Corriere 12.11.12
Desirée, fermato uno spacciatore italiano
di Rinaldo Frignani, Fulvio Fiano
Da
venerdì sera c’è anche un italiano coinvolto nelle indagini sulla morte
di Desirée Mariottini. Si chiama Marco Mancini ed è in stato di fermo,
accusato di aver rifornito di droga e psicofarmaci sia la sedicenne di
Cisterna di Latina sia i frequentatori del palazzo dell’orrore a San
Lorenzo dove la giovane è deceduta dopo essere stata drogata e
violentata. Al 36enne viene contestato solo lo spaccio, ma per chi
indaga potrebbe aver indirettamente contribuito alla tragica fine della
ragazza vendendo ai quattro pusher gli stupefacenti e i farmaci
necessari per stordirla e impedirle di reagire allo stupro. Uno
spacciatore come loro, insomma, che gli agenti della Squadra mobile e
del commissariato San Lorenzo hanno bloccato nella stazione «Pigneto»
della metro C. Mancini, incensurato, aveva 12 grammi di cocaina, oltre a
pasticche di Tranquillit e Quentiax 300. Gli stessi psicofarmaci con
quetiapina trovati accanto al materasso dove la sedicenne giaceva senza
vita. L’uomo ha ammesso di essere un frequentatore del palazzo
dell’orrore a San Lorenzo — anche se quando Desirée è morta lui non
c’era — e ha confermato i suoi rapporti sia con gli spacciatori ora
accusati di omicidio e violenza sessuale sia con la stessa giovane, già
sua cliente. Da chiarire come potesse avere una tale disponibilità di
farmaci. «Li compro con le ricette di mia madre», avrebbe spiegato. Le
indagini puntano ad accertare se invece lo spacciatore abbia potuto
contare su medici o farmacisti compiacenti. Resta da individuare il
marocchino che avrebbe abusato della giovane già morta. «Possono essere
coinvolti africani, italiani o eschimesi, vanno blindati e incarcerati.
Il problema è che la normativa sullo spaccio è troppo blanda», è il
commento del ministro dell’Interno Matteo Salvini.