il manifesto 27.11.18
Lacrimogeni su donne e bambini, i democratici: toccato il fondo
Le
reazioni negli Usa. Kirstjen Nielsen, segretario per la Sicurezza
nazionale, difende la polizia frontaliera Usa sostenendo che è stata
attaccata dai migranti
Tentativo di sfondamento della barriera metallica nei dintorni di Tijuana
di Marina Catucci
Gli
Stati Uniti la scorsa domenica hanno temporaneamente chiuso il
passaggio di San Ysidro al confine tra San Diego e Tijuana, in Messico,
dopo che qualche centinaio di migranti centroamericani ha cominciato ad
incamminarsi verso quella zona.
La polizia statunitense addetta
alla protezione delle dogane e delle frontiere, oltre che chiudendo il
confine in entrambe le direzioni, ha risposto ai migranti lanciando gas
lacrimogeni. In breve la situazione è degenerata e la marcia pacifica si
è trovata ad affrontare la polizia in tenuta antisommossa che ergeva
barriere metalliche sulle strade e sui marciapiedi che conducono al
principale passaggio di San Ysidro.
Trump aveva fatto del divieto
di ingresso negli Usa il suo cavallo di battaglia nella campagna
elettorale delle elezioni di Midterm del 6 novembre, è per questo che
aveva inviato diverse migliaia di soldati alla frontiera, anche se
questi non sono stati coinvolti nello scontro di domenica.
Le
immagini di giovani mamme con i bambini in braccio che scappavano dal
lancio di lacrimogeni si sono diffuse rapidamente tramite i social
media, suscitando le reazioni di opinione pubblica e politici; il
senatore Brian Schatz, democratico delle Hawaii, è stato tra i primi a
reagire scrivendo su Twitter: «Con il gas lacrimogeno sparato oltre
confine contro famiglie disarmate abbiamo toccato il fondo».
Dal
canto suo Trump non ha fatto un passo indietro e, dopo aver dipinto per
settimane la carovana dei migranti come composta da un manipolo di
malfattori, si prepara a utilizzare il caos di domenica per la sua
narrativa anti migranti. Già la mattina presto di lunedì ha usato
Twitter per scrivere che «il Messico dovrebbe smettere di sventolare la
bandiera dei migranti, molti dei quali, nei loro Paesi, sono freddi
criminali». Ed ha aggiunto: «Fallo in aereo, fallo in autobus, fallo
come vuoi, ma NON entrerai negli Stati Uniti. Chiuderemo il confine in
modo permanente, se necessario».
Non è questa la prima volta che
Trump minaccia di chiudere i passaggi di frontiera per impedire che la
carovana migrante entri negli Stati Uniti, sorvolando su tutti i
problemi che una decisione simile causerebbe, ad esempio ai lavoratori
frontalieri, ma questo non sembra preoccuparlo. Al presidente ha fatto
eco Kirstjen Nielsen, segretario per la Sicurezza nazionale, la quale ha
dichiarato che alcuni migranti hanno lanciato proiettili agli agenti
della protezione doganale e delle frontiere. «Come ho sempre sostenuto –
ha detto Nielsen- non tolleriamo questo tipo di illegalità e non
esiteremo a chiudere i varchi di ingresso per ragioni di sicurezza
nazionale».
Il passaggio di San Ysidro è un valico complesso con
più corsie e punti di accesso per veicoli e pedoni, da quando Trump
minaccia di chiuderlo, le autorità messicane e diversi soggetti politici
ed economici statunitensi si sono preoccupati dell’effetto economico
che avrebbe la chiusura di un passaggio così importante sia per il
commercio che per i viaggiatori.
Ora il Congresso dovrà riunirsi
dopo la pausa per le vacanze del giorno del Ringraziamento, e in testa
all’ordine del giorno, ci sarà la crisi del confine messicano. E se
questa è stata di difficile gestione con Trump che controllava Casa
bianca e i due rami del Parlamento, ora che la Camera è in mano
democratica e il Senato ha sì una maggioranza repubblicana ma non
schiacciante, anche se il nuovo Congresso non è ancora insediato, il
problema dei migranti, con i nuovi equilibri, sarà gestito con ancor più
difficoltà.