il manifesto 7.11.18
La Corte Ue: l’Italia recuperi l’Ici non pagata dal Vaticano
Casa
e Chiesa. Il ricorso partito da una scuola privata appoggiata dai
Radicali: si stimano 4-5 miliardi. Dal Lussemburgo arriva il dietrofront
sui pareri della commissione dal 2006 al 2011
di Luca Kocci
Ce
lo chiede l’Europa: l’Italia deve riscuotere le somme dell’Ici non
pagate dagli enti ecclesiastici cattolici (e non profit) fra il 2006 e
il 2011, quando era in vigore un regime speciale di esenzione.
Bruxelles
aveva già bocciato quel privilegio fiscale (un improprio aiuto di
Stato), ma senza obbligare l’Erario a farsi restituire le tasse non
versate, in un singolare scurdámmoce ‘o ppassato in versione europea.
Ieri
i giudici della Corte di giustizia dell’Ue hanno annullato le
precedenti decisioni – una prerogativa della Corte di Lussemburgo – e
stabilito che lo Stato italiano deve recuperare l’Ici non pagata. Un
conto salatissimo che, secondo alcune stime, sarebbe di 4-5 miliardi di
euro. Addirittura il triplo se venissero conteggiati anche gli anni
precedenti, a partire dal 1992, quando venne istituito l’Ici. «Faremo un
altro ricorso per il recupero dell’Ici dal 1992», annuncia Maurizio
Turco, dei Radicali, in prima fila a condurre questa battaglia.
LA
CORTE HA ANNULLATO due deliberazioni dell’Ue. La prima del 2012, quando
l’Imu sostituì l’Ici. La Commissione approvò la nuova misura («non
implica aiuti di Stato dal momento che le esenzioni si applicheranno
solo agli immobili dove sono condotte attività non economiche»)
esentando però l’Italia dal chiedere indietro l’Ici non pagato, perché
sarebbe stato «impossibile» in base ai dati catastali e fiscali
determinarne l’entità. La seconda del 2016, quando il Tribunale Ue
respinse un ricorso presentato dalla scuola elementare (privata)
Montessori di Roma (insieme ai Radicali) contro la decisione della
Commissione del 2012: noi paghiamo l’Ici, le scuole cattoliche nostre
concorrenti no, quindi sono ingiustamente privilegiate, la tesi
rigettata dal Tribunale.
Ieri invece la Corte di giustizia ha dato
ragione alla Montessori e ai Radicali ed ha cancellato i pronunciamenti
del 2012 e del 2016, spiegando che le «difficoltà organizzative»
dell’Italia non possono determinare un colpo di spugna sul passato.
Respinto invece il ricorso sull’Imu.
ORA TOCCHERÀ alla Commissione
europea recepire la sentenza. Margrethe Vestager, commissaria alla
Concorrenza, dovrà correggere la vecchia decisione e valutare, insieme
all’Italia, le modalità di recupero delle imposte. In caso contrario, la
Commissione potrà deferire Roma alla Corte di giustizia con una
procedura d’infrazione accelerata.
L’esenzione Ici sugli immobili
della Chiesa fu introdotta subito, nel 1992. A metà anni ‘90 il Comune
dell’Aquila avviò un contenzioso con l’Istituto delle suore zelatrici
del Sacro Cuore, chiedendo il pagamento dell’Ici per alcuni edifici
usati come casa di cura per anziani e pensionati per studentesse
universitarie. Dopo una lunga battaglia legale, la Cassazione stabilì
che l’attività delle suore non era né di culto né benefica ma
commerciale: anziani e studentesse pagavano l’ospitalità, quindi l’Ici
andava versato.
A QUEL PUNTO CI FU l’intervento “provvidenziale”
di Berlusconi e Tremonti, che nel 2005 modificarono la legge: esentati
dall’Ici tutti gli immobili ecclesiasticI in cui si svolgevano anche
attività commerciali purché «connesse a finalità di culto». Un condono
tombale.
L’ANNO SUCCESSIVO PRODI (premier) e Bersani (ministro
dello Sviluppo economico) corressero la rotta – anche perché l’Ue si
stava muovendo, dopo una denuncia dei Radicali –, giocando di avverbio:
esenzione per gli immobili di proprietà ecclesiastica (e non profit)
destinati al culto e ad attività assistenziali, sanitarie, didattiche,
ricettive, culturali, ricreative e sportive, purché «non abbiano
esclusivamente natura commerciale». Il «non esclusivamente» sanò alcune
situazioni limite, ma mantenne intatti i privilegi delle migliaia di
conventi trasformati in alberghi.
NEL 2012 ARRIVA L’IMU (governo
Monti) che conferma l’esenzione, ma separando le superfici in cui
venivano svolte attività sociali e di culto da quelle destinate ad
attività commerciali: esenti le prime, paganti le seconde. Una formula
che ottenne anche il gradimento di Bruxelles, confermato ieri.
È
«una sentenza storica», commenta Edoardo Gambaro, avvocato della
Montessori. Maurizio Turco: «È una condanna anche alla Commissione e ai
governi italiani che in questi decenni si sono inventati di tutto».