Corriere 16.11.18
Il rapporto Save The Children presenta l’Atlante dell’infanzia a rischio. Focus sulle periferie, l’emergenza educativa nasce qui
Ricucire l’innocenza, un milione e 200 mila bambini vivono in povertà assoluta
di Marta Ghezzi
Un
solo isolato. Nelle grandi città, poche centinaia di metri possono fare
la differenza nella vita di un bambino. Incidere in modo indelebile sul
suo percorso di crescita. Perché nel nostro paese, quartieri anche
contigui possono essere completamente diversi, mondi confinanti che
scorrono su binari non paralleli. In Italia un milione e duecentomila
bambini e adolescenti vivono in condizioni di povertà assoluta.
Statistiche e sociologia dimostrano che il futuro di questi minori è
determinato non solo dalle condizioni economiche familiari, ma anche
dall’ambiente dove nascono e crescono. Così, anche la breve distanza da
un rione all’altro diventa fondamentale: da una parte hai tutte le
opportunità per il riscatto sociale, dall’altra non c’è (quasi) via
d’uscita dalla povertà. Il presidente della Camera Roberto Fico ha
parlato di «un quadro inaccettabile» alla presentazione del IX Atlante
dell’infanzia a rischio di Save the Children «Le periferie dei bambini»,
pubblicato da Treccani, a fine mese nelle librerie. È il tradizionale
rapporto dell’organizzazione internazionale, schierata dal 1919 a fianco
dell’infanzia, che compie per la prima volta un viaggio nelle periferie
delle grandi città.
Nelle aree più disagiate e vulnerabili,
indicate come periferie educative per la totale mancanza di risorse.
«L’Atlante le racconta dal di dentro e indica la strada: rigenerare
questi territori per garantire a ogni bambino il diritto di crescere in
un ambiente ricco di opportunità educative», dice Raffaela Milano,
Direttrice Programmi Italia-Europa di Save the Children. Cultura, sport,
trasporti, ambiente e abitare: Milano sottolinea il bisogno di
intervenire su più fronti, con un investimento forte su strutture e
servizi.
«Ci auguriamo che il Fondo Periferie riparta senza
esitazioni — aggiunge —, la politica territoriale va ridisegnata. Senza
dimenticare che la vera infrastruttura che manca al paese è quella
educativa. Solo il 6% di bambini con genitori non istruiti raggiunge la
laurea, il 94% resta bloccato al nastro di partenza. Stiamo negando un
futuro dignitoso a intere generazioni».
Raffaella Milano
La politica territoriale
va ridisegnata. E il fondo per le periferie deve ripartire senza esitazioni
Il
rapporto fa luce sulle disparità territoriali. A partire proprio dal
tasso di scolarità. I dati sono sorprendenti: se al Vomero, quartiere
bene di Napoli, le persone prive di diploma di scuola secondaria di
primo grado (le vecchie medie) sono solo il 2%, la percentuale sale al
20 a Scampia. Numeri uguali a Palermo: Malaspina si attesta al 2%,
Palazzo Reale raggiunge il 23%. Ancora più forte la forbice
sull’istruzione universitaria: i laureati dei quartieri benestanti a
nord di Roma sono quattro volte quelli della zona prossima al GRA, sette
volte a Milano (51,2% nelle zone Pagano-Magenta contro il 7,6% di
Quarto Oggiaro). Differenze marcate anche sui numeri dei Neet (quelli
che non studiano nè lavorano) e sui risultati dei test Invalsi. E
allargando lo sguardo, un altro dato preoccupante: il 77,1% dei minori
che vivono nelle aree metropolitane più a rischio del Mezzogiorno, non
pratica alcuna attività ricreativa, culturale o sportiva.
Una
realtà che Save the Children conosce bene. L’organizzazione, che lavora
in rete con una serie di partner locali, è presente nelle periferie più
svantaggiate di una ventina di città italiane con 23 Punti Luce, spazi
di aggregazione per bambini della fascia d’età 6-16 anni. «Costruiamo
delle piccole comunità educanti, che offrono un’alternativa
all’isolamento sociale e culturale», sottolinea ancora Milano. «Nei
Punti Luce accompagniamo allo studio e alla lettura, avviciniamo alle
nuove tecnologie, proponiamo laboratori artistici e musicali, gioco e
sport. Nel solo 2018 siamo riusciti a coinvolgere 8130 minori».
Roberto Fico
Tutte le Istituzioni sono chiamate in causa affin-ché i diritti dell’infanzia siano rispettati in Italia
La
disuguaglianza educativa si combatte, però, anche frenando la fuga
dalla scuola. Save the Children è da tempo in prima linea anche contro
il fenomeno della dispersione scolastica: nel 2011 l’organizzazione ha
avviato a Torino, Milano e Bari il programma Fuoriclasse, che spinge
l’acceleratore sulla motivazione allo studio e incoraggia il
protagonismo nelle classi. Dallo scorso anno il programma è stato
ampliato a tutta Italia e oggi sono più di 170 le scuole partecipanti,
per un totale di ventimila studenti, duemila docenti e mille genitori
raggiunti.