Corrriere 5.11.18
Dove sono i difensori della Carta
di Angelo Panebianco ,Andrea Pertici
Caro direttore,
in
un editoriale del 2 novembre, Angelo Panebianco torna a chiedersi dove
sono tutti quanti i difensori della Costituzione, con riferimento
soprattutto ai critici dell’ultima riforma costituzionale. Sembra siano
sfuggiti i ripetuti interventi dei costituzionalisti a difesa delle
prerogative del presidente della Repubblica, così come le aspre critiche
a misure di dubbia costituzionalità, come il decreto sicurezza.
D’altronde,
sulle riforme costituzionali, il contratto di governo ha un approccio
minimalista e il ministro Fraccaro ha ribadito che esse, consegnate a un
ampio confronto parlamentare, saranno limitate a ridurre i parlamentari
e a un ragionevole rafforzamento di istituti di democrazia diretta. Un
approccio molto diverso e ben più rispettoso della Costituzione. Ma le
argomentazioni di Panebianco potrebbero essere rovesciate.
Nella
scorsa legislatura, i parlamentari del Pd in dissenso dal segretario
sono stati rimossi dalle commissioni parlamentari, mentre con la riforma
costituzionale si intendeva ridurre il Parlamento a strumento di
ratifica della volontà del governo.
Allora dove erano tutti quanti gli attuali difensori del Parlamento e del divieto di mandato imperativo?
Professore ordinario di Diritto costituzionale nell’Università di Pisa
I
«ripetuti interventi dei costituzionalisti» sono soltanto, nelle
condizioni presenti, flatus vocis. È bizzarro che il professor Pertici
polemizzi con me anziché occuparsi di quanto vanno proponendo in materia
costituzionale i leader del partito di maggioranza relativa. Non è
necessario essere dei geni politici per collegare l’approccio del
ministro Fraccaro alla questione della democrazia diretta, approccio —
stando a quanto dice l’esimio costituzionalista — «rispettoso della
Costituzione» (al pari del «contratto di governo»), con le posizioni —
non precisamente minimaliste — espresse sullo stesso argomento dai capi
dei 5Stelle, nonché capi del medesimo Fraccaro. Per spiegare certi
imbarazzanti silenzi ho parlato di «affinità elettive». Confermo.