il manifesto 29.11.18
Il manifesto lancia la sua nuova campagna pubblicitaria
Editoria.
Il manifesto c'è, tutto è possibile. Uno slogan di resistenza e di
speranza. Un richiamo a tutta la sinistra e non solo. La nostra campagna
al via anche sulle pagine di Corriere della Sera e Internazionale
di Matteo Bartocci
ROMA
«il manifesto c’è. Tutto è possibile» è lo slogan che abbiamo scelto
per la nostra nuova campagna pubblicitaria che inizia il 29 novembre.
Una
campagna multi-soggetto che avrà come protagonisti principali una
donna, un immigrato e un «rider». Immersi in un contesto vagamente
distopico, i nostri tre «eroi» leggono alcune prime pagine del
quotidiano in un gesto di determinata resistenza. Lo slogan è una
citazione obliqua di altri più celebri slogan di movimento e un segnale
di coraggio in tempi politici e culturali così feroci.
Dal 1971
siamo un granello di sabbia in questo gigantesco ingranaggio chiamato
capitalismo. Un editore «puro» in un panorama informativo guastato da
conflitti di interesse e monopolii di ogni tipo.
Il nostro è un
richiamo al frantumato mondo della sinistra ma non solo. Una risposta
chiara e ferma a chi vorrebbe chiudere i giornali (tutti i giornali,
incluso il nostro) e un segno di speranza e di voglia di cambiamento
(quello vero però) rivolto a voi, nostri attuali e potenziali
lettori/lettrici.
Noi ci siamo. Al vostro fianco. A partire da
«soggetti sociali» che più di altri subiscono la crisi e i suoi effetti:
le donne innanzitutto e ovunque; i migranti; chi un lavoro ce l’ha,
magari «precario», e chi lo sta cercando.
Realizzata qui in
redazione da una «crew» nuova di zecca – i nostri Costanza Fraia,
Giansandro Merli, Shendi Veli, Roberto Persia e Caterina Giordano -, la
campagna sarà pubblicata fino a dicembre dal Corriere della Sera e dai
suoi supplementi e dal settimanale Internazionale.
Il manifesto
non è nuovo a campagne che graffiano l’immaginario. Poche ma buone. Con
soggetti passati alla storia come «Vent’anni dalla parte del torto», «La
rivoluzione non russa» e «Attenzione, su questo bus c’è un comunista»
degli anni ’90 o le più recenti sul riacquisto della testata.
Era
da tempo che non tornavamo a «comunicare» fuori dalle nostre pagine.
Perciò siamo doppiamente lieti di questa «incursione» su altre testate.
Per la nostra cooperativa è un investimento economico importante e un gesto di fiducia nella carta stampata più in generale.
Una scommessa di comunicazione che «giriamo» anche ai nostri (troppo pochi) inserzionisti. La carta, canta.