il manifesto 17.11.18
Scuola
Il cambiamento non c’è, 100 mila studenti contro il governo
Studio
aperto. Cortei in 70 città contestano gli spot su scuola e università
dell'esecutivo Lega-Cinque Stelle. Polemico il ministro dell'Interno
Salvini sulle bandiere bruciate. La ministra per il Sud Lezzi: «Hanno
ragione a protestare». La carica politica di una nuova generazione
antirazzista e femminista a 10 anni dall’Onda
di Roberto Ciccarelli, Giansandro Merli
La
sfida lanciata al governo populista dai centomila studenti medi che
ieri hanno manifestato da Torino alla Sicilia e in Puglia è sulla natura
del cambiamento che Lega e Cinque Stelle pretendono di rappresentare.
«QUESTO
NON È il vero cambiamento» diceva lo striscione di apertura dietro al
quale hanno sfilato 5mila studenti romani. Non è un cambiamento
prospettare misure improvvisate e cosmetiche come la «Sugar tax» da cui
il ministro dell’Istruzione Bussetti punta ad ottenere 100 milioni di
euro mentre servirebbero almeno 7 miliardi tagliati a scuola e
università dieci anni fa dal governo Berlusconi e mai più, da allora,
rifinanziati. Invece di promuovere politiche sanitarie, la
sensibilizzazione e l’educazione al consumo critico, si prendono misure
spot.
NON È UN CAMBIAMENTO spendere 2,5 milioni di euro per
l’operazione di marketing securitario anti-spaccio voluta dal ministro
dell’Interno Salvini che sostiene di aver circondato le scuole con unità
cinofile e telecamere. E non è un cambiamento annunciare una tassa sui
petrolieri per due miliardi, come ha fatto il ministro del lavoro e
sviluppo Di Maio, e poi constatarne l’assenza nella legge di bilancio.
A
DIECI ANNI DALL’ONDA che nel 2008 si oppose alla «riforma Gelmini» di
scuola, università e ricerca, la nuova generazione «che non si arrende»
ha mostrato una consapevolezza politica radicale del mondo che le
elezioni del 4 marzo, e la formazione del governo del 1 giugno, ci hanno
consegnato. Il senso comune tra gli studenti è chiaramente
antirazzista, ha recepito le critiche del movimento femminista «Non Una
di Meno» al Ddl Pillon. Gli studenti vogliono l’abolizione
dell’alternanza scuola-lavoro voluta da Renzi e dal Pd.
I CINQUE
STELLE avevano promesso di abolirla, insieme alla «Buona Scuola».
Bussetti ha invece diminuito le ore nei licei e negli istituti
tecnico-professionale e ha sospeso solo per un anno la sua
obbligatorietà per accedere alla maturità. L’educazione morale al
precariato era, e resta, obbligatoria per tutti. Cambiamento o
fallimento?
GLI STUDENTI a Milano hanno raggiunto il consolato
degli Stati Uniti manifestando solidarietà alla «carovana migrante»
giunta ai confini dal Messico. Chiaro il messaggio lasciato tra i binari
del tram in via Turati: un’enorme scritta bianca «No border» contro le
politiche di polizia dentro e fuori i confini. «Basta morti in mare»
hanno scandito gli studenti. Il corteo si è concluso con l’occupazione
del nuovo spazio di Zip (zona indipendente politica) per rispondere agli
sgomberi estivi. A Zip si sta svolgendo il «Fuck Government festival»,
con immagini, fumetti e dibattiti.
MANICHINI raffiguranti il
ministro dell’interno sono stati bruciati a Milano e appesi da un ponte
sul Tevere. Bandiere leghiste e 5 stelle date alle fiamme nel capoluogo
lombardo. Solidarietà a Mimmo Lucano e ai ragazzi di Baobab è stata
espressa nei diversi cortei.
LA MATERIALIZZAZIONE di
un’opposizione così determinata da lanciare il «No Salvini Day» ha
spinto il governo a rispondere alle piazze. È andato in scena un botta e
risposta già visto in occasione dei cortei del 12 ottobre scorso,
quando Salvini chiese punizioni esemplari per le studentesse di Torino
che avevano incendiato la sua immagine, mentre Di Maio disse di voler
cancellare un «reato medioevale come il vilipendio». Sui social ieri
Salvini ha scritto: «Bruciare bandiere, immagini, simboli, libri non è
bello. All’odio e all’ignoranza dei nazisti rossi risponderemo con le
idee e il sorriso».
LA MINISTRA PER IL SUD Barbara Lezzi (M5S) si è
invece schierata con i manifestanti: «Oggi ci sono ragazzi che
manifestano perché le scuole cadono a pezzi e hanno ragione. Dobbiamo
riconoscere che ci sono i fondi e sarebbe interessante sapere perché non
sono stati spesi». Dovrebbe dirlo lei, ministra.