domenica 25 novembre 2018

Il Fatto 25.11.18
La destra quasi al 50%, ma B. e Salvini non sanno che fare
Vecchi alleati - Lega, Meloni e FI sono maggioranza virtuale: “Silvio” e “Matteo” però non concordano In caso di crisi, l’ex Cavaliere non vuole il voto anticipato
La destra quasi al 50%, ma B. e Salvini non sanno che fare
di Carlo Tecce


Un giorno di ottobre del 1995, quasi un quarto di secolo fa, Silvio Berlusconi ha scolpito un memorabile aforisma che resiste al tempo e al tempo si consegna: “Io sono semplicemente un imprenditore che fa miracoli”. L’ormai lunga stagione politica va annoverata tra i miracoli più riusciti. Con un partito inesistente – Forza Italia è aggrappata all’otto per cento nei sondaggi – e con gli ottantadue anni compiuti in settembre, l’ex Cavaliere è pronto all’ennesimo miracolo. Quello che lo può rendere immortale: resuscitare il Berlusconi politico all’epoca dei gialloverdi di Luigi Di Maio & Matteo Salvini.
Il piano di Silvio è ambizioso, forse utopistico, ma rientra nelle specialità – soprannaturali – di Arcore: reclutare una cinquantina di senatori e una trentina di deputati, cioè un gruppo eterogeneo e ben ancorato al seggio disposto a fornire un’opzione a Salvini – in caso di crisi – con la formazione di un governo a trazione leghista col centrodestra compatto e una guarnigione, per l’appunto, di “Responsabili”. L’ex Cavaliere è salito al Quirinale da Sergio Mattarella, pochi giorni fa, per dichiararsi pronto a salvare l’Italia con un gesto di estrema generosità e scongiurare le elezioni anticipate.
Berlusconi ha osservato le divergenze tra il Carroccio e i Cinque Stelle in un’alleanza che adesso vacilla per lo scontro con l’Europa e presto può crollare per le ripercussioni economiche e la sfiducia dei consumatori (nota bene: sono riflessioni tipiche di Silvio in versione statista profondamente afflitto). Silvio ha raccolto anche le ansie dei governatori leghisti del Nord – Attilio Fontana (Lombardia), Luca Zaia (Veneto), Massimiliano Fedriga (Friuli Venezia Giulia) – che faticano a rassicurare il tradizionale elettorato del Carroccio. E per finire, con lo sguardo da Caimano, Berlusconi non smette di ricordare a Salvini che Forza Italia (e pure Fratelli d’Italia) sono determinanti nei collegi con l’attuale sistema di voto.
Per i collaboratori più ascoltati da Berlusconi – in ordine alfabetico, Niccolò Ghedini, Gianni Letta, Licia Ronzulli – è il momento di riproporre il modello seppur usurato di centrodestra con Salvini al comando perché il Carroccio non può sopportare ancora per molto la convivenza con i Cinque Stelle e perché il Quirinale e il Parlamento (con motivazioni diverse) non potranno mai accettare la fine della legislatura dopo neanche un anno.
Il centrodestra ha 261 deputati su 630 a Montecitorio e 137 senatori su 315 a palazzo Madama e dunque ha bisogno di almeno una cinquantina di “Responsabili” alla Camera e di una trentina al Senato. È un’operazione complicata, adatta però ai prodigi di Berlusconi che, in stile Gesù, potrebbe dire “venite con me, vi farò diventare pescatori di uomini”. I “Responsabili”, insegna Berlusconi, vanno pescati nelle acque dei partiti che hanno imbarcato sconosciuti o che stanno per tagliare i posti a bordo: i renziani che rischiano di scomparire dopo la nuova segreteria del Pd e la probabile scissione dopo le Europee; i pentastellati – solo a palazzo Madama sono 109 – che coltivano idee di destra e, soprattutto, la paura di non ritornare più in Parlamento; i centristi assiepati tra i banchi del Misto.
Secondo Berlusconi, Ghedini e Ronzulli, adesso vanno lanciate le esche per completare la pesca con la caduta del governo gialloverde, le consultazioni al Quirinale e l’agitazione dei mai placidi mercati finanziari. Il centrodestra nei sondaggi vale il 48 per cento e la Lega da sola il 36, ma quelli del Nord – Fontana e colleghi – temono l’effetto di una bolla, che così cresce in fretta e così si può sgonfiare se Salvini continua a investire risorse pubbliche sul reddito di cittadinanza del Movimento e a dimenticare le promesse leghiste. Che siano elucubrazioni di un “semplice imprenditore che fa miracoli” o di un anziano signore che anticipa il corso della politica, lo vedremo tra poco. Quello che è certo, però, è che Berlusconi non chiacchiera invano. Qualche mese fa, raccontano le leggende, l’ex Cavaliere ha confidato al senatore Adriano Galliani, ex presidente e da sempre tifosi dei brianzoli, che desiderava una squadra di calcio per riempire le domeniche. In un paio di settimane ha comprato il Monza. Volete che sedurre qualche decina di parlamentari sia un problema?
Un governo Salvini, prima o dopo le Europee, scongiurerebbe anche il rischio di un connubio tra Pd e Cinque Stelle. Ma il leader leghista ha davvero voglia di tornare nella vecchia casa del centrodestra?