Il Fatto 6.11.18
Panebianco si scorda la Carta, noi no
di Tomaso Montanari
Angelo
Panebianco è un professore ordinario di Sistemi comparati
internazionali che ignora “l’effettivo funzionamento degli altri
ordinamenti costituzionali, da lui chiamati a testimoniare della bontà
delle riforme tanto desiderate (non si ripeterà mai abbastanza che in
nessuna democrazia costituzionale il ‘manovratore’ è libero di agire
indisturbato)” (lo ha notato Francesco Pallante sul manifesto). Ed è un
liberale che ha giustificato l’uso della tortura per combattere il
terrorismo. Basterebbe questo a sconsigliare di rispondere allo
sgangherato editoriale del Corriere della Sera con cui egli si è chiesto
dove siano finiti i “difensori tutti di un pezzo della Costituzione
italiana” di fronte a quelli che egli, settatore della riforma
Renzi-Boschi, giudica attacchi gravissimi alla Carta, e cioè le
dichiarazioni dei “capi (quelli veri, Casaleggio e Grillo) del partito
più forte, i 5Stelle (che), hanno manifestato il proposito di rottamare
il Parlamento e attaccato i poteri del capo dello Stato”. Se invece vale
la pena di rispondere, è per l’entusiasmo che il pezzo di Panebianco ha
suscitato nel Pd renziano (in testa la Boschi, corsa a esaltare via
Twitter il professore “controcorrente”) e nel villaggio fantapolitico
animato da Claudio Cerasa.
Se Panebianco, e la Boschi e Cerasa,
fossero in buona fede, dovrebbero essere grati a chi, argomentando
contro il rafforzamento del potere esecutivo, ha impedito che quel
potere fosse oggi in mano a quei 5Stelle che essi vedono come un
pericolo per la democrazia.
Se fossero in buona fede dovrebbero
riconoscere che i disprezzati difensori della Costituzione non hanno
taciuto di fronte al raffreddamento dell’amore dei 5Stelle per la
Costituzione. Sia chiaro: non essendo posseduti dal furore ideologico
che ottunde il liberalissimo professor Panebianco, sappiamo vedere la
differenza tra uno stravolgimento costituzionale approvato dalle due
Camere e alcune (pessime) dichiarazioni in libertà. Ma moltissimi e
continui sono stati i documenti, i seminari, gli appelli intorno a ogni
allontanamento dalla Carta: a partire dalle parole con cui Gustavo
Zagrebelsky ha argomentato, sulle pagine di Repubblica, circa
l’incostituzionalità del Contratto di governo. Chi scrive ha
recentemente stigmatizzato “l’antiparlamentarismo militante come tratto
più evidente della retorica di Di Maio e compagni. L’identificazione del
Parlamento con la ‘casta’, l’annunciata riduzione dei parlamentari
(contraddittoria con gli ideali di democrazia diretta, visto che allenta
e annacqua ancora il nesso rappresentante-rappresentati) e soprattutto
la dichiarata volontà di andare verso il vincolo di mandato e la
prospettiva di un referendum propositivo senza quorum, del tutto
indifferente agli equilibri della democrazia”. E, ancora, una prassi di
governo che “si nutre di decretazione d’urgenza esattamente come prima”.
Sono parole apparse sul sito di questo giornale: il Fatto ha sempre
accolto le prese di posizione di Libertà e Giustizia e del Coordinamento
per la Democrazia Costituzionale su questi e altri punti critici del
rapporto tra 5Stelle e Costituzione. Non così il giornale di Panebianco,
i cui lettori apprendono che esiste questo fronte di opinione solo
quando un “autorevole” editorialista decide di criticarne il presunto
silenzio: come ha chiosato ancora Pallante, se il Corriere della Sera
offrisse “le sue colonne a un esponente dell’ex Comitato del No, quel
che scriverebbe sarebbe una sorpresa per tutti, a partire dai suoi
prestigiosi editorialisti”.
Ma Panebianco e i suoi estimatori non
sono in buona fede. Il Corriere è attentissimo a non attaccare la Lega,
da anni perno del sistema di potere lombardo: a domenica risale
l’ennesima intervista genuflessa a Matteo Salvini. Questo è il punto: la
vera eversione costituzionale, questo governo la sta attuando contro la
“parte più viva, più vitale, più piena d’avvenire, della Costituzione,
(che) non è costituita da quella struttura d’organi costituzionali che
ci sono e potrebbero essere anche diversi: la parte vera e vitale della
Costituzione è quella che si può chiamare programmatica” (Calamandrei).
Questo attacco è la politica di Salvini contro i migranti, e contro i
diritti, le libertà e le dignità costituzionali: una politica su cui
Panebianco e i suoi estimatori non dicono nulla, perché la approvano.
Non per caso il Foglio propone ora un’alleanza tra Pd e Lega in chiave
antigrillina, estendendo quella convergenza di fatto che si registra su
questioni cruciali come quella del Tav. Al contrario, è la sudditanza
del Movimento 5 Stelle a questo attacco frontale e sostanziale della
Lega al progetto della Costituzione che preoccupa i difensori della
Carta. Dunque Panebianco si rassicuri: siamo sempre qua, dall’altra
parte della barricata.