il manifesto 4.11.18
Prescrizione, la bomba sulla maggioranza
Giustizia.
Ministri contro. Giulia Bongiorno smonta la «riforma epocale» grillina
piovuta per emendamento. Dai leghisti una pioggia di proposte
provocatorie per smontare la legge anticorruzione. Il Guardasigilli
Bonafede insiste e rivendica, mentre i grillini attaccano gli alleati e
adesso possono minacciare la legittima difesa
di Andrea Fabozzi
Ministri
contro sulla prescrizione. L’avvocata Giulia Bongiorno, ministra
leghista della pubblica amministrazione, demolisce l’emendamento dei 5
Stelle al disegno di legge anti corruzione, quello che interrompe
definitivamente la prescrizione dopo il giudizio di primo grado. «È una
bomba atomica sul processo penale», dice. L’avvocato Alfonso Bonafede,
ministro grillino della giustizia, autore dell’emendamento (presentato
alla camera dai relatori, anche loro grillini), risponde in modo
ugualmente detonante: «Si sbaglia, la vera bomba che rischia di
esplodere è la rabbia dei cittadini».
Tra leghisti e grillini non
mancano tensioni sui diversi dossier del «contratto di governo», ma fin
qui a scontrarsi pubblicamente erano state le seconde file. E così
l’emendamento sulla prescrizione diventa un problema enorme per la
maggioranza. Domani non sarà più possibile risolverlo mettendoci una
pezza tecnica, quella dichiarazione di non ammissibilità che sarebbe
assai fondata ma è ormai politicamente ingestibile per i 5 Stelle. A
decidere saranno i presidenti della prima e seconda commissione della
camera, anche loro grillini. Lunedì si dovranno pronunciare sui 305
emendamenti presentati da tutti i gruppi, ma tutta l’attenzione sarà per
quell’1.100 che è l’unico firmato dai relatori.
«Questo
emendamento è una novità dell’ultima ora – ha detto Bongiorno a SkyTg24 –
mentre il disegno di legge anti corruzione è passato in Consiglio dei
ministri. Così com’è scritto oggi non posso accettarlo, è una bomba che
rischia di cancellare i gradi di giudizio successivi al primo, è una
correzione che incide sull’intero sistema penale». Parole che confermano
come non ci fosse alcun accordo tra alleati, quando il ministro
Bonafede decise di procedere ugualmente, attaccando il vagone della
prescrizione al treno dell’anticorruzione. Facendosi forza del
«contratto di governo», che però sulla prescrizione contiene solo un
riferimento generico: «È necessaria una efficace riforma della
prescrizione… per ottenere un processo giusto e tempestivo».
Chi
contesta l’emendamento spiega che sarà proprio l’abolizione della
prescrizione dopo il primo grado (si parla di sospensione, ma senza
termine) a rendere i processi eterni. Lo hanno detto gli avvocati,
qualche magistrato – come l’ex presidente dell’Anm Eugenio Albamonte che
ha fatto notare come, contemporaneamente, la maggioranza stia riducendo
il ricorso ai riti abbreviati, ingolfando ulteriormente i tribunali – e
ieri anche la ministra Bongiorno. «Oggi il calendario delle udienze –
ha detto – viene fissato in base alla prescrizione. Così non ci
sarebbero più appello e Cassazione, un innocente non avrebbe diritto a
un secondo processo».
Bonafede, che proprio ieri mattina alla
Stampa garantiva che con la Lega «lavoriamo assieme su tutto», ha
reagito duramente alle parole della collega, confermando però che si
tratta di una «riforma epocale della giustizia penale». Introdotta con
un emendamento a un disegno di legge che tratta solo di corruzione.
Quella del ministro grillino è stata solo la prima pietra, dietro di lui
molti esponenti dei 5 Stelle hanno reagito attaccando il partito di
Salvini. Il leitmotiv suggerito dai comunicatori è stato quello delle
nostalgie berlusconiane dei leghisti. Un vecchio argomento polemico,
dismesso quando con Berlusconi l’intera maggioranza ha marciato a
braccetto, come sulle nomine Rai e sul decreto Genova. La frattura fra
alleati si è allargata.
Anche perché l’attacco leghista
all’anticorruzione è ad alzo zero. I deputati di Salvini hanno
presentato più emendamenti soppressivi di interi articoli (otto) di
tutte le opposizioni messe assieme (quattro, e nessuno dal Pd). E hanno
aggiunto anche qualche proposta di modifica puramente provocatoria, tipo
l’obbligo di far certifica le votazioni online da un notaio, o
l’obbligo di statuto per presentarsi alle elezioni (alle ultime i 5
Stelle si sono limitati alla «dichiarazione di trasparenza»).
Senza
i voti della Lega la riforma della prescrizione non passerebbe nelle
commissioni. Ma la clamorosa rottura metterebbe in discussione il
governo. Nel gioco del pendolo tra interessi contrapposti, costretti a
marciare uniti, in commissione giustizia il prossimo provvedimento è
tutto in quota Lega: legittima difesa. Al senato i 5 Stelle ritirarono
tutti gli emendamenti.