sabato 3 novembre 2018

Il Fatto 3.11.18
Emanuela, Elisa e le altre vittime della “lupara rosa”
Scomparse - Non si trovano, le loro famiglie finite nella trappola dell’attesa che non finisce più. Erano soltanto delle ragazze
di Federica Sciarelli


È uno strano Paese il nostro. In questo momento ci sono due famiglie, o meglio tre, che stanno contando le ore. Stanno contando le ore che le separano da un esame, quello del Dna, per sapere se le ossa trovate nella Nunziatura Apostolica appartengano a un loro caro, scomparso da anni. A casa di Maria, la mamma di Emanuela Orlandi, si aspetta. A casa delle tre sorelle di Emanuela si aspetta, e così a casa del fratello Pietro. E si contano le ore anche a casa di Antonietta, la sorella di Mirella Gregori. Stessa sorte e angoscia per i genitori di Alessia Rosati, caso poco conosciuto ai più. Ma l’incubo è lo stesso: una ragazza romana che non da notizie di sé da anni. E nessuno di questi familiari sta sperando che le ossa della Nunziatura non siano proprio quelle, proprio le loro. Tutti sperano che ci sia finalmente una risposta, anche se la peggiore, avendo vissuto con certezza un lutto che però non è stato mai accertato.
Scomparsa volontaria? Fesserie. Ma alle famiglie è stato detto che si trattava di una ragazzata. Sono passati 35 anni per Emanuela e Mirella. Oggi le due ragazze avrebbero 50 anni, una famiglia forse, o forse no. Forse sarebbero laureate, e quel flauto che è scomparso insieme alla ragazza che viveva in Vaticano sarebbe stato cambiato tante e tante volte. Come mai per i maschi si parla di lupara bianca e per le donne non si può parlare di lupara rosa? Non si potrebbe introdurla nel vocabolario, così come la lupara bianca che è ben descritta nei casi in cui i mafiosi fanno scomparire qualcuno senza lasciarlo per terra, senza sporcare di sangue il marciapiede? Bianca, appunto, perché non c’è il sangue, non c’è il colore rosso, ma solo la nebbia fitta di una scomparsa… il nulla, il vuoto, il niente.
Lupara rosa: maschio che fa scomparire una donna, sia essa moglie o compagna, amica o sconosciuta, adulta o ragazza, e ne occulta il cadavere. I motivi di questi omicidi? Sono tra i più svariati: la gelosia, il possesso, essere stati respinti, ma anche un bieco motivo economico, il non voler pagare gli alimenti per una vita, o la semplice irritazione del momento, come il fastidio di briciole lasciate sul tavolo.
E sapete perché si fanno scomparire le donne? Perché senza il corpo spesso non c’è processo. Non c’è un corpo assassinato, e quindi non c’è un assassino, non c’è un reato da giudicare. Ci sono voluti anni ai genitori di Katiuscia Gabrielli per far capire che la loro figlia non era andata via volontariamente. Poi si scoprì che il compagno pizzaiolo, padre dei suoi figli, l’aveva fatta scomparire mettendola dentro il forno di notte, mentre il ristorante era chiuso. Gli abitanti della zona avevano sentito strani rumori, e visto un fumo e della polvere arrivare dal camino della pizzeria nei loro terrazzi.
Il dottor Belmonte, che era stato direttore di carcere, teneva moglie e figlia dentro una intercapedine sotto la sua stanza da letto. Per anni aveva sostenuto che erano andate via lasciandolo solo. Ma, fatto strano, le due donne avevano lasciato anche le loro cose. I loro vestiti, la macchina, i soldi nel conto corrente; eppure avevano creduto a lui, al dottor Belmonte, fino alla macabra scoperta.
E che dire di quella donna che scompare da Roma, e le viene controllato cellulare e tutto il resto, e pur non trovando nulla di sospetto si insinua il dubbio che avesse deciso di fuggire con un amante? Era una donna come le altre, lavorava e poi si dedicava alla famiglia, ma sulla strada fu rapita da un pazzo criminale che l’ha portata nell’autogrill dell’autostrada per Napoli, altezza Caianello. Lì è stata violentata e gettata via tra gli arbusti. Per anni nessuno aveva saputo nulla di lei, e quella dell’autogrill era rimasta una donna senza identità, e solo perché altre tre ragazze furono fermate dallo stesso pazzo di Caianello si risalì all’impiegata di Roma, fatta scomparire, violentata e uccisa da uno sconosciuto, e fatta pure passare per puttana.
E che dire della mamma di Elisa Claps che all’ennesima risposta “sua figlia se ne è andata, prima o poi torna” , si è levata il tacco della scarpa e lo ha lanciato verso l’uomo delle istituzioni a cui aveva chiesto aiuto con tutto il suo carico di dolore…
Elisa Claps, appunto. La dimostrazione che tutto è possibile: anche ritrovare una ragazza dentro il sottotetto di una Chiesa, quella del corso della città, in questo caso Potenza dopo 17 anni. Eppure in Chiesa era andata Elisa e da lì era scomparsa. Ma anche per lei fu detto che se ne era andata via volontariamente, pensate che fu avvistata dappertutto, persino in Albania. Il ragazzo con cui aveva un appuntamento e che era sporco di sangue proprio quel giorno fu lasciato libero di continuare nella sua follia criminale. E solo dopo 17 anni e solo dopo il ritrovamento dentro i locali della chiesa dai quali non era mai uscita, il giovane diventato adulto e assassino per la seconda volta, è stato fermato.
È facile comprendere perché, oggi, i familiari sperano che quelle povere ossa siano proprio le loro. Bisogna aspettare lunedì, hanno letto e sentito dai giornalisti.
E ora stanno contando le ore: di pianti se ne sono fatti già tanti, adesso è il tempo di avere giustizia. E se saranno le ossa di una cripta vicina a Villa Giorgina, se saranno le ossa portate dalle catacombe che si trovano a poca distanza, allora vorrà dire che si aspetterà il prossimo ritrovamento.