martedì 27 novembre 2018

Il Fatto 27.1.18
La studentessa a Mattarella: “Noi siamo No Tav”
Teresa Piergiovanni, 23enne, parla al presidente durante l’inaugurazione dell’anno accademico sotto la Mole
di Andrea Giambartolomei


L’opposizione al Tav fa irruzione anche al Teatro Carignano di Torino dove, ieri mattina, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella assisteva all’inaugurazione dell’anno accademico dell’università cittadina. Un’irruzione gentile, ma militante, in una cornice istituzionale.
Dal palco, nel corso del suo intervento, la presidente del Consiglio degli studenti, Teresa Piergiovanni, 23enne eletta ad aprile con la lista di sinistra (maggioritaria) Studenti Indipendenti, ha voluto parlare di confini e ribadire le differenze tra i giovani europei, una generazione “cresciuta senza mai trovarsi davanti a un confine chiuso”, e i giovani “che vorrebbero venire in Europa”, per i quali “invece, non esiste un progetto Erasmus”: “I migranti e le migranti vengono separati in cattivi e buoni, economici e rifugiati, sulla base di criteri arbitrari si decide chi abbia o meno il diritto di stare nel nostro paese – ha detto –. Si sceglie di colpire chi migra e non chi sfrutta come forza lavoro a basso costo queste persone costrette alla clandestinità”.
Ha anche infilato una stoccata all’esecutivo gialloverde: “Il nostro governo sceglie di colpire le organizzazioni non governative che nel Mediterraneo salvano vite umane e non le organizzazioni criminali che su quelle vite costruiscono il loro profitto”.
In questo contesto è arrivata a trattare il tema più sensibile che si possa trattare a Torino di questi tempi: il Tav Torino-Lione. “Noi stiamo con le comunità che ogni giorno lottano per i propri territori, come il movimento No Tav in Val di Susa, che ha una frontiera chiusa e invalicabile per chi migra, ma aperta a una grande opera inutile e dannosa come il Tav”.
Le parole di Teresa Piergiovanni sono state applaudite da una parte del pubblico: “Solo una persona mi ha detto che non era d’accordo”, spiega lei al Fatto. Tuttavia il pensiero “No Tav” in università, dove negli ultimi giorni si sono moltiplicati i dibattiti e gli incontri in vista della manifestazione dell’8 dicembre, non viene accettato da tutti. Ieri, ad esempio, due consiglieri regionali del Pd, Luca Cassiani e Nadia Conticelli, hanno scritto una lettera a Gianmaria Ajani, rettore dell’ateneo torinese, “per chiedere che all’interno del Campus Einaudi sia garantita la libera circolazione di idee e opinioni, come è dovuto in una istituzione formativa pubblica, e quindi siano rimosse le bandiere No Tav dagli spazi comuni non adibiti all’affissione ideologica”.
Insomma, a meno di due settimane dell’8 dicembre il clima si scalda. Così le “madamine” organizzatrici della manifestazione Sì Tav annunciano che non si faranno vedere: “Ce ne resteremo buoni buoni a svolgere la nostra vita normale, possibilmente in luoghi lontani dalla piazza No Tav, nel rispetto di coloro che la pensano diversamente da noi”, scrive Giovanna Giordano Peretti. In piazza sfileranno alcuni rappresentanti della Città, come il vicesindaco Guido Montanari che potrà indossare la fascia tricolore che “rappresenta Torino, come il gonfalone”, ha ammonito l’ex sindaco Piero Fassino alla maggioranza pentastellata del Consiglio comunale ieri pomeriggio. “Vi state mettendo contro tutta la città – ha aggiunto l’onorevole –: siete isolati e dovreste ascoltare i cittadini e capire cosa pensano. Vi state trasformando in un movimento di antagonismo sociale”.