Corriere 12.11.18
L’eroina che uccide i ragazzini
Dopo un decennio di calo costante, crescono le morti di overdose: una ogni due giorni
Nel
2017 il bilancio ha segnato un più 9,7% Vittime i «reduci» degli anni
80 e 90, ma anche gli adolescentiI più deboli per anagrafe: non sanno
nulla dell’ecatombe di allora
di Gianni Santucci
Il
turco aspettava da giorni a Roosendal, città olandese, confine col
Belgio. Era l’unico a sapere. Sahin Karademir era stato già arrestato
anni prima ad Ancona, nel 2005. Implicato in un traffico di 80 chili
d’eroina. Stavolta l’operazione era più sofisticata. Un carico di oltre
30 tonnellate di bentonite, un minerale per l’edilizia, affidato a una
(ignara) agenzia marittima genovese. Container partiti da Bandar Abbas
(Iran), in viaggio verso Amburgo, Valencia, Genova. Un camionista
ucraino (anche lui non coinvolto) per il trasporto fino in Olanda. Sotto
la bentonite, 268 chili di eroina. La polizia li ha bloccati in porto a
Genova, intorno al 20 ottobre scorso. Era droga «in transito». Ma resta
il più imponente sequestro di eroina nella storia dell’antidroga in
Italia. E dunque, in ogni caso, è un punto fermo. Che obbliga a
sottolineare una frase dell’ultimo report della Direzione centrale
servizi antidroga (Dcsa): «Crescono, invertendo un trend decennale che
sembrava consolidato, le morti per overdose. Nel 2017, complice
verosimilmente l’impennata nei consumi di eroina, tornano a segnare un
sensibile aumento (più 9,7 per cento)».
Morte nelle stazioni
Centoquarantotto
morti con la siringa in vena nel 2017. Centotrentotto fino ai primi di
novembre 2018 (dati raccolti da geoverdose.it, progetto della Società
italiana tossicodipendenze). Sono tre anni che questa cifra aumenta.
Aumenterà ancora. Il cadavere numero 134 di quest’anno era accasciato
dieci giorni fa in un bagno della stazione Centrale di Milano. Maschio,
italiano, 43 anni. Di scene del genere s’era persa memoria. Le foto dei
drogati morti nei bagni pubblici sembravano sigillate in un’epoca
passata.
Invece in un’altra stazione, a Udine, il 3 ottobre è
morta anche una liceale, 16 anni. Si chiamava Alice Bros. E il suo nome
sta oggi al centro del potenziale disastro più rimosso e sottovalutato
d’Italia. Perché non muoiono più solo i reduci, i vecchi eroinomani come
quello di Milano. Muoiono i ragazzini. Nuovi tossici. Adolescenti.
Deboli per anagrafe: non hanno memoria storica, non hanno idea della
devastazione sociale degli anni Ottanta e Novanta. Con un rischio in
più: gli oppioidi sintetici. Da cento a duecento volte più potenti
dell’eroina. Negli Stati Uniti provocano 30 mila morti l’anno. A Mestre,
nel 2017, con sostanze sintetiche i pusher nigeriani hanno fatto una
strage. È la nuova geopolitica dell’eroina: che rischia di abbattere una
nuova generazione.
Il canale albanese
Rotta «balcanica».
Turchi. Poi albanesi. La storia dell’eroina in Europa passa da quella
direttrice. È sempre attiva. L’origine la racconta un carabiniere di
Milano che ha indagato sui trafficanti dall’Est per decenni: «Anni ’80 e
’90. I carichi arrivavano tutti su gomma. Camion con la targa che
iniziava per 39. Cioè: Istambul. Monopolio dei turchi. Un chilo d’eroina
costava 90 milioni di lire, ed era purissima». Ogni tanto i sicari
della ‘ndrangheta ammazzavano un camionista, lo facevano sparire e
tenevano il carico. «Poi iniziammo a sequestrare panetti avvolti in
giornali albanesi. Nella “catena logistica” era entrata una nuova mafia.
Gli albanesi iniziarono a “smezzare”, e portare in Italia eroina già
tagliata al 50 per cento. Chi voleva ancora la qualità superiore andava a
comprare direttamente dai turchi in Germania».
Oggi la struttura
dei traffici è ancora quella. I grossisti in Italia sono soprattutto
albanesi. Non spacciano un grammo. Vendono a chili. Al Sud hanno accordi
stabili con i gruppi di camorra e con la criminalità pugliese. Nel 2017
un’operazione della Finanza («Smoke snake») ha stroncato un traffico
che inondava l’hinterland napoletano di kobret, uno scarto dell’eroina.
