Corriere 30.11.18
Maleducato, ultrà, ex re dei casinò: è l’ultima stampella di Netanyahu
Oren Hazan è il deputato che con il suo voto tiene in vita il governo in Israele
di Davide Frattini
GERUSALEMME
Alla parata di benvenuto per Donald Trump un anno e mezzo fa, si è
intrufolato senza invito, ha superato la barriera di giacche scure e
tirandolo per il braccio ha costretto il presidente americano a un
selfie fuori protocollo. Gli avrebbe pure sussurrato «sono il Trump
israeliano», non proprio un complimento considerato che Oren Hazan ha
gestito casinò in Bulgaria ed è sospettato — lui smentisce — di aver
fatto girare prostitute e cocaina assieme alla roulette.
È anche
il parlamentare che più ha creato imbarazzi al premier Benjamin
Netanyahu in questi tre anni di legislatura. A metà novembre è stato
sospeso sei settimane dalla Knesset per aver insultato un generale della
riserva e funzionario al ministero della Difesa durante un dibattito.
Era stato riammesso da poco nel palazzo costruito a Gerusalemme nel 1966
con una donazione della famiglia Rothschild, un altro esilio punitivo
di sei mesi deciso dal comitato etico con questa motivazione: «Il
deputato Hazan sembra essersi dato l’obiettivo di tormentare i
parlamentari arabi o le colleghe donne con offese e umiliazioni». Alla
laburista Michal Biran aveva detto «sei troppo brutta per essere
ingaggiata come prostituta».
La lista delle ingiurie è lunga —
pochi giorni fa ha oltraggiato un deputato disabile dell’opposizione
chiamandolo Golem (un mostro antropomorfo) — quanto il suo incarico è
diventato indispensabile per Netanyahu. Le dimissioni di Avigdor
Liberman — da ministro della Difesa e da alleato — hanno lasciato il
premier con una maggioranza striminzita e vacillante di 61 deputati sui
60 necessari. Così il governo si ritrova a contare su Hazan,
l’alternativa è la caduta e le elezioni anticipate.
Nonostante la
sospensione di cinque settimane, può ancora partecipare alle votazioni. I
dirigenti del Likud sono però preoccupati dalla sua (in)disciplina.
Alla mensa del parlamento — racconta il quotidiano Haaretz — un gruppo
di deputati della destra si rinfacciava a vicenda di averlo ammesso nel
partito. In realtà il politico ha rischiato di restare fuori dalla
Knesset e la sua elezione ha sorpreso pure Netanyahu che gli aveva
garantito il trentesimo posto nella lista, quello riservato a un giovane
candidato (nel 2015 Hazan aveva 34 anni). Il Likud ha trionfato e ha
conquistato giusto giusto 30 seggi.
Così Oren è rientrato nel
palazzo da cui il padre era stato cacciato nel 2003: era stato colto a
votare due volte e per far sparire le prove dell’azione illegale aveva
cercato di portarsi via i computer usati per registrare le decisioni
dell’assemblea. Era stato lui a passargli l’eredità di stile e ideologia
in un video elettorale che aveva lasciato perplessi gli strateghi del
Likud. Sigaro cubano e bicchiere di vino rosso, Hazan senior offre
consigli al delfino in una scena che vuole ricordare il Padrino anche
per lo slogan alla Vito Corleone: «Fai agli israeliani un’offerta che
non possono rifiutare».