Corriere 24.11.18
Il sondaggio
Lega ancora su: ora è al 36,2%
Calano 5 Stelle e Forza Italia
di Nando Pagnoncelli
La
Lega continua a salire e nelle intenzioni di voto arriva al 36,2%.
Aumenta così la distanza con i 5 Stelle che si attestano al 27,7%. Il Pd
16,8%. Forza Italia al 7,9%. Per quanto riguarda il governo, in
flessione il gradimento di Conte e quello di Di Maio. In crescita
Salvini.
N el mese di novembre tra le forze della maggioranza si
sono alternati momenti di contrasto, soprattutto sui temi della
giustizia e delle grandi opere, e momenti di coesione, in particolare
dopo la bocciatura da parte dell’Ue della legge di Bilancio e la
probabile apertura della procedura di infrazione nei confronti
dell’Italia. Pertanto, in anticipo rispetto al consueto aggiornamento
mensile, abbiamo voluto verificare «la temperatura» del consenso per il
governo e i partiti. L’esecutivo fa segnare un arretramento: i giudizi
positivi (53%) continuano a prevalere nettamente su quelli negativi
(36%), ma l’indice di gradimento diminuisce di tre punti attestandosi a
60. La stessa tendenza si registra per il presidente Conte, in flessione
di due punti (passa da 64 a 62) e per il vicepremier Di Maio (da 51 a
47), per il quale per la prima volta le valutazioni negative (46%)
prevalgono su quelle positive (41%). Al contrario l’indice di gradimento
di Salvini aumenta di due punti (da 58 a 60) e si avvicina a quello del
premier (il divario scende da -6 a -2).
Quanto alle intenzioni di
voto, a distanza di tre settimane dal precedente sondaggio registriamo
un ulteriore aumento del vantaggio della Lega sul Movimento 5 Stelle (da
6% a 8,5%): la prima infatti si attesta al 36,2% delle preferenze
(+1,5%), il secondo al 27,7% (-1%). A seguire il Pd, al 16,8% (+0,3%), e
Forza Italia al 7,9% (-0,8%), quindi Fratelli d’Italia (2,6%), +Europa
(2,1%) e Liberi e Uguali (1,5%) che abbiamo testato per l’ultima volta
prima dell’assemblea prevista per oggi che dovrebbe decretare
cambiamenti di rilievo.
Rispetto al voto del 4 marzo, la Lega ha
quasi raddoppiato i consensi penetrando in aree territoriali un tempo
assai distanti e aumentando significativamente tra le donne, le persone
mature o anziane (al di sopra dei 50 anni), con scolarità elementare e,
riguardo alla condizione occupazionale, tra ceti molto diversi tra loro
(casalinghe e pensionati ma anche ceti imprenditoriali e dirigenti,
nonché tra i dipendenti pubblici). Per non parlare della crescita nel
mondo cattolico, in particolare tra coloro che partecipano alla messa
tutte le domeniche. D’altronde, l’esibizione di rosario e vangelo da
parte di Salvini una settimana prima delle elezioni ha rappresentato un
messaggio molto più forte della famosa copertina di Famiglia Cristiana
(«Vade retro Salvini»).
Il M5S ha perso consenso soprattutto tra
le donne, tra i più giovani (in particolare tra gli studenti), tra gli
elettori più istruiti (laureati e diplomati), i ceti dirigenti e i
dipendenti pubblici.
I dem arretrano tra gli uomini, tra le
persone di età adulta (35-50 anni) e matura (oltre 65 anni), come pure
tra quelle meno istruite (licenza elementare) e i ceti popolari, mentre
fanno segnare una crescita tra i laureati e gli studenti e una
sostanziale tenuta presso i ceti dirigenti.
Forza Italia si è
significativamente indebolita presso i segmenti sociali che da sempre
rappresentavano il suo elettorato più fedele, cioè le donne, le persone
meno scolarizzate, casalinghe, pensionati e lavoratori autonomi.
La
Lega quindi appare in salute, mentre il M5S fatica, per le ragioni più
volte evocate: elettorato proveniente da aree politiche diverse
(situazione ideale stando all’opposizione, ma molto complicata quando si
hanno responsabilità di governo), ambiti di intervento molto complessi,
minore esperienza, dissenso interno. Tutti aspetti estranei al partito
di Salvini.
Dunque, la Lega è inarrestabile? Senza voler sminuire
la portata del suo consenso — il raddoppio (sia pure virtuale) degli
orientamenti di voto in pochi mesi è infatti un accadimento inedito —
l’analisi dei dati sul totale degli elettori (quindi non sui voti
validi), ridimensiona in parte il risultato. Infatti occorre fare i
conti con un elemento di cui si parla poco: l’aumento dell’area grigia
rappresentata da indecisi e astensionisti che oggi rappresentano il
36,2%, vale a dire quasi 3,2 milioni di elettori in più rispetto alle
politiche. Al crescere dell’astensione la Lega aumenta il risultato
grazie alla forte tenuta del proprio elettorato, a differenza delle
altre forze politiche che fanno segnare un’uscita di elettori che in
larga misura manifestano la loro delusione scegliendo di non scegliere,
astenendosi dal voto.
Sulla totalità del corpo elettorale la Lega
in 6 mesi (tra il 4 marzo e il 5 settembre) fa un balzo passando dal
12,3% delle Politiche al 22,1% (da 5,7 a 10,3 milioni di elettori), ma
da inizio settembre a oggi aumenta di un solo punto. Si verifica quindi
una sorta di «effetto ottico»: la Lega dalla fine della pausa estiva a
oggi aumenta significativamente (quasi tre punti) in voti validi, ma il
dato sull’intero corpo elettorale mostra una lieve crescita (400.000
elettori).
Intendiamoci, si tratta di un consenso di grande
rilievo (10,7 milioni di elettori) che avvicina la Lega ai risultati
ottenuti alle politiche del 2008 dal Pdl (13,6 milioni di voti) e dal Pd
(12,1 milioni), nonché al successo renziano alle Europee del 2014 (11,1
milioni). Ma la scadenza elettorale del prossimo 26 maggio è ancora
distante e gli atteggiamenti degli italiani nei confronti dell’Europa
sono tutt’altro che univoci. Dunque, non è affatto da escludere che
rispetto allo scenario odierno la campagna elettorale riservi qualche
sorpresa. La paura di essere marginalizzati in Europa potrebbe indurre
una parte degli elettori a scegliere partiti meno ostili nei confronti
dell’Ue.