Al Centro e a Nord invece gli albanesi sono autonomi e riforniscono di
continuo le piazze di spaccio gestite soprattutto da marocchini: è quel
che accade a Rogoredo, uno dei più vasti super market d’eroina in
Italia, dove negli ultimi mesi i carabinieri di Milano e Monza hanno
tagliato due canali di fornitura albanese. A febbraio 2018, a Ravenna,
la polizia ha scoperto un appartamento/laboratorio dove un gruppo di
albanesi stava tagliando e impacchettando quasi 50 chili di eroina.
Le navi iraniane
Le
Nazioni unite stimano che nel 2016 la produzione globale di oppio sia
aumentata di oltre il 30 per cento, toccando le 6.500 tonnellate, da cui
sarebbero state ricavate circa 450 tonnellate di eroina. Una super
produzione, soprattutto in Afghanistan, che incombe sui mercati europei.
Il primo Paese di transito è l’Iran. L’esperto per la sicurezza
italiano a Teheran ha comunicato che nel solo primo semestre 2017, nella
Repubblica islamica, sono stati sequestrati 7.500 chili di eroina e 8
mila di morfina. Ogni frazione del viaggio, aumenta il valore. Al
confine Afghanistan/Iran, un chilo d’eroina vale 1.200 dollari; al
confine con la Turchia, il costo sale a 11 mila dollari; in Turchia,
11/12 mila euro; in Italia, il prezzo arriva a 32 mila. Tagliata e messa
sul mercato, il valore si triplica.
Il gotha dei trafficanti
turchi rifornisce gli albanesi sulla rotta balcanica, ma allo stesso
tempo li «aggira» via mare. Ecco perché il porto iraniano di Bandar
Abbas sta diventando lo snodo chiave da cui partono i grossi carichi
d’eroina via nave, diretti nel Nord Europa, dove vengono poi stoccati e
smistati.
È proprio il percorso della nave Arbataz, quella
intercettata al porto di Genova. «Si trattava di un’operazione criminale
di altissimo livello, con modalità sofisticate e complesse», racconta
Alessandro Giuliano, direttore del Servizio centrale operativo della
polizia, che ha seguito l’indagine con gli investigatori e i magistrati
genovesi. «Potevamo fermarci al sequestro — prosegue Giuliano — e invece
abbiamo seguito il camion per mezza Europa, per capire chi stesse
aspettando quel carico». La traccia ha portato a Roosendal, in Olanda.
Ed è stata la più importante conferma investigativa internazionale della
filiera turco/iraniana, quella che muove le più imponenti quantità di
eroina verso l’Occidente. Anche i grossisti albanesi che lavorano in
Italia, spesso, vanno poi a comprare in Olanda.
Eroina «sintetica»
I
rifornimenti alimentano le «piazze». E qui le nazionalità cambiano. In
un anno, il 2017, in Italia sono stati arrestati circa 2.500 trafficanti
e spacciatori d’eroina. Altri mille sono stati indagati. Più della metà
sono stranieri. Tra questi, 430 tunisini, 243 marocchini, 91 gambiani.
L’ultimo segmento dei traffici d’eroina, lo spaccio di strada, è
soprattutto cosa loro. E dei nigeriani: quasi 400 arrestati nel 2017,
più della metà dell’anno prima. Emergenti, hanno canali di traffico
autonomi (sono fortissimi nel gestire i corrieri ovulatori, che ingoiano
la droga). Occupano «piazze» vuote o poco presidiate. A volte le
conquistano. Come è capitato alla stazione di Mestre. Ed è stata una
strage.
Volevano scalzare i tunisini. Hanno puntato sulla
«concorrenza». Hanno messo in vendita un prodotto «migliore», che però
ha provocato 18 morti in un anno. Eroina con principio attivo molto alto
(fino al 30/35 per cento). E tagliata con metorfano, un oppioide. I
nigeriani di Mestre sono stati arrestati in un’inchiesta della Mobile di
Venezia e dello Sco. Resta un fatto: un gruppo criminale ha iniziato a
tagliare eroina con un oppioide sintetico che ne aumenta la potenza.
Negli
Stati Uniti gli oppioidi (soprattutto «fentanili»), venduti come
analgesici, hanno creato una base di dipendenza che sta provocando la
più vasta epidemia di eroina della storia: 40 mila morti l’anno. E a
Milano, nel 2017, un uomo è morto per overdose da «ocfentanil». Segnali
di un potenziale disastro. «Esigenze di salvaguardia della salute
pubblica — avverte la Dcsa — richiedono un approfondimento per valutare
se, come accaduto in altre parti del mondo», nell’aumento di overdose
mortali «possa aver giocato un ruolo determinante la circolazione di
eroina mescolata con sostanze sintetiche, come il famigerato fentanil».
Un chilo di fentanil, al mercato nero cinese, costa 5 mila dollari. La
sostanza è fino a 250 volte più potente della morfina. Tagliare l’eroina
con oppioidi sintetici può moltiplicare i guadagni dei trafficanti. E
il rischio di morte.