Corriere 3.11.18
La Lega vola oltre il 34%
Salgono ancora i
consensi per la Lega: adesso arrivano al 34,7%. Cala il M5S,
soprattutto al Nord, e il 16% dei consensi perduti finisce proprio al
partito di Salvini
Sondaggio cala il pd, risale Forza Italia
di Nando Pagnoncelli
Salgono
ancora i consensi per la Lega: adesso arrivano al 34,7%. Cala il M5S,
soprattutto al Nord, e il 16% dei consensi perduti finisce proprio al
partito di Salvini. Sono questi le indicazioni del nuovo sondaggio
Ipsos. Resta stabile il consenso per il governo giallo-verde, il più
alto degli ultimi sei esecutivi, a parità di periodo di tempo. Anche se
diminuisce, da 60 a 58, quello per il premier Giuseppe Conte. Il Pd si
attesta sul 16,5%, in leggero calo, e Forza Italia all’8,7%, in salita.
Il centrodestra va al 46,5%, il centrosinistra si colloca al di sotto
del 20%.
Il consueto aggiornamento mensile dello scenario politico
fa registrare la sostanziale tenuta del governo: infatti, come un mese
fa, il 57% degli italiani esprime un giudizio positivo sull’esecutivo,
mentre le valutazioni negative aumentano di poco (da 32% a 33%) e
l’indice di gradimento flette di un punto, passando da 64 a 63.
Il
consenso per il presidente Conte diminuisce di due punti passando dal
60% al 58%, i critici aumentano di 3 punti (da 30% a 33%), l’indice di
gradimento passa da 67 a 64 e si mantiene più elevato rispetto a quello
dei vicepremier Salvini (58) e Di Maio (51), riportato la scorsa
settimana in questa rubrica.
Cinque mesi dopo l’insediamento
l’apprezzamento per il governo si attesta sul livello più elevato degli
ultimi 6 esecutivi a parità di periodo, seguito dai governi Letta (60),
Renzi (56) e Berlusconi (53), mentre il premier si colloca al secondo
posto preceduto da Renzi (70) ed ottenendo lo stesso indice di Enrico
Letta (64), di due punti superiore a quello di Monti (62).
La maggioranza
La
stabilità dei giudizi sull’esecutivo desta sorpresa, tenuto conto delle
forti tensioni emerse nell’ultimo mese all’interno della maggioranza e
delle notevoli differenze tra gli elettorati di Lega e M5S, in termini
di profilo, di aree territoriali e di domande che esprimono. Ed in
effetti, se si guarda alle esperienze del passato, all’indebolimento
della coesione della maggioranza i governi iniziavano a perdere
consensi, com’è accaduto ad esempio con gli esecutivi guidati da Prodi e
Berlusconi.
Il governo Conte per il momento sembra pagare poco
pegno: infatti le difficoltà emerse tra le due forze della maggioranza
si riflettono più sulla fiducia nei leader dei partiti e nelle
intenzioni di voto che nel consenso per l’esecutivo, la cui
caratteristica principale è quella di essere basato più su un contratto
che su un’alleanza, più su un impegno reciproco che su una piena
consonanza valoriale. Insomma, è una sorta di «matrimonio di
convenienza». Ne consegue che la maggior parte degli elettori leghisti e
pentastellati ha interiorizzato il compromesso che sta alla base del
contratto e per il momento è disposto ad accettare provvedimenti non
graditi pur di ottenere quelli sostenuti dalla propria parte politica.
Gli orientamenti
Tutto
ciò sembra quindi avere più riflessi sugli orientamenti di voto: a
distanza di un mese si evidenzia la crescita della Lega che raggiunge il
valore più elevato di sempre (34,7%), seguita dal M5s, stabile al 28,7%
(+0,2%), quindi dal Pd con il 16,5% (-0,6%) e Forza Italia con l’8,7%
(+0,9%). Più staccati in graduatoria si collocano, entrambi al 2,7%, +
Europa, stabile sui risultati del 4 marzo, e Fratelli d’Italia, in
flessione rispetto alle Politiche, quindi Leu al 2,1%. Rispetto alle
elezioni politiche il centrodestra passa dal 37% al 46,5%, superando
abbondantemente la «soglia implicita» del 40% che garantirebbe la
maggioranza, il centrosinistra si colloca al di sotto del 20% (-3%) e il
M5S arretra di 4 punti .
La Lega può contare su un elettorato
molto fedele — l’85% di coloro che hanno l’hanno votata alle Politiche
confermerebbe il proprio voto — e su una straordinaria capacità di
attrarre nuovi elettori: basti pensare che oltre la metà (54%) di coloro
che oggi la voterebbero, non votarono il partito di Salvini lo scorso 4
marzo e provengono per il 16% dal M5S, per il 16% dall’astensione, per
il 12% da Forza Italia, per il 4% da un altro partito di centrodestra e
per il 3% dal Pd. Rispetto a un mese fa la Lega si conferma nelle
regioni del Nord, superando abbondantemente il 40%, e del Centro nord
(32,5%), mentre si rafforza ulteriormente nelle regioni meridionali,
incontrando il favore di un quarto degli elettori.
Il M5S si
attesta nettamente al primo posto nelle regioni del Centro e del Sud
(mentre subisce un significativo calo nelle regioni del Nord e del
Centro) e rispetto alle Politiche evidenzia una fedeltà di voto da parte
di due elettori su tre e una più debole — ma tutt’altro che
trascurabile — capacità di attrazione di nuovi elettori (quasi uno su
cinque).
La crisi della sinistra
Il Pd soffre non solo nelle
regioni meridionali, dove si colloca tra il 12% e il 13%, e nel Nord
est (13,6%), ma anche nelle tradizionali zone di insediamento
(Emilia-Romagna, Toscana, Marche e Umbria), dove si colloca al terzo
posto, sopravanzato dalla Lega e dal M5S.
Infine Forza Italia, che
subisce una contrazione significativa di consenso, potendo contare su
una modesta fedeltà di voto (solo 49% confermerebbe il proprio voto al
partito di Berlusconi, mentre il 27% voterebbe Lega e il 18% si
asterrebbe) e fatica ad attrarre nuovi elettori, arretrando sia nel Nord
ovest sia nel Meridione.
Insomma, lo scenario attuale fa segnare
cambiamenti profondi rispetto alle politiche, ma sarebbe illusorio
pensare che si possa mantenere inalterato fino alle Europee del 26
maggio. In mezzo ci saranno le elezioni regionali in Basilicata, Abruzzo
e Sardegna che potranno rappresentare un importante indice di salute
dei partiti e dei loro leader.