il manifesto 3.11.18
L’abbraccio tra sinistra progressista e sovranismo xenofobo
Sovranismi.
La questione nazionale è sempre stata causa di conflitti interni e
scissioni politiche nel mondo della sinistra. E’ accaduto con (e dopo)
la Prima guerra mondiale
di Riccardo Petrella
Fra
i numerosi segni della crisi strutturale di valori identitari della
sinistra progressista v’è il suo ( nuovo) ripiego sulla sponda del
sovranismo nazionalista. Lungi dall’essere salvatore sul piano
dell’esistenza politica, esso si traduce in un abbraccio mortale.
Lo
stato sovrano nazionale nel contesto di una economia capitalista è
stato raramente un vettore di ” liberazione del popolo ” e dei “popoli”.
Molto più sovente “il popolo sovrano” (a partire d al XIX secolo), è
stato imprigionato dalla borghesia “nazionale” per costruire il “proprio
Stato” ed assicurarsi la “propria sovranità” in lotta e competizione
con le altre borghesie anch’esse definitesi “nazionali” .
La
questione “nazionale ” e della sovranità nazionale è stata sempre causa
di conflitti interni e di scissioni politico-ideologiche e culturali in
seno al mondo della sinistra. Sui temi chiave ad essa collegati – la
guerra o la pace, lo straniero o l’ospitalità e la solidarietà tra le
persone e le comunità umane –, si è giocata, male, l’esistenza e la
coesione del mondo dei socialisti e dei comunisti. Ciò è accaduto
tragicamente a proposito della prima guerra mondiale e, dopo, nella
nascita e ed affermazione del nazismo e del fascismo.
Ed è quel
che sta accadendo oggi. Si pensi ai disastri in corso in Europa operati
nel nome della nazione, della sua sovranità e sicurezza, contro i
diritti umani, la giustizia sociale e la democrazia. In particolare
contro gli immigrati nell’Italia di Minniti e Salvini, o negli Stati
Uniti di Trump o nell’Austria di Kurz e l’Ungheria di Orban.
Asservimenti espliciti agli interessi delle imprese private capitaliste
globali multi-nazionali verso cui ha condotto in questi anni la deriva
nazionalista e sovranista della sinistra. Le imprese capitalistiche
globali se ne infischiano apertamente della sovranità nazionale e della
sicurezza del popolo e dei popoli. In questi mesi ne hanno dato una
prova evidente riuscendo ad impedire l’interdizione dell’uso del
glifosato e, il 23 ottobre a non far approvare dal Parlamento europeo
l’imposizione di tolleranza zero dei Pfas nell’acqua. In ambo i casi, ci
sono riuscite grazie all’alleanza “nazionalista ” tra le forze
“sovraniste” di destra e di sinistra.
Non soprende, dunque,
l’affermazione (25 ottobre) di Melanchon in Francia di essere alleato a
Salvini e Di Maio contro l’Ue, né la tendenza sempre più chiara anche da
parte della Linke in Germania di riprendere temi e proposte cari alla
«nuova» destra tedesca nel tentativo di arrestare il travaso dei voti
verso la destra xenofoba nazista.
Il caso della sinistra
progressista in Catalogna ed in Spagna è molto significativo. Nella
logica dell’ identità nazionale le forze di sinistra si trovano in una
lotta “finale” per la “sovranità”. Non per lottare insieme per i diritti
dei cittadini dei loro “popoli” contro lo schiacciante e potente
esproprio dei diritti e dei poteri demo-cratici operato dai grandi
gruppi economici e finanziari privati (e pubblici) catalani e spagnoli,
ma per lottare le une contro le altre restando sottomesse agli interessi
dei poteri economici forti privati in Catalogna o in Spagna.
Da
un lato coloro che si battono per un’Europa democratica (rappresentativa
e partecipata) federale sovranazionale al servizio di una società
europea fondata sull’uguaglianza e, dall’altro, coloro che difendono
un’Europa interstatuale arroccata sulle sovranità nazionali e su
un’economia capitalista fondata sull’appropriazione privata delle
risorse esistenti al servizio della massimizzazione del rendimento del
capitale disponibile. Invece nell’opinione pubblica europea passa il
messaggio che la lotta politica per il divenire dell’Europa è
principalmente attorno all’opposizione tra gli europeisti difensori
dell’Europa attuale e gli anti-europeisti difensori della sovranità
delle nazioni europee contro le oligarchie tecnoburocatiche dell’Ue. Si
tratta di una tesi che conviene sia ai gruppi sociali dominanti che
hanno costruito e governano l’attuale Europa, sia ai gruppi sociali
nazionalisti, xenofobi, anti-democratici e pro-capitalisti tipo Afd in
Germania o Lega e parte di M5S in Italia.
L’abbraccio della
sinistra riformista moderata all’economia capitalista di mercato nella
convinzione di poterlo «umanizzare» le fu letale. Nel contesto attuale,
l’abbraccio della sinistra progressista radicale alle sirene del
sovranismo nazionalista xenofobo nella speranza di non divenire
irrilevante sulla scena politica è un abbraccio mortale.