martedì 9 ottobre 2018

Repubblica 9.10.18
Stati Uniti
Se Fort Trump difende solo l’uomo bianco
di Vittorio Zucconi


È cominciata a Washington l’ultima battaglia dell’Uomo Bianco per difendere il fortino del proprio secolare privilegio oggi minacciato. Nella difesa a oltranza del giudice spinto a forza da Trump alla Corte Suprema, nell’emergere in tutto il mondo di movimenti che si proclamano « sovranisti » non avendo il coraggio di definirsi razzisti, c’è il panico dell’Uomo Bianco non più conquistatore ma conquistato che sente, che vede salire l’inesorabile marea demografica degli "altri".
Il «Fardello dell’Uomo Bianco», come lo aveva chiamato Rudyard Kipling, la provvidenziale "missione civilizzatrice" del White Man è divenuta l’arroccarsi spaventato della " superiorità razziale" e del patriarcato. Il popolo dimenticato, la minoranza accanita di elettori che hanno spinto Trump alla vittoria su Hillary Clinton è molto più che la disperazione dell’operaio, del minatore, del piccolo imprenditore sconfitto dalla globalizzazione dei mercati: è la linea del Piave di quella parte di nazione che teme la perdita del proprio status di etnia dominante e garantita dalla nascita. È la parte, minoritaria ma compatta, che vide nella presidenza di un sangue misto afroamericano, Barack Hussein Obama, l’incarnazione dei propri incubi.
Nel Fort Apache dell’ultimo Was’ichu, come i nativi definivano i bianchi, coloro che mangiavano il grasso e la carme lasciando agli altri le ossa, il panico è comprensibile. Nell’universo economico e industriale, la Cina « si prende gioco e si approfitta di noi » , come predica Trump. I clandestini continuano ad affluire dalla frontiera e si aggiungono agli "alieni" regolari con un tasso di natalità che garantisce che tra vent’anni i bianchi saranno minoranza come già in California.
E poi le donne, le femmine terribili, che con la loro prepotenza, con il complotto del # metoo «mettono a rischio i nostri figli esposti a denunce e accuse che possono distruggere la loro vita » , poveri ragazzi — lamenta sempre Trump — e aggiungono al panico di razza quello di genere. Il 56 per cento degli iscritti alle Università americane sono femmine, senza distinzione fra facoltà umanistiche e scientifiche, una maggioranza senza precedenti nella storia dell’istruzione superiore. Ben oltre il femminismo, la femminilizzazione della società e della cultura ufficiale o popolare è in atto e se molte cittadine di rosea carnagione e più modesta condizione avevano votato per Trump è perché avevano preferito l’antica e rassicurante soggezione al patriarcato del " maschio alfa" alla confusione del meticciato. Hanno poco, ma sentono di appartenere almeno alla master race.
La sola risposta alla marea del grande rimescolamento etnico, a parte il tragicomico invito della grande consigliera di Trump Kellyanne Conway, che ha invitato le donne bianche a far figli con maschi bianchi per combattere la battaglia demografica, è blindare la Corte Suprema con i campioni della upper class bianca, con i prodotti delle migliori e più esclusive scuole private da 40 mila dollari l’anno di retta come il liceo dal quale vengono gli ultimi due giudici supremi imposti da Trump. Se riuscirà, come è probabile, a riempire i futuri vuoti lasciati da dimissioni di anziane magistrate figlie di un’altra epoca, con giovani giuristi ultraconservatori, la Supreme Court sarà il ridotto intoccabile per decenni della resistenza bianca. Si sta costruendo un muro togato anche nei tribunali inferiori, che Trump imbottisce di centinaia di giudici decisi a riportare l’America, e con essa l’Occidente che sta seguendo come sempre i cattivi esempi d’oltreoceano e arriva a prendere sul serio un allucinato imbonitore come Steve Bannon, ai bei tempi antichi, belli per loro.
Non c’è, come non c’è nell’Europa in balia di nostalgici travestiti da rivoluzionari alla maniera dei Salvini e dei Di Maio, una controforza efficace, un pensiero coerente e razionale che si opponga alla risacca del Grande Terrore Bianco. La propaganda del vittimismo, quella che fa della violentata una violentatrice, funziona perché il segreto vincente del populismo bianco è proprio nel rovesciare il racconto della realtà con il cantico della paura. Paura non della disoccupazione, non della bancarotta, non delle stragi di dementi armati, ma la paura che questi anni, dopo secoli, siano l’autunno del patriarca bianco, assediato nel proprio fortino cadente.