi che si sono risolti in guerre – dalla Spagna contro il Portogallo nel XV secolo, alla Germania contro il Regno Unito nel Novecento –, e solo quattro sono finiti senza il rumore delle armi come nel caso della Guerra Fredda tra Unione Sovietica e Stati Uniti che ha evitato il conflitto nucleare.
Oggi si fa più pressante la sfida della Cina sugli Stati Uniti per conquistare quel primato mondiale che potrebbe dar luogo a una guerra oppure risolversi nella coesistenza pacifica. Il predominio americano finora dominante è contestato dalla potenza emergente della Cina di Xi Jinping, forte della straordinaria crescita economica innescata dal regime nazionalista autoritario subentrato a quello comunista. Gli Stati Uniti sono sul punto di essere superati: nel 1946 detenevano il 50% del mercato economico globale, ed oggi sono scesi al 16% e si avviano a toccare il 10 per cento. Di contro, la Cina, che nel 1980 possedeva il 2% del mercato internazionale, è salita nel 1980 al 18% e nel 2040 taglierà il traguardo del 30 per cento.
I caratteri di Xi e Trump si somigliano molto per quel che riguarda la parallela lotta per la supremazia mondiale a partire dalla comune ambizione di rendere grandi i rispettivi Paesi. Se il cinese aspira a rinnovare gli splendori imperiali, l’americano poggia le sue velleità su slogan come Make America Great Again privi di quel retroterra strategico che ha permesso ai suoi predecessori di gestire con successo il primato degli Stati Uniti. Nella crisi dei missili a Cuba, Kennedy ricorse a tattiche dilatorie per ridurre al minimo gli incidenti dei militari ed impedire così la rappresaglia nucleare. Vent’anni dopo, Nixon e Kissinger evitarono l’allargamento della guerra del Vietnam all’Urss e alla Cina negoziando con Breznev e Mao soluzioni di compromesso.
È vero che sono i fattori strutturali le più probabili cause delle guerre tra potenze emergenti e dominanti come è oggi la volontà di Xi di restaurare il dominio cinese su tutta l’area del Pacifico sfruttando la straordinaria crescita economica. Ma la storia insegna che spesso sono le scintille ad innescare i grandi conflitti per cui sarebbe più che mai necessario guardare con attenzione alle guerre commerciali, ai cyber-attacchi informatici e agli incidenti dove si stanno costruendo le isole artificiali oceaniche. A fronte di tanti rischi la lezione di Allison è che l’America può superare il destino della “trappola di Tucidide” solo se tenterà di capire i reali obiettivi della Cina elaborando una adeguata strategia dell’attenzione, e se, per evitare disastri, entrambe le potenze metteranno al centro degli interessi nazionali i problemi interni piuttosto che le manie di grandezza. L’autore di Destinati alla guerra, pur essendo di natura ottimista, confessa amaramente che Washington è divenuto oggi «una palude avvelenata dalle partigianerie».