il manifesto 8.11.18
Non Una Di Meno, il 24 novembre corteo nazionale a Roma
Verso
lo sciopero globale dell'8 marzo 2019. Da Bari a Palermo, da Milano a
Napoli: tutte le piazze contro il Ddl Pillon convocate sabato 10
novembre. La rivendicazione del reddito di autodeterminazione contro la
proposta leghista della "terra gratis in cambio del terzo figlio"
di Madi Ferrucci
ROMA
In tutte le città di Italia sabato 10 novembre «Non una di meno» e la
rete dei centri anti-violenza manifesteranno insieme contro il disegno
di legge Pillon. A Bari il movimento organizza un’assemblea pubblica
alle ore 17 in Piazza della Madonnella. A Napoli si scende in piazza San
Domenico alle 18, 30 con al seguito una passeggiata serale
transfemminista per le strade della città. In Emilia Romagna, a Bologna,
presidio in Piazza Re Enzo con la Casa delle donne, mentre il corteo
inizierà alle 17.30 diretto verso Piazza Indipendenza. Anche in Toscana,
a Pisa ci si riunisce in piazza Vittorio alle 16 per poi continuare col
corteo lungo il corso. Per Firenze, invece l’appuntamento è alle ore 10
in Piazza dei Ciompi. Al Nord si uniscono alla manifestazione Milano,
Torino, ore 13, in Piazza della Repubblica e Venezia, Campo San
Giacometo di Rialto, ore 11.30. Nella capitale romana la partenza della
manifestazione è in Piazza Madonna di Loreto, ore 11; per l’occasione le
attiviste si vestiranno da ancelle, con una tunica rossa e una cuffia
bianca: “simbolo del potere politico, clericale ed economico che tenta
di allungare le mani sulle nostre vite”. (L’elenco completo delle piazze
è qui)
Lo «stato di agitazione permanente» dichiarato dal
movimento femminista lo scorso 5 ottobre a Bologna durante l’assemblea
nazionale è contro la riforma della mediazione familiare che impone una
figura terza responsabile di contrattare la relazione dei genitori col
bambino; e la proposta di un assegno di mantenimento diretto al figlio
che indebolirebbe le tutele dell’altro coniuge. Il Ddl Pillon è basato
su«un modello di società fondato sulla famiglia patriarcale e
assicurarla attraverso l’intervento dello Stato, attaccando direttamente
l’autodeterminazione delle donne che la mettono in questione».
Quello
di sabato 10 novembre è il primo passo di un percorso in vista della
manifestazione nazionale del 24 novembre e dello sciopero femminista
globale dell’8 marzo 2019. Nel testo di convocazione della mobilitazione
sono esplicitati gli altri punti nell’agenda del movimento. In primo
luogo viene rivendicato “un reddito di autodeterminazione, universale e
individuale,un salario minimo europeo, welfare universale e servizi”. Il
reddito di autodeterminazione è considerato l’antitesi alla famigerata
proposta della Lega sulla “terra gratis in cambio del terzo figlio”.
La
proposta del reddito è contenuta nel «Piano femminista contro la
violenza maschile sulle donne»: «Garantisce un aiuto concreto che
permetta una più veloce fuoriuscita dalla violenza e/o un’efficace
prevenzione del rischio di recidiva di maltrattamenti» si legge nel
«piano». Il reddito è considerato uno degli strumenti per liberare le
donne dallo stato di «”vittimità” e dipendenza e per porre al centro la
riaffermazione della loro autonomia».