Corriere 13.11.18
La necropoli dei gatti
In Egitto scoperte tombe di animali che risalgono a tremila anni fa
«Ci sono scarabei mummificati»
La paura popolare e gli ex voto
Nel V secolo a.C. c’era un vero e proprio traffico di finte mummie vendute a caro prezzo
di Roberta Scorranese
«I
toporagni e gli sparvieri li portano nella città di Buti», mentre «i
gatti morti vengono trasportati nelle tombe». Questo manuale di zoologia
semi-fantastica è in realtà il primo resoconto sugli animali sacri
nell’antico Egitto ed è firmato da Erodoto, a metà del quinto secolo
avanti Cristo. E così oggi, poco alla volta, la terra restituisce questa
fauna mummificata, come è avvenuto a Saqqara — un’importante necropoli
egiziana a sud del Cairo — dove una missione archeologica ha scoperto
mummie di gatti in sette tombe, insetti, statuette in forma d’animale e
persino rari scarabei imbalsamati. Si tratta di tombe del Nuovo Regno
(1550-1069 a.C.) riutilizzate come «cimitero di gatti», appunto.
Quello
degli ex voto fatti di animali mummificati era parte di un culto molto
popolare, diffuso e radicato, come spiega Roberto Buongarzone,
egittologo presso l’università della Tuscia e autore del saggio «Gli dei
egizi» pubblicato da Carocci. «C’era un sistema ben organizzato intorno
a questa liturgia — dice lo specialista —. Per esempio, numerose
necropoli avevano un reticolo interno di gallerie che collegava ciascun
“reparto” dedicato a questo o a quell’animale a templi nei quali si
esercitava la devozione». Non solo: nell’antico Egitto si arrivava ad
avere un vero e proprio traffico di animali mummificati, con tanto di
piccoli e grandi illeciti. «Per esempio — continua Buongarzone — abbiamo
testimonianze di finte mummie, vendute a caro prezzo come tali ma che,
all’interno, contenevano al massimo un paio di ossa di gatto e per il
resto un involucro di paglia».
Si speculava insomma sulla fede dei
numerosi pellegrini che raggiungevano le necropoli — lo stesso Erodoto
si meraviglia di questa carovana senza fine — e che compravano animali
mummificati come dono votivo da offrire per ottenere quelle che noi
cattolici chiameremmo «indulgenze». Ma, nel complesso, dietro c’era un
intero sistema economico e sociale, fatto di allevamenti, addetti alla
soppressione degli animali, esperti di mummificazione, sacerdoti
«abilitati» a quel tipo di culto.
La scoperta egiziana, annunciata
tra gli altri anche dal capo del Consiglio Supremo delle Antichità
Mostafa Waziri, fa sì che si torni a parlare delle (numerose) necropoli
animali in Egitto, come conferma Federico Poole, curatore al Museo
Egizio di Torino, istituzione che a Saqqara ha anche una missione di
scavi: «Quella è una zona in cui si sono concentrati numerosi
ritrovamenti di ex voto animali, non solo gatti ma anche cani e falchi,
per esempio. Se fosse confermata la notizia del rinvenimento di mummie
di scarabeo, allora sarebbe una grande novità sulla quale noi
specialisti dovremo lavorare». È infatti questa la vera cosa insolita
dell’annuncio arrivato dal Cairo e sulla quale nessuno per ora si
sbilancia: negli ultimi anni dall’Egitto sono arrivate comunicazioni
(archeologiche) ai limiti della spettacolarizzazione, secondo alcuni
analisti diffuse anche per rivitalizzare un’offerta turistica indebolita
dalle recenti turbolenze sociali e politiche.
Eppure le immagini
che arrivano dal luogo del ritrovamento sono impressionanti: sagome di
animali perfettamente conservati, statue di legno con sembianze feline,
una scultura in bronzo dedicata alla dea gatto Bastet, un sarcofago di
cobra e due di coccodrilli, statuette lignee di un leone, di una mucca e
un falcone. Testimonianze di una suggestione millenaria che nasce da un
unico, fondamentale istinto: la paura.
Buongarzone infatti spiega
che la devozione nei confronti degli animali come i felini spesso nasce
dal timore che questi incutevano e dal desiderio di esorcizzare quella
forza inspiegabile. Di alcuni animali si temeva la capacità di
ipnotizzare gli umani (per esempio i serpenti o certi felini). Ecco
perché, in seguito, quando sono arrivate le divinità antropomorfe,
alcune di queste hanno conservato un elemento animale. La più famosa è
Anubi, il dio protettore delle necropoli, raffigurato come un uomo dalla
testa di canide. Resta il mistero dello scarabeo, il simbolo più
affascinante: rappresentava il domani, qualcosa che deve nascere.
Vedremo che luce avrà.