martedì 6 novembre 2018

Cancellato il diritto d’asilo
La Stampa 6.11.18
“Respingete i migranti in Croazia”
L’ordine che imbarazza la Slovenia
I poliziotti di Lubiana che sorvegliano il confine non accettano più i richiedenti asilo
di Mauro Manzin


Cancellato il diritto d’asilo. È quanto sta avvenendo in queste ore al confine tra la Slovenia e la Croazia. I poliziotti di Lubiana, che operano di pattuglia lungo il filo spinato anti-migranti, hanno avuto l’ordine in una circolare interna, mai resa di pubblico dominio ma scoperta dal quotidiano Dnevnik, di respingere i rifugiati al di là del confine e cioè in Croazia. E il garante dei diritti dell’uomo sloveno Vlasta Nussdorfer spiega che si tratta di un comportamento che viola le leggi internazionali.
Pistole e machete
Ma c’è di più. Una troupe della Tv di Stato ha filmato una pattuglia di agenti che bloccava a pistole spianate un gruppo di immigrati tra cui c’erano anche dei bambini. Il comandante locale della polizia ha dichiarato che l’approccio è assolutamente normale. Il sottosegretario agli Interni Sandi Čurin ha sostenuto davanti alle telecamere che i poliziotti spianano le pistole dal 2016 quando un collega è stato ucciso da un migrante con un machete. Dichiarazione poi smentita dallo stesso ministero dell’Interno, che ha precisato che non si trattava di un profugo, bensì di un cittadino tedesco armato di un coltello.
La regola per gli agenti di confine, anche se si trovano a far parte di una pattuglia mista croato-slovena, è rispedire i rifugiati in Croazia nonostante l’intercettazione degli stessi sia avvenuta in territorio sloveno e anche se questi hanno chiesto diritto d’asilo. Un comportamento che secondo l’Ufficio del garante dei diritti dell’uomo lede l’articolo 36 della tutela internazionale, valido dal 1945.
Lo scaricabarile
La polizia croata ha dichiarato di non essere a conoscenza dell’ordine ricevuto dagli agenti sloveni di rimandare sistematicamente tutti i migranti indietro.
L’ex sottosegretario agli Interni con delega all’immigrazione Boštjan Šefic aveva sostenuto che si tratta di situazioni particolari che si possono svolgere anche qualche metro sul territorio sloveno, ma che in questi casi, in base all’accordo con Zagabria del 2004, i rifugiati vanno «restituiti» alla Croazia da cui sono giunti. Leggendo l’accordo però tale fattispecie non è contemplata. Secondo l’accordo i poliziotti al confine «fermano le persone che sono entrate illegalmente in Slovenia e procedono alla loro identificazione. Lo svolgimento di tutte le altre procedure (quindi anche la richiesta di asilo, ndr) è a carico degli organismi del Paese dove i rifugiati sono stati bloccati». E i poliziotti croati possono collaborare a queste azioni dei colleghi sloveni.
Questi ordini sarebbero stati impartiti la scorsa primavera quando il flusso di migranti lungo la rotta balcanica si è accentuato. Risulta poi, in base ai documenti riservati in mano al Dnevnik di Lubiana, che ci fosse una sorta di graduatoria in base alla quale potevano chiedere asilo solo i migranti di alcune nazionalità. Le pattuglie miste quest’anno, fino alla fine di settembre, hanno effettuato 635 missioni di cui 328 sul territorio croato e 307 in territorio sloveno. Ma la Polizia della Slovenia non fornisce i dati di quanti immigrati clandestini siano stati fermati durante queste missioni miste.
La decisione della polizia slovena di respingere tutti gli immigrati viola anche le norme di Schengen e dimostra una volta di più che ciascuno Stato, anche se fa parte dell’Unione europea, leggi Croazia e Slovenia (in area Schengen), si regola sulla questione in base alla propria convenienza. La Slovenia poi ha da sempre fatto intendere di non volere migranti sul suo territorio al punto da istituire subito, nel pieno della crisi lungo la rotta balcanica nel 2015, un sorta di corridoio che trasportava via bus o via treno i rifugiati dal confine con la Croazia a quello con l’Austria a Šentilj a Nord di Maribor.