il manifesto 3.11.18
Migranti spediti in Slovenia, denunciate infrazioni dei diritti umani al confine
Immigrazione.
Un reportage descrive operazioni illecite condotte dalla polizia di
frontiera al valico di Fernetti. La questura di Trieste con una nota
nega le irregolarità
di Shendi Veli
Un sistema
di respingimenti a catena che dal confine orientale italiano riporta i
migranti fino alla Bosnia-Erzegovina, fuori dal territorio dell’Unione
europea. Sono due richiedenti asilo pakistani a raccontarlo dopo essere
riusciti, in un secondo tentativo, a rientrare in Italia.
MA LO
CONFERMANO anche il presidente dell’Ics (Consorzio Italiano Solidarietà)
e le testimonianze di alcuni residenti delle zone di frontiera. Il
reportage pubblicato ieri su La Stampa rivela una condotta delle
autorità italiane, in combinazione con quelle slovene e croate, che se
fosse confermata sarebbe molto grave. Se infatti gli abusi della polizia
francese nei valichi occidentali sono ormai noti, le forze dell’ordine
italiane non sarebbero da meno.
SOTTO ACCUSA LA POLIZIA di
frontiera di Fernetti, ultimo presidio friulano, a 12 chilometri da
Trieste e a poche centinaia di metri dal confine sloveno. I MIGRANTI
INTERVISTATI raccontano di essere stati prelevati dagli agenti in
territorio italiano, portati in caserma e trattenuti per
l’identificazione. In quel frangente avrebbero dovuto compilare anche le
richieste di protezione umanitaria ma questa opportunità non è mai
arrivata. Dopo diverse ore di fermo infatti, sarebbero stati caricati su
delle camionette di ordinanza e scaricati dopo una ventina di minuti,
dove inizia la giurisdizione slovena. La Slovenia, paese membro della
Comunità europea , dovrebbe garantire il diritto di asilo. Ma una volta
lasciati dentro i confini del paese balcanico i migranti dichiarano di
essere stati oggetto di un ulteriore trasferimento, stavolta verso la
Croazia. Qui avrebbero subito anche le violenze della polizia croata
durante l’ennesimo spostamento che li avrebbe riportati ancora indietro.
UN
VIAGGIO A RITROSO gestito illegalmente dalle autorità di tre paesi
europei che si conclude nei boschi al confine con la Bosnia Erzegovina,
primo paese non comunitario dell’area. Il meccanismo raccontato dai
testimoni infrange le disposizioni di legge italiane ed europee
sull’immigrazione e diritti umani, impedendo di fatto anche a chi ne
avrebbe diritto di presentare la richiesta di asilo politico.
«IL
TRASFERIMENTO dei migranti, rintracciati irregolarmente sul territorio
italiano presso i valichi di frontiera, è effettuato nel rispetto della
procedura di riammissione prevista nell’accordo bilaterale firmato dalle
autorità italiane e slovene» cosi si è espressa in merito alla vicenda
la questura di Trieste.
Nella nota si precisa anche che la Polizia
di Frontiera di Fernetti rimanda indietro soltanto le persone che
dichiarano di non voler presentare domanda di asilo in Italia. I dubbi
tuttavia restano, rafforzati dai recenti sviluppi della politica locale,
dove la Lega che governa la regione ha dichiarato di voler impiegare
anche il Corpo Forestale nel monitoraggio dei confini italiani.
EPPURE
GLI ARRIVI IN ITALIA sono in diminuzione. Lo conferma il report
dell’Oim reso pubblico ieri. Si registra invece un aumento record di
sbarchi in Spagna nel 2018. Il picco è stato raggiunto proprio nel mese
di Ottobre con oltre 10mila ingressi.
Durante tutto l’arco
dell’anno hanno raggiunto le coste iberiche quasi 50mila persone in
fuga. Quasi la metà degli di tutti gli sbarchi in Europa. Un numero
equivalente a quello che il paese aveva accolto in tre anni, dal 2015 al
2017. Sono invece 1.987 le persone morte in mare dall’inizio dell’anno,
di cui i due terzi nel tratto di Mediterraneo tra il nord Africa e le
coste siciliane.