il manifesto 10.11.18
Boldrini: «Al governo una cultura retrograda. Ma è partita la riscossa: dalle donne»
Intervista.
Contro il ddl Pillon «la voce della piazza deve alzarsi così forte da
non poter essere ignorata dal parlamento. I 5 Stelle piegheranno la
testa?»
di Daniela Preziosi
Laura Boldrini, il ddl Pillon contro il quale oggi scendono i piazza tante donne svela una mentalità, una cultura di governo?
Tante
donne si sono mobilitate in tutta Italia, prima contro gli attacchi
alla 194 e poi contro il disegno di legge Pillon. Non hanno atteso input
di partiti o chiamate dall’alto, ma si sono incontrate, hanno formato
comitati e oggi riempiranno le piazze italiane. Mi ha fatto piacere
partecipare ai lavori del Comitato NoPillon a Milano e a Genova. Se la
sinistra non capisce che per rilanciarsi ha bisogno dell’energia e del
protagonismo delle donne non andrà lontano. La cultura che esprime
questo governo è illiberale e retrograda ed è per questo che la riscossa
è partita. Ed è partita dalle donne.
Di Maio si dissocia dal ddl
Pillon. Ma le sue colleghe leghiste e 5 stelle pubblicamente non hanno
detto nulla. Lei ci ha parlato?
Mi chiedo come i 5 stelle dopo
aver ingoiato il decreto sicurezza, la legittima difesa, il condono per
gli evasori fiscali, il sequestro della nave Diciotti, possano piegare
la testa anche di fronte questo disegno di legge che colpisce i diritti
delle donne e dei bambini. Tra loro colgo un certo imbarazzo.
I
suoi temi di impegno, penso ai diritti e ai migranti, sono poco
popolari, per non dire invisi a una parte della pubblica opinione. Dopo
la brutta vicenda della nave di Diciotti un sondaggio ha dato a Salvini
oltre il 60% dei favorevoli al suo operato. Sbaglia lei o sbaglia la
maggior parte degli italiani?
Sbaglia Salvini. Strumentalizza il
tema migranti, lo usa in modo fuorviante proprio per alimentare la paura
nei loro confronti e creare tensione sociale. Penso comunque che sia
imperativo difendere i diritti umani e i principi costituzionale a
prescindere dai sondaggi.
Il ddl Pillon è un’iniziativa di propaganda o rischia davvero di essere approvato, magari con qualche aggiustamento?
La
maggioranza vive di propaganda, ma il pericolo che questa orrenda legge
venga approvata esiste. La mobilitazione di oggi è sacrosanta e
importante, la voce delle donne in piazza deve alzarsi così forte da non
poter essere ignorata nelle aule parlamentari.
Insieme al pil e
alla crescita che rallentano, l’occupazione non aumenta e come sempre il
dato per le donne è peggiore che per gli uomini. Questo governo ha
promesso molto su quel campo, ma i risultati non si vedono.
Proprio
per questo ho presentato alla Camera una proposta di legge per il
sostegno all’occupazione e all’imprenditoria femminile, frutto di un
lavoro collettivo. Ho organizzato incontri in dieci città italiane, ho
raccolto proposte e suggerimenti di associazioni, sindacati, donne del
mondo lavoro e dell’impresa. Le loro opinioni sono diventate articoli e
commi: dal congedo obbligatorio di paternità portato a 15 giorni al
contrasto alle molestie sui luoghi di lavoro, dagli sgravi contributivi
alle aziende che assumono donne agli incentivi per le start up
femminili. Ne ho discusso anche con due deputate della Lega. Sarebbe un
bene se pure esponenti della maggioranza la firmassero.
Lei fa
parte di Leu, una lista il cui percorso unitario sostanzialmente si è
fermato. A che punto è il suo lavoro per una sinistra «popolare e
unitaria»?
Quando si lanciò la proposta di trasformare Leu in un
partito io espressi pubblicamente e lealmente le mie riserve. L’ho fatto
nell’assemblea nazionale e negli incontri con i militanti. A un
risultato elettorale così negativo come quello ottenuto da Leu bisognava
rispondere con una rigenerazione di idee, programmi e rappresentanza
politica. E con un’apertura reale a tutte quelle componenti della
società civile che non si sono sentite rappresentate alle elezioni e che
oggi si stanno mobilitando contro il governo. Io lavoro su questa linea
di rinnovamento e di partecipazione.
Minniti candidato segretario del Pd. Che Pd sarebbe quello diretto da Minniti?
Non
voglio entrare nel merito del dibattito interno a un partito di cui io
non faccio parte. Ma mi auguro che il Pd, che è una forza essenziale del
mondo progressista, scelga la strada della discontinuità con le
politiche del passato che non hanno funzionato e della ripresa di un
contatto reale con le tante persone che hanno voltato le spalle al
centrosinistra.
Non ci sono più le Ong in mare, è la denuncia
della Mar Jonio. Frutto di un processo di delegittimazione delle Ong che
parte proprio con Minniti?
Da presidente della Camera criticai
apertamente la campagna di delegittimazione nei confronti delle Ong. Che
invece di essere messe sul banco degli imputati dovevano essere
ringraziate per le tante vite che avevano salvato. Ma con Salvini si è
fatto un salto di qualità negativo impressionante: siamo alla caccia al
migrante, alla xenofobia, alla propaganda costruita sulla pelle dei più
deboli.