il manifesto 29.11.18
«Potere operaio». La storia. La dimensione teoria, vale a dire Mario Tronti
Una stagione di lotte con scontri di classe, un primo volume di Marco Scavino per DeriveApprodi
Un’immagine che riassume l’atmosfera di quegli anni scattata dal fotografo Uliano Lucas, 1972
di Girolamo De Michele
https://www.deriveapprodi.com/campagne/
Affidato
alla competenza di Marco Scavino – sia come storico, sia come militante
di PotOp –, Potere operaio. La storia. La teoria (volume I, pp. 188,
euro 18) è un ulteriore tassello nella costruzione di un archivio sui
movimenti degli anni 60 e 70 che DeriveApprodi porta avanti da anni.
Impresa editoriale della quale fa parte anche Prima linea. L’altra lotta
armata di Andrea Tanturli (recensito il 1 novembre su il manifesto),
che di Scavino condivide il metodo di lavoro.
AMBEDUE I VOLUMI
hanno un prolungamento nel web, con due pagine facebook dedicate
attraverso le quali è possibile leggere una ricca mole di documenti che
sono in corso di pubblicazione in progress: una modalità innovativa
rispetto a opere precedenti, come la ripubblicazione delle riviste Rosso
e Primo maggio, che rendevano disponibili le pagine dei giornali
mediante un cd allegato. A questo primo volume, che arriva fino al 1971,
faranno seguito un secondo volume, e nuova edizione di La nefasta
utopia di Potere operaio di Franco Berardi Bifo.
La composizione
di quest’opera, al di là della mera ricostruzione degli eventi e della
pubblicazione dei documenti, ha una sua ragion d’essere che coincide con
le scelte interpretative di Scavino. Il quale, partendo dalla
constatazione che PotOp fu «un gruppo fortemente minoritario, il cui
ruolo all’interno del movimento e delle lotte non era certamente
proporzionato alla forza numerica o d’organizzazione», spiega lo scopo
principale di questo libro consistere nel «cercare di comprendere le
ragioni di questo fenomeno, provando a considerarlo nel quadro più
generale delle vicende dello scontro di classe tra la fine degli anni 60
e l’inizio del decennio seguente». Si tratta, insomma, di cogliere lo
spessore qualitativo di PotOp, all’interno del contesto di lotte che ne
resero possibile l’esistenza.
CONTESTO CHE SI PRESENTA come un
groviglio di storie, realtà, entrate e uscite: groviglio del quale è
possibile dipanare i singoli fini, a condizione di non dimenticare mai
la loro comune matassa. Se infatti Potere Operaio (inteso come giornale)
nasce nel settembre 1969, è altrettanto vero che la sua genesi rimonta
lungo una genealogia che parte dai Quaderni rossi per svilupparsi
attraverso classe operaia e La classe (passando per Contropiano, o
quantomeno per il suo primo numero). Fra rivista e rivista c’è una
storia che va da piazza Statuto a piazza Fontana: una storia di lotte
che proseguirà nel decennio successivo, e che in parte confluirà in
quella armata. Scavino rende un quadro complesso. Rifiuta le
ricostruzioni lineari – per esempio quelle di Angelo Ventura – dai
Quaderni rossi fino alle Br senza soluzione di continuità, che hanno
sotteso il teorema Calogero: sconfessate dalle sentenze, si sono
nondimeno imposte nell’immaginario nazionale. Accanto a questo mito, ve
n’è un secondo, che viene sottoposto a critica con la ricostruzione
analitica: quella di PotOp e dell’operaismo sarebbe la storia di poche
menti, magari geniali ma avulse dalle lotte, che avrebbero prodotto una
teoria aliena dalla materialità dei fatti, e la cui composizione finisce
per essere ricondotta a quei militanti che vengono oggi ricordati e
stigmatizzati perché oggetto di procedimento giudiziaria.
Una
malevola metonimia, che finisce col generane un’altra un’intermittenza
della memoria: che, se non quella di PotOp, senz’altro la storia
dell’operaismo possa essere ricondotta alle sue origini, e coincidere
con una sostanziale univocità attorno a quello che ne incarnerebbe la
dimensione teorica, vale a dire Mario Tronti.
È INVECE VERO (come
Scavino scrive a proposito di Classe operaia) che «la condivisione di
«un modo di pensare politico» non aveva affatto implicato un’omogeneità
di orientamenti politici e di pratiche d’organizzazione», com’è
attestato dagli esiti divergenti di quell’esperienza: la prosecuzione di
un percorso che porterà alla nascita di PotOp per alcuni, o il ritorno
alla casa del padre per altri, fra i quali lo stesso Tronti, che, un po’
come il musico suo cugino, avrebbe poi fatto fruttare la rendita
pluridecennale di alcuni fortunati testi iniziali (con l’estatica
ammirazione di acritici sorcini disposti a perdonare una maturità mal
spesa – ma questa è un’altra storia). Fatto è che PotOp «non si limitò a
«ereditare» dai Quaderni rossi e da classe operaia un certo tipo di
cultura politica, ma la usò e la rielaborò in funzione di quanto andava
emergendo dalle lotte e dai movimenti di classe». I frutti di questa
rielaborazione sono il tema della «composizione» della classe operaia, e
il termine «operaio massa» per indicare i settori non qualificati,
mobili, intercambiabili della forza-lavoro.
Lo stesso rapporto fra
l’operaismo e PotOp è «un rapporto complesso, fatto indubbiamente di
continuità ma anche di contributi originali e innovativi, che
influenzarono in maniera rilevantissima il dibattito coevo del movimento
operaio», del quale Scavino intende fornire elementi per una «storia
politica dell’operaismo italiano» che «in parte deve ancora essere
ricostruita». È questa una delle tre questioni che l’autore mette al
centro della propria opera. Per le altre due – il discorso sulla
rivoluzione dopo il ’68, e il ruolo di PotOp nella genesi della lotta
armata – bisognerà attendere il secondo volume.
*
SCHEDA: «L’invasione degli altricorpi»
«L’invasione
degli altricorpi» si manifesterà a Roma il primo e il 2 dicembre al
Nuovo Cinema Palazzo (piazza dei Sanniti 9a), appuntamento annuale di
DeriveApprodi, giunto alla sua quarta edizione. La casa editrice ha
tagliato il nastro dei 25 anni di attività, componendo, titolo dopo
titolo, un catalogo teorico-politico sulle molteplici forme di
resistenza e di difesa di una memoria storica – gli anni 70 – di tutto
rispetto. Non solo difesa di un passato più o meno mitizzato, ma
capacità di interrogare percorsi di ricerca (ecologia sociale, gestione
politica del «paesaggio», crisi della della società salariale,
antropocene). Aprirà le danze la presentazione del volume dedicato alla
storia di Potere Operaio (ne scrive in queste pagine Girolamo De
Michele). Sarà presentato l’Almanacco 2019 di «Alfabeta». Uno spazio
specifico sarà dedicato alla sessantennale produzione poetica e
letteraria di Nanni Balestrini. Programma qui:
(https://www.deriveapprodi.com/campagne/).