Corriere 16.11.18
Arte e politica
Xi oscura anche Deng
Due quadri riscrivono il suo ruolo nella storia
di Guido Santevecchi
Quarant’anni dopo la Grande Apertura del 1978
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
PECHINO
Quarant’anni fa Deng Xiaoping tracciò la rotta verso la grande apertura
della Cina all’economia di mercato e al mondo, sostituendo alla lotta
di classe lo sforzo per la modernizzazione del sistema produttivo. Ai
cinesi piacciono gli anniversari, soprattutto quelli a «cifra tonda» e
il logo «40» compare da mesi su giornali e tg che presentano la crescita
cinese come modello per le economie emergenti.
Era il dicembre
1978 quando nel Terzo Plenum dell’XI Comitato centrale del Partito
comunista Deng lanciò il «socialismo con caratteristiche cinesi», vale a
dire più mercato e un po’ meno marxismo. La Cina sottosviluppata e
dilaniata dalla Rivoluzione culturale maoista cominciò a correre e ad
arricchirsi. Ma c’è una stranezza, uno strappo storico: oggi, più che
celebrare il Piccolo timoniere Deng, la propaganda parla della Nuova era
ispirata dal Pensiero di Xi Jinping.
L’operazione revisionista è
parsa evidente nella mostra sul quarantennale allestita in estate al
Museo nazionale delle arti di Pechino. Al centro un quadro a olio di Xi
tra la folla adorante e solo sullo sfondo, quasi indistinguibile, una
statua di Deng. Molto spazio anche per Xi Zhongxun, padre dell’attuale
presidente: ritratto mentre illustra su una mappa a Deng le linee dello
sviluppo di Shenzhen, che nel 1980 fu designata come prima zona
economica speciale. Il titolo del quadro è evocativo: «Inizio di
primavera»; ma Xi Zhongxun era segretario di Partito nel Guangdong e
l’idea che abbia fatto lezione al leader Deng non regge. Oltretutto Xi
Zhongxun fu in seguito emarginato per volere di Deng. Nella mostra Xi
padre compare ancora: con i pantaloni rimboccati insegna ai contadini
come uscire dalle pastoie della collettivizzazione, un altro elemento
chiave delle riforme di Deng. E poco distante ecco il segretario
generale, rieletto a marzo presidente senza limiti temporali di mandato,
con i pantaloni rimboccati fino alle caviglie mentre ispeziona un
cantiere.
L’economia rallenta. Meglio allora rivendicare per la
famiglia Xi un ruolo decisivo nelle grandi riforme partite quarant’anni
fa. E gli eredi di Deng? Deng Pufang, figlio di Deng Xiaoping, ha rotto
il silenzio per invocare che la Cina «mantenga sobrietà» nell’affrontare
i problemi interni e «preservi il suo posto» nelle relazioni
internazionali, quasi un controcanto alle ambizioni di Xi per la
supremazia geopolitica e militare nei confronti degli Stati Uniti.
Discorso di settembre: la stampa di Pechino l’ha trascurato.
Deng
Pufang ragiona come il padre che insegnò ai compagni della direzione
collegiale costituita dopo la morte di Mao: «Celare la nostra forza e
guadagnare tempo». Nel discorso ha ricordato i dieci anni bruciati nel
terrore della Rivoluzione culturale, tra il 1966 e il 1976. Un evento
che lo accomuna a Xi. Il figlio di Deng fu picchiato dalle Guardie
rosse, è su una sedia a rotelle; Xi Jinping trascorse quel tempo a
spalare in campagna. I due sono «principi rossi», figli dei primi eroi
della rivoluzione comunista. Ma ora Xi Jinping promuove il padre e
sminuisce Deng Xiaoping. Anche una sfida tra famiglie.