martedì 9 ottobre 2018

Repubblica 9.10.18
l ritrovamento
L’ultimo segreto di Carlo Michelstaedter
di Raffaella De Santis


A Gorizia un baule pieno di libri e un foglietto riaprono il caso sulla fine dello scrittore che si tolse la vita a soli 23 anni, il 17 ottobre 1910. Il suo fu davvero un "suicidio filosofico", come si è sempre creduto? O si trattò di una scelta causata dalla malattia che lo aveva colpito?
Uno scrittore destinato a diventare una leggenda, morto giovanissimo, a soli 23 anni. Da più di un secolo Carlo Michelstaedter è al centro di misteriosi ritrovamenti. L’ultimo apre un altro capitolo nella storia della breve vita dell’autore goriziano: un cassone da viaggio pieno di libri rimasto per 75 anni a Gorizia, ma di cui tutti ignoravano l’esistenza. Ora risbuca da una cantina e getta una nuova luce sul drammatico gesto finale, quel colpo di rivoltella che il 17 ottobre del 1910 mise fine all’esistenza di un ragazzo geniale e dall’aura postuma. Il baule ritrovato sarà mostrato il 14 ottobre presso la Biblioteca Statale Isontina, diretta da Marco Menato, dove i libri saranno custoditi.
I ritrovamenti delle carte di Michelstaedter sono capitoli di una spy story infinita.
Quella di oggi inizia con un cassone di legno scampato alle razzie delle SS. Dentro c’erano libri, solo libri, e un foglietto, un atto d’amore. Un elenco di titoli stilato dalla sorella Elda, una lista che è l’opposto della morte, è la vita chiusa in un baule, l’anima del fratello in una raffica di opere: Omero, Platone, Schopenhauer, Tolstoj, Pindaro, un vocabolario tedesco/greco e tedesco/latino, Lombroso, Goldoni, Berchet....
Nella lista ci sono 106 libri: una parte appartenuti ad Alberto, il padre di Carlo e Elda, dirigente delle Assicurazioni generali e grande bibliomane, e una cinquantina a Carlo (ma quelli arrivati a noi sono 31), riconoscibili per il timbro dei Michelstaedter con dentro una crocetta. Sergio Campailla, critico letterario, scrittore e curatore delle opere di Michelstaedter per Adelphi, è entusiasta, trova in questa scoperta la conferma di quanto pensava e aveva ipotizzato: «Nell’elenco ci sono una serie di volumi sul suicidio, due con lo stesso titolo Suicidio e pazzia ».
Entrambi opere di psichiatri coevi, Giuseppe Caramanna e Giuseppe Antonini, che aveva diretto l’Ospedale psichiatrico di Udine, primo esempio italiano di manicomio senza cinta muraria. Ci sono poi gli Studi morali: il suicidio, la gloria,
i romanzi di Maria Casoni, un’opera di Donato Cassino,
Sulla determinazione dei suicidio nel Werther e nell’Ortis e due testi fondamentali, lo studio dell’isteria in tedesco di Jospeh Breuer e l’Interpretazione dei sogni di Freud. «Sapeva di essere molto malato. Queste letture mostrano che era in allarme. Il suo non è stato un suicidio filosofico. La tesi di Giovanni Papini sul suicidio metafisico viene definitivamente a cadere», dice Campailla. È più che probabile che lo stato fisico in cui l’aveva ridotto la gonorrea cronica di cui soffriva, abbia contribuito a spingere lo scrittore alla morte.
In famiglia la malattia di Carlo si teneva nascosta. Riaprire quel baule è riaprire un dolore. Ma dove era stato fino ad oggi, che fine aveva fatto? Dietro questo plot ci sono una casa venduta, un trasloco da fare, un cassone ritrovato. Un giorno la signora Franca Bertoldi, un’impiegata di banca di Gorizia parla a una sua amica di una cassa di libri che le è stata lasciata dalla nonna. Franca la ritrova in cantina durante un trasloco: «Mi sono ricordata di mia nonna che mi raccomandava di custodirne i libri con cura perché prima o poi qualcuno sarebbe venuto a prenderli».
Il caso vuole che l’amica di Franca sia moglie dello storico Lucio Fabi, che conosce un libraio antiquario, uno dei più bravi, Simone Volpato, e lo mette sulle tracce del cassone.
Simone Volpato, proprietario della libreria antiquaria triestina Drogheria 28, cinque anni prima aveva ritrovato la biblioteca della famiglia Michelstaedter in una bella casa di Trieste, abitata in passato dall’avvocato e studioso Cesare Pagnini.
Come è finito il baule in casa Bertoldi? «La mia famiglia era di umili origini – dice Franca –, facevano i mezzadri a Salona di Isonzo». È stata molto probabilmente la sorella maggiore dello scrittore, Elda, a consegnare