Il Fatto 7.11.18
“Non lasciamo il nazionalismo ai nazionalisti”
di Giuliano Battiston
“La
bestia del nazionalismo va addomesticata”. È sul piano della nazione,
“rigettata a torto con tutti i suoi orpelli” dalla sinistra, che i
difensori della democrazia liberale devono combattere. È quel che
sostiene Yascha Mounk, politologo della Harvard University, conosciuto
soprattutto per Popolo vs Democrazia. Dalla cittadinanza alla dittatura
elettorale (Feltrinelli 2018).
Yascha Mounk, democrazia e liberalismo vanno tenuti distinti ?
Se
noi definiamo la democrazia in modo tale da includervi tutto ciò che ci
appare desiderabile, risulta impossibile capire per esempio quanto
accaduto in Svizzera, dove la maggioranza dei cittadini ha votato per
proibire la costruzione di una moschea. Un voto che è allo stesso tempo
democratico ma comunque illiberale. La distinzione, dunque, ci aiuta a
comprendere l’emergere di due nuovi sistemi politici. Da una parte, da
molti anni viviamo in sistemi di un liberalismo insufficientemente
democratico, nei quali i diritti di libertà individuale vengono più o
meno rispettati, ma le persone maturano l’impressione di non avere più
il potere di assumere decisioni davvero rilevanti. Dall’altra parte, si
affermano le democrazie illiberali, in cui alcuni leader, spesso
popolari come Matteo Salvini in Italia, cominciano a violare i diritti
individuali, a negare i diritti delle minoranze.
Il liberalismo
non democratico corrisponde alla tecnocrazia oligarchica, mentre la
democrazia illiberale al populismo autoritario. Quali sono i pericoli di
questa forma di populismo?
In un primo momento il populismo
autoritario si rivolge contro le minoranze, indebolisce le istituzioni,
nega lo stato di diritto, esercitando una violenza contro il primo dei
nostri valori, la libertà individuale. Ma una volta che i politici
illiberali hanno indebolito le istituzioni indipendenti, modificato la
natura degli equilibri costituzionali, assicurato l’elezione dei propri
lealisti nelle commissioni elettorali, diventa impossibile rimuoverli
dal governo attraverso strumenti democratici.
Lei suggerisce ai
progressisti di adottare una forma di “patriottismo pragmatico” I
nazionalisti di destra possono essere sconfitti sul loro stesso terreno?
Il
nazionalismo rimane una forza politica molto presente e forte, un
fattore centrale di mobilitazione e identità. Se tutti coloro che si
oppongono al razzismo e al nazionalismo esclusivo abbandonassero il
campo, personaggi come Matteo Salvini potrebbero monopolizzarlo,
provocando la bestia fino a farne un animale nuovamente selvatico. La
strategia migliore, non senza rischio, è di provare ad addomesticare
ancora di più il nazionalismo. Occorre battersi per un nazionalismo
inclusivo appunto.
La strategia da lei proposta non rischia di
lasciare il campo transnazionale ai populisti? Bernie Sanders sul
Guardian invoca un fronte progressista internazionale da opporre a
“l’asse autoritario”.
Ho apprezzato l’articolo di Sanders: è stato
molto esplicito sul pericolo rappresentato dall’autoritarismo
illiberale, incluso quella russo. Sanders è un fiero patriota. Sa che il
problema principale non è il fatto che Trump prometta la difesa degli
interessi degli Stati Uniti: lo hanno fatto tutti i presidenti
americani, e lo farebbe anche Sanders, da presidente. Il problema è che,
per Trump e per gli altri membri dell’internazionale illiberale,
l’unico modo per tutelare e proteggere gli interessi nazionali è quello
di opporsi agli altri Paesi. Un’internazionale democratica o
progressista dovrebbe basarsi sull’idea che ogni leader politico può
voler mantenere gli interessi del proprio Paese, ma senza rinunciare
alle forme di cooperazione internazionale che beneficiano tutti.
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