venerdì 23 novembre 2018

Corriere 23.11.18
Il missionario John, ucciso dalle frecce sull’isola proibita
di Michele Farina


Il popolo senza contatti con il mondo esterno
Una copia impermeabile della Bibbia, il pallone da regalare ai ragazzi e le buone intenzioni non hanno salvato John Allen Chau, ucciso a 27 anni sulla spiaggia di North Sentinel nel meraviglioso Mare delle Andamane. L’isola più isolata, un grumo di territorio indiano grande come Manhattan dove da 60 mila anni vive la comunità più incontaminata del mondo, non ha accolto il giovane americano come accadeva nei suoi giochi di bambino con arco e frecce, quando si colorava il volto con le bacche e impersonava Robinson Crusoe e Venerdì con il fratello nel giardino di casa a Vancouver, Stato di Washington. Gli amici lo descrivono «puro». Generoso, appassionato di natura e di calcio, viveva parte dell’anno isolato in una cabina in mezzo ai boschi d’America: forse per questo ha creduto di poter essere accettato dagli «isolati» per eccellenza?
Prima di uccidere l’«invasore» arrivato in kayak con il proposito «di diffondere la parola di Gesù», i Sentinelesi decimati dalla storia (sarebbero in tutto 50-100 individui) gli avevano fatto capire che la sua visita non era gradita. L’ha scritto lui stesso, nel diario che la madre ha dato al Washington Post. Ai suoi saluti stentati nella lingua del posto («Sono John, vi amo e anche Gesù vi ama») avevano risposto con una freccia sulla Bibbia water-proof. Al secondo tentativo, ha raccontato la polizia indiana, gli avevano distrutto la canoa facendolo tornare a nuoto alla barca d’appoggio, a 500 metri dalla riva. Il mattino successivo, venerdì 16 novembre, John non è tornato. I pescatori che l’avevano accompagnato in quella missione illegale hanno visto i locali trascinare il suo corpo sulla spiaggia e seppellirlo.
Ci vorrà tempo per recuperarlo, ha raccontato ieri il capo della polizia delle Andamane Dependra Pathak. Una squadra di esperti e antropologi è stata inviata in zona. Intanto sette persone sono state arrestate. Coloro che hanno reso possibile il viaggio proibito: i pescatori, l’amico ingegnere che ha procurato la barca, un altro logista. Per la legge indiana North Sentinel è un’isola off-limits già a sei miglia dalla costa. È una misura di protezione: Survival International l’ha definita «la società più vulnerabile del pianeta», per la mancanza di difese immunitarie (dovuta all’isolamento) verso le «nostre» malattie.
Candido o invasato, Chau non pensava ai rischi reciproci di quell’incontro. Nell’ultimo messaggio alla famiglia aveva scritto: «Penserete che sono pazzo, ma per me vale la pena portare Gesù tra quella gente. Non incolpate gli indigeni se verrò ucciso». La famiglia di John vorrebbe che anche gli arrestati ora fossero rilasciati. Con loro ha delle responsabilità Mat Staver, fondatore della congregazione protestante «Covenant Journey» a cui Chau aveva aderito ai tempi dell’università in Oklahoma. «Sin da ragazzo — ha detto Staver — John sognava di predicare su quell’isola». Perché non è stato dissuaso?
Sull’isola dove gli antenati sono approdati 60 mila anni fa con le prime migrazioni dall’Africa, i sentinelesi non ne vogliono sapere di chi arriva da fuori, in pace o in guerra. Hanno ferito a colpi di frecce un regista che voleva girare un documentario per National Geographic, hanno ucciso due pescatori di frodo. Nel 2004 tesero l’arco contro l’elicottero mandato a controllare le loro condizioni dopo lo tsunami. Quando è arrivato Chau, con i suoi sorrisi, la bibbia e il pallone, hanno visto in lui un altro nemico.