Il Sole Domenica 11.11.18
Graham Allison
Xi e Trump, la lotta per la supremazia globale
Destinati alla guerra. Possono l’America e la Cina sfuggire
alla trappola di Tucidide?
di Massimo Teodori
La
rivalità tra la Cina e gli Stati Uniti è destinata ad esplodere in una
guerra mondiale che interromperebbe un lungo periodo di pace tra le
grandi potenze? È la domanda che si pone il politologo internazionalista
di Harvard Graham Allison ricorrendo per la risposta alla “Trappola di
Tucidide”, una teoria elaborata dall’antico storiografo a proposito
dell’esplosione del conflitto tra Atene e Sparta: quando una potenza
emergente minaccia la potenza dominante, il pericolo della guerra è alle
porte. Per convalidare l’interpretazione della “Trappola” il saggio
Destinati alla guerra. Possono l’America e la Cina sfuggire alla
trappola di Tucidide? esamina quel che è accaduto in 16 conflitti degli
ultimi cinque secoli. Dodici sono i casi che si sono risolti in guerre –
dalla Spagna contro il Portogallo nel XV secolo, alla Germania contro
il Regno Unito nel Novecento –, e solo quattro sono finiti senza il
rumore delle armi come nel caso della Guerra Fredda tra Unione Sovietica
e Stati Uniti che ha evitato il conflitto nucleare.
Oggi si fa
più pressante la sfida della Cina sugli Stati Uniti per conquistare quel
primato mondiale che potrebbe dar luogo a una guerra oppure risolversi
nella coesistenza pacifica. Il predominio americano finora dominante è
contestato dalla potenza emergente della Cina di Xi Jinping, forte della
straordinaria crescita economica innescata dal regime nazionalista
autoritario subentrato a quello comunista. Gli Stati Uniti sono sul
punto di essere superati: nel 1946 detenevano il 50% del mercato
economico globale, ed oggi sono scesi al 16% e si avviano a toccare il
10 per cento. Di contro, la Cina, che nel 1980 possedeva il 2% del
mercato internazionale, è salita nel 1980 al 18% e nel 2040 taglierà il
traguardo del 30 per cento.
I caratteri di Xi e Trump si
somigliano molto per quel che riguarda la parallela lotta per la
supremazia mondiale a partire dalla comune ambizione di rendere grandi i
rispettivi Paesi. Se il cinese aspira a rinnovare gli splendori
imperiali, l’americano poggia le sue velleità su slogan come Make
America Great Again privi di quel retroterra strategico che ha permesso
ai suoi predecessori di gestire con successo il primato degli Stati
Uniti. Nella crisi dei missili a Cuba, Kennedy ricorse a tattiche
dilatorie per ridurre al minimo gli incidenti dei militari ed impedire
così la rappresaglia nucleare. Vent’anni dopo, Nixon e Kissinger
evitarono l’allargamento della guerra del Vietnam all’Urss e alla Cina
negoziando con Breznev e Mao soluzioni di compromesso.
È vero che
sono i fattori strutturali le più probabili cause delle guerre tra
potenze emergenti e dominanti come è oggi la volontà di Xi di restaurare
il dominio cinese su tutta l’area del Pacifico sfruttando la
straordinaria crescita economica. Ma la storia insegna che spesso sono
le scintille ad innescare i grandi conflitti per cui sarebbe più che mai
necessario guardare con attenzione alle guerre commerciali, ai
cyber-attacchi informatici e agli incidenti dove si stanno costruendo le
isole artificiali oceaniche. A fronte di tanti rischi la lezione di
Allison è che l’America può superare il destino della “trappola di
Tucidide” solo se tenterà di capire i reali obiettivi della Cina
elaborando una adeguata strategia dell’attenzione, e se, per evitare
disastri, entrambe le potenze metteranno al centro degli interessi
nazionali i problemi interni piuttosto che le manie di grandezza.
L’autore di Destinati alla guerra, pur essendo di natura ottimista,
confessa amaramente che Washington è divenuto oggi «una palude
avvelenata dalle partigianerie».