il manifesto 29.11.18
Gemelle ogm, a rischio di mutazioni del tutto indesiderate
Genetica. He Jiankui ha confermato di aver modificato in provetta gli embrioni prima di impiantarli nell’utero
di Andrea Capocci
Mentre
in Italia era notte fonda, il biotecnologo cinese He Jiankui ha
presentato al mondo i suoi esperimenti sugli embrioni geneticamente
modificati. Lo ha fatto da Hong Kong, nel bel mezzo del secondo summit
internazionale sulla modifica genetica in cui i maggiori scienziati del
settore aggiorneranno le linee guida bioetiche su ciò che si può fare o
no con il Dna. Quando il chairman lo ha chiamato sul palco, sono passati
trenta lunghissimi secondi di suspense prima che He sbucasse con la sua
valigetta. Di fronte a una sala gremita di giornalisti, il
trentaquattrenne Jiankui ha raccontato la sua versione dei fatti in una
conferenza che, in ogni caso, passerà alla storia.
Più che a un
convegno, è sembrato di assistere a una puntata della serie distopica
Black Mirror. Lo scienziato ha confermato di aver modificato in provetta
embrioni prima di impiantarli nell’utero della madre, che avrebbe così
partorito due gemelle Ogm. La tecnica Crispr-Cas9 ha funzionato in uno
dei due embrioni, a cui è stato disattivato il gene Ccr5 collegato alla
proteina a cui si «aggrappa» il virus Hiv per penetrare nelle cellule
del sistema immunitario.
HE SI È SCUSATO per le modalità inusuali
con cui la scoperta è stata rivelata (uno scoop dell’Associated Press).
Avrebbe preferito aspettare la pubblicazione di un articolo scientifico
attraverso il processo di revisione da parte degli esperti, come avviene
tradizionalmente nelle riviste autorevoli. Il reclutamento dei
volontari è avvenuto attraverso un’associazione di pazienti
sieropositivi, a cui appartengono le coppie che si sono prestate.
Secondo le parole di He, gli ovuli fecondati sarebbero una trentina, ma
solo due sono finora giunti al termine. Una terza gravidanza è in corso,
ha annunciato, anche se l’esperimento è «in pausa» a causa del clamore.
Se
davvero ha fatto ciò che ha dichiarato, e in molti ne dubitano, He ha
violato tutte le regole che la comunità scientifica si è data. Non ha
richiesto le autorizzazioni necessarie per effettuare un trial clinico
in un settore così delicato. Ha parlato di colleghi negli Usa informati
sugli esperimenti, ma senza fare nomi. Per giustificare il suo azzardo,
ha citato i sondaggi secondo cui in Cina e negli Usa l’opinione pubblica
sarebbe favorevole a simili interventi.
Sulla modifica genetica
di embrioni destinati all’impianto uterino vige poi una moratoria
internazionale tra gli scienziati, decisa proprio al primo summit di tre
anni fa. La tecnica Crispr-Cas9 non è ancora rodata a sufficienza e c’è
il rischio che si modifichino parti del genoma non desiderate,
generando malattie impreviste magari a molti anni di distanza.
Anche
nelle gemelle cinesi sono state individuate mutazioni indesiderate, ma
He le ritiene innocue. Come conferma Angelo Lombardo, ricercatore
dell’Istituto San Raffaele Telethon per la terapia genica di Milano e
uno dei due italiani invitati a intervenire al summit, «la comunità
scientifica è unanime: non siamo ancora pronti e la possibilità di
mutazioni non desiderate va considerata caso per caso».
LE UNICHE
ECCEZIONI sono previste per malattie gravi e incurabili. Ma non è questo
il caso, secondo Lombardo: «per prevenire la trasmissione dell’Hiv per
via paterna (il rischio corso dalle gemelle, ndr) esistono altri metodi
meno costosi e più affidabili». L’intervento non può essere equiparato a
una vaccinazione, spiega, «alcune cellule hanno il gene disattivato,
altre no. E poi non funziona con tutte le tipologie di virus Hiv».
COME
HA SOTTOLINEATO al summit Robin Lovell-Badge, direttore del Crick
Institute di Londra, la disattivazione del gene protegge da Hiv ma
aumenta il rischio di contrarre altre malattie, come il virus del Nilo
occidentale e l’influenza. Nei topi, e forse è ancora più inquietante,
la mutazione conferisce un potenziamento delle abilità cognitive. He non
ha fatto una piega: le coppie reclutate sono state informate sui
possibili rischi e hanno espresso un consenso informato. Tutto in poco
più di un’ora di colloquio, senza consulenti indipendenti.
RIMANGONO
diversi punti oscuri sulla vicenda. L’organizzatore del summit David
Baltimore ha ribadito la condanna per la scarsa trasparenza, appoggiato
da tutti i big. Anche da chi, come George Church di Harvard, in passato
si è opposto alla moratoria. «Molti scienziati non sono contrari a
priori a intervenire sugli embrioni e c’è una discussione in atto –
spiega Lombardo – ma tutti concordano sulla necessità di tecniche più
evolute e affidabili di quelle attuali». Errori o scandali rischiano di
bloccare un settore con grandi potenzialità terapeutiche ma anche
economiche, in campo farmaceutico e agro-alimentare.