Corriere 13.11.18
Bonisoli: assumerò 160 restauratori
E nei musei voglio i custodi laureati
Il ministro al Corriere per il Bello dell’Italia: botta e risposta con gli operatori culturali
Il made in Italy? Il concetto di oggi non basta più.
Ci vuole più ambizione su quanto possiamo mostrare al mondo
di Alessandra Fulloni
l
made in Italy nell’arte e nella cultura? «È un contenitore che, per
come lo intendiamo oggi, nemmeno basta più. La gente viene dall’estero
per l’unicità di un patrimonio culturale sconfinato, ma oggi anche per
sperimentare il nostro stile di vita, per lo shopping, per la moda. Vale
la pena rifletterci ed essere più ambiziosi riguardo ciò che possiamo
mostrare al mondo».
Alberto Bonisoli, ministro dei Beni Culturali
(dopo essere stato insegnante di «innovation management» alla Bocconi e
direttore della Nuova Accademia delle Belle Arti) pensa al futuro con un
occhio importante rivolto ai problemi del presente e alle soluzioni per
affrontarli. Una, assai pratica, è l’attesa assunzione di 160
restauratori. La pubblicazione della graduatoria — indispensabile per
l’entrata in servizio degli specialisti addetti alla cura del patrimonio
artistico italiano, circa il 70 per cento di quello mondiale — era
ferma da due anni. «Venerdì è stata sbloccata» è l’annuncio dato ieri
dal ministro a Milano, alla «sala Buzzati» del Corriere della Sera
durante la terza e ultima tappa — le precedenti sono state a Venezia e a
Matera — de «Il bello dell’Italia», la grande inchiesta, giunta al
terzo anno, che scandaglia il nostro patrimonio artistico.
Le idee
su cui sta lavorando Bonisoli sono tante. Si parte dalla valorizzazione
delle «biblioteche di prossimità, decisive per ravvivare le periferie» e
si prosegue con la formazione del nuovo personale museale: «I custodi
oggi hanno in media 56 anni,la mia età. Sovente vengono da altri mondi,
ricollocati da noi dopo il fallimento di grosse aziende. Sopperiscono
alla mancanza di una preparazione specifica con l’entusiasmo». Ma non
basta. «So che litigherò con i sindacati: ma i prossimi custodi museali —
ha detto il ministro alla folta platea della sala Buzzati — li voglio
tutti laureati, a conoscenza di almeno una lingua e in grado di dare
importanza alla narrazione di una visita».
Credo nelle biblioteche di prossi-mità, sono decisive per ravvivare i quartieri della periferia e sono un incentivo alla lettura
A
aprire il convegno, moderato da Alessandro Cannavò, Paolo Conti e
Roberta Scorranese, sono stati il direttore del Corriere Luciano Fontana
— «con il Bello dell’Italia abbiamo girato il nostro Paese per tre
anni, dalle grandi metropoli alle piccole città: ovunque c’è qualcosa da
valorizzare — e Piergaetano Marchetti, presidente della Fondazione
Corriere emozionato nel definire «la sala Buzzati un’agorà delle idee».
Incalzato dalle domande di archeologi, bibliotecari e guide, Bonisoli ha
elencato le difficoltà del rilancio del suo «made in Italy». In primis
il complicato rapporto tra pubblico e privato, illustrato con alcune
situazione opache: appena insediato, al ministro hanno raccontato «di un
bando per dare un edificio storico di grande valore artistico, vicino a
Roma, in concessione ventennale. Lo Stato lo affida a una certa
istituzione privata disposta a prenderlo per valorizzarlo. Ma una gara
viene annullata e il canone della gara successiva è aumentato di dieci
volte senza l’esistenza di riferimenti chiari». Ecco altri casi:
«Abbiamo decine di concessioni di musei che sono scadute dal 2001 e
vanno avanti in regime di proroga». E ancora: «Lo scorso anno abbiamo
avuto un aumento dei ricavi museali lordi ma lo Stato non ha avuto un
aumento dei ricavi netti perché, banalmente, da alcune di queste
concessioni non sono arrivati più soldi».
La soluzione definita
«radicale» è questa: «A un certo punto non ci ho capito più un granché.
Così ho convocato un piccolo gruppo di giuristi, una decina circa e
tutti sotto i trent’anni, di cui non voglio conoscere orientamento
politico, né sapere se vedono l’intervento del privato nel mondo
culturale come Belzebù, né se ritengono che tutto quello che fa lo Stato
in questo settore sia sbagliato». Il loro compito sarà quello di
analizzare tutti i dossier — «ce ne sono tantissimi» — su cui serve
chiarezza: i risultati, attesi per fine anno, serviranno per definire le
linee guida di una nuova legge. Poi la sicurezza sul lavoro, «la prima
emergenza: in molte strutture mancano addirittura le certificazioni
antincendio. Abbiamo stanziato 109 milioni per le migliorie». Ma i
direttori dei musei? «Devono essere bravi: non mi interessa la loro
lingua, ma ogni giorno devono saper parlare allo stesso modo con i
baristi e i visitatori».