il manifesto 27.11.18
Stretto di Kerch, tra russi e ucraini è battaglia navale
Russia/Ucraina. Tre navi di Kiev sconfinano. Cannoneggiate e catturate. Lavrov: «Fermate la provocazione»
di Yurii Colombo
MOSCA
L’accelerazione della crisi tra Ucraina e Russia covava già da 48 ore.
Sabato l’agenzia Tass aveva informato che dal primo mattino erano in
corso esercitazioni militari dell’esercito ucraino sul Mar d’Azov. E a
Kiev il parlamento approva 30 giorni di legge marziale. Nel pomeriggio
poi il ministero della difesa ucraino dichiarava di aver conquistato un
villaggio del Donbass proprio nella «zona grigia» che separa i confini
tra le «repubbliche ribelli» e quelle del Tridente, mettendo fine q una
traballante tregua (segnata da continui screzi) che resisteva da mesi.
L’inasprirsi dello scontro nel Donbass veniva confermato domenica sera
dall’agenzia 112.ua che informava di un duro scontro con scambio di
colpi di artiglieria pesante tra i due eserciti non lontano da Maryupol
con l’uso, da parte ucraina, perfino dell’aviazione.
DOMENICA
mattina, l’Fsb (l’ex Kgb) aveva segnalato che 3 navi ucraine (le due
cannoniere Berdiansk e Nikopol e un rimorchiatore) erano entrate nel Mar
Nero, al largo della Crimea, in acque che la Russia considera
territoriali dopo l’integrazione della penisola nel 2015. Seguiva un
fitto scambio di veline tra i due stati maggiori. L’Ucraina affermava di
aver chiesto che le 3 navi potessero rientrare dallo sconfinamento per
poter proseguire verso lo stretto di Kerch e approdare sul mar d’Azov,
mentre i russi parlavano di «aperta provocazione» e affermavano di aver
avvistato in zona altre due navi ucraine. In serata poi la marina russa
poneva sotto controllo le tre navi russe che venivano scortate al porto
di Kerch. Per gli ucraini, non smentiti dai russi, una delle navi era
stata cannoneggiata e una seconda speronata provocando 6 feriti tra i 24
soldati dell’equipaggio.
IMMEDIATE le conseguenze politiche. Il
presidente ucraino Poroshenko accusava la Russia di «criminale
aggressione» e annunciava lo stato di guerra in tutto il territorio
nazionale, richiamando i riservisti e ponendo sotto il controllo del
governo tutto il sistema bancario. Il tycoon ucraino si metteva poi in
contratto con i quartier generali della Ue e della Nato a Bruxelles
proponendo «rapide e decise azioni comuni». Mosca da parte sua affidava a
Marya Zacharova una prima violentissima replica in cui si parlava di
«un’azione provocatoria premeditata da parte ucraina». Per la
diplomatica russa il cui regime installato a Kiev è solo «un’accolita di
banditi sul genere di Michail Saakashvili», l’ex leader della Georgia
che nel 2008 provocò la guerra in Ossezia. Ancora più duro il comunicato
di Sergey Lavrov nel pomeriggio di ieri: «Vorremmo mettere in guardia
l’Ucraina che il tentativo di provocare un conflitto con la Russia nelle
acque nei mar d’Azov e mar Nero in coordinamento con gli Stati Uniti e
la Ue è gravido di conseguenze. La Federazione russa bloccherà con
durezza qualsiasi sconfinamento che mette a repentaglio la sua sovranità
e sicurezza». Tesi poi ripetute nella riunione d’urgenza del Consiglio
di sicurezza dell’Onu riunitosi in tarda sera su richiesta della
Federazione Russa.
«LA PROVOCAZIONE – per il ministro degli esteri
russo Lavrov – è stato accuratamente progettata e pianificata per
creare ulteriore tensione nella regione, per avviare una nuova
escalation di sanzioni e per distogliere l’attenzione dalla situazione
in cui versa l’Ucraina».
Una guerra tra i due paesi
nell’immediato, non sembra essere all’orizzonte, anche se le violente
manifestazioni inscenate ieri dalle formazioni dell’estrema destra
davanti ai consolati russi in Ucraina potrebbero innescare pericolose e
imprevedibili conseguenze.
CON TRUMP impegnato a disbrigare la
vicenda messicana, quasi in sua vece ha preso la parola Jens
Stoltenberg, segretario della Nato, che incontrando Poroshenko ha
minacciato la Russia di «pesanti reazioni» e ha annunciato a breve un
incontro con i vertici militari ucraini per definire le decisioni di
assumere. Sulla stessa lunghezza d’onda il presidente del Consiglio
europeo, Donald Tusk che ha condannato la Russia «per l’uso della forza
nel mare di Azov» e ha chiesto alle autorità russe «di liberare i
marinai ucraini e astenersi da ulteriori provocazioni». Ma sia Angela
Merkel che il comunicato ufficiale Nato parlavano della «necessità di
disinnescare la crisi».
Tuttavia le nuove probabili sanzioni
anti-Putin e il riaccendersi dei fuochi nel Donbass rischiano di
spingere in un vicolo cieco una crisi che si trascina ormai da 5 anni.