il manifesto 25.11.18
La marea che la politica non vede
Non
Una Di Meno. Il tema della violenza ha animato una mobilitazione
rumorosa, forte, organizzata e sorridente come negli ultimi anni e come
succede da quando il movimento femminista è nato
di Norma Rangeri
Si
giocano grandi carriere politiche, a destra come a sinistra, sulla
questione della sicurezza, ma ieri bastava essere a Roma per capire che
le strade libere nel nostro paese le fanno le donne che le attraversano.
La marea è arrivata a piccole onde, da Lecce come da Viareggio e il
colpo d’occhio offriva un corteo di decine di migliaia di striscioni e
cartelli, soprattutto una marea di ragazze.
Il tema della violenza
ha animato una mobilitazione rumorosa, forte, organizzata e sorridente
come negli ultimi anni e come succede da quando il movimento femminista è
nato. Perché in Italia, come nel mondo, il movimento è nato sul tema
della violenza: dall’aborto all’abuso sessuale la presa di coscienza e
di parola non si è mai fermata.
Abbiamo imparato a riconoscerla,
la violenza, ma non riusciamo a salvare la pelle, e i femminicidi non
seguono il trend generale della diminuzione dei delitti. Se nel 2017 le
richieste di aiuto ai centri antiviolenza hanno raggiunto la cifra di
50mila, vuol dire che la marea che ieri era in piazza porta sulle spalle
il peso di un fenomeno che esprime la volontà di annientamento di donne
e bambini, un catalogo dell’orrore che circonda la vita di chi reagisce
a botte e maltrattamenti, con il seguito di denunce e drammatiche
richieste di aiuto, spesso vane.
Questo governo, che contro i
diritti dei più indifesi è all’avanguardia, taglia i fondi per la
violenza di genere «solo del 2,7%» (parole del sottosegretario
Spadafora), ignorando quel che accade (forse a palazzo Chigi leggono
poco i giornali). Se non ci fossero le volontarie a mandare avanti le
case di accoglienza, le cifre del massacro sarebbero ancora più
spaventose.
Ma non solo i fondi che mancano. Leghisti, di ogni
ordine e grado, organizzano manifestazioni contro l’aborto, e succede
che i manifesti per la vita siano firmati persino da donne del Pd, come
nel consiglio comunale di Verona. La sinistra e chi la rappresenta è
lontana anni luce da queste ragazze. Loro sono la politica, una politica
giovane tenuta fuori dalla porta delle istituzioni e del potere.