Il Fatto 27.1.18
La studentessa a Mattarella: “Noi siamo No Tav”
Teresa Piergiovanni, 23enne, parla al presidente durante l’inaugurazione dell’anno accademico sotto la Mole
di Andrea Giambartolomei 
L’opposizione
 al Tav fa irruzione anche al Teatro Carignano di Torino dove, ieri 
mattina, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella assisteva 
all’inaugurazione dell’anno accademico dell’università cittadina. 
Un’irruzione gentile, ma militante, in una cornice istituzionale.
Dal
 palco, nel corso del suo intervento, la presidente del Consiglio degli 
studenti, Teresa Piergiovanni, 23enne eletta ad aprile con la lista di 
sinistra (maggioritaria) Studenti Indipendenti, ha voluto parlare di 
confini e ribadire le differenze tra i giovani europei, una generazione 
“cresciuta senza mai trovarsi davanti a un confine chiuso”, e i giovani 
“che vorrebbero venire in Europa”, per i quali “invece, non esiste un 
progetto Erasmus”: “I migranti e le migranti vengono separati in cattivi
 e buoni, economici e rifugiati, sulla base di criteri arbitrari si 
decide chi abbia o meno il diritto di stare nel nostro paese – ha detto 
–. Si sceglie di colpire chi migra e non chi sfrutta come forza lavoro a
 basso costo queste persone costrette alla clandestinità”.
Ha 
anche infilato una stoccata all’esecutivo gialloverde: “Il nostro 
governo sceglie di colpire le organizzazioni non governative che nel 
Mediterraneo salvano vite umane e non le organizzazioni criminali che su
 quelle vite costruiscono il loro profitto”.
In questo contesto è 
arrivata a trattare il tema più sensibile che si possa trattare a Torino
 di questi tempi: il Tav Torino-Lione. “Noi stiamo con le comunità che 
ogni giorno lottano per i propri territori, come il movimento No Tav in 
Val di Susa, che ha una frontiera chiusa e invalicabile per chi migra, 
ma aperta a una grande opera inutile e dannosa come il Tav”.
Le 
parole di Teresa Piergiovanni sono state applaudite da una parte del 
pubblico: “Solo una persona mi ha detto che non era d’accordo”, spiega 
lei al Fatto. Tuttavia il pensiero “No Tav” in università, dove negli 
ultimi giorni si sono moltiplicati i dibattiti e gli incontri in vista 
della manifestazione dell’8 dicembre, non viene accettato da tutti. 
Ieri, ad esempio, due consiglieri regionali del Pd, Luca Cassiani e 
Nadia Conticelli, hanno scritto una lettera a Gianmaria Ajani, rettore 
dell’ateneo torinese, “per chiedere che all’interno del Campus Einaudi 
sia garantita la libera circolazione di idee e opinioni, come è dovuto 
in una istituzione formativa pubblica, e quindi siano rimosse le 
bandiere No Tav dagli spazi comuni non adibiti all’affissione 
ideologica”.
Insomma, a meno di due settimane dell’8 dicembre il 
clima si scalda. Così le “madamine” organizzatrici della manifestazione 
Sì Tav annunciano che non si faranno vedere: “Ce ne resteremo buoni 
buoni a svolgere la nostra vita normale, possibilmente in luoghi lontani
 dalla piazza No Tav, nel rispetto di coloro che la pensano diversamente
 da noi”, scrive Giovanna Giordano Peretti. In piazza sfileranno alcuni 
rappresentanti della Città, come il vicesindaco Guido Montanari che 
potrà indossare la fascia tricolore che “rappresenta Torino, come il 
gonfalone”, ha ammonito l’ex sindaco Piero Fassino alla maggioranza 
pentastellata del Consiglio comunale ieri pomeriggio. “Vi state mettendo
 contro tutta la città – ha aggiunto l’onorevole –: siete isolati e 
dovreste ascoltare i cittadini e capire cosa pensano. Vi state 
trasformando in un movimento di antagonismo sociale”.
 
