il manifesto 23.11.18
L’obiezione di coscienza è una piaga che non si estirpa
Domani in piazza si chiederà una sanità laica che abbia al centro la salute delle donn
Verona, corteo Non Una Di Meno foto di Mirko Barbieri La Presse
di Elisabetta Canitano
La
giornata di domano contro la violenza sulle donne deve essere motivo
per una riflessione sull’obiezione di coscienza. L’obiezione di
coscienza nasce nel 1978 nella legge per quei ginecologi che si siano
specializzati non prevedendo che l ’aborto sarebbe stato fra i loro
compiti. Allora il Vaticano invitò il personale che lavorava nei presidi
ospedalieri a obiettare in blocco, elettricisti e cuochi compresi.
Questo tentativo di rendere inapplicabile la legge ha camminato nel
nostro paese non solo e non tanto sul tentativo di impedire la libera
scelta delle donne nel primo trimestre. Si trova sempre una ginecologa
che applica la legge.
Le procedure farmacologiche aumentano e in
Francia se ne occupano i medici di medicina generale che lo desiderino.
Donne e uomini sanno che è un diritto e si fanno sentire spesso se non
vengono esauditi. Questo tentativo ha comunque camminato sull’aborto
terapeutico per motivi fetali (Dio te lo ha mandato questo figlio e tu
te lo devi tenere, e anche se fosse destinato a nascere solo per morire
sarà appunto Dio a decidere quando se lo riprende e non tu) e su quello
per cure materne. Se una donna ha bisogno di un aborto terapeutico, per
proteggere la propria salute, deve essere in punto di morte perché venga
praticato poiché la sua vita e quella dell’embrione o del feto (non del
bambino, che non ci sarebbe comunque mai) devono andare in diretta
contrapposizione fino all’ultimo. Muore Valentina Milluzzo nel 2016
perché nessuno le ha proposto di abortire a 17 settimane con utero
aperto ed è notizia di ora il medico che di fronte a una donna che sta
facendo un aborto terapeutico e ha bisogno di cure pretende che arrivi
un ginecologo non obiettore: lui nemmeno la guarda. Inutile ribadire che
non si può fare; si fa tutti i giorni in Italia negli ospedali
cattolici che si autodefiniscono eccellenti per potersi assicurare la
maggior parte dei finanziamenti come è successo nel Lazio con il Pd di
Zingaretti.
Ma chi arriverà domani alla manifestazione si ricordi
che la nostra ospitalità cattolica sta ricominciando la caccia alle
streghe. Pretendete la sanità pubblica, la sanità laica. Quella che
mette al primo posto le sorti delle persone nate. Le donne. Non il
paradiso dei cattolici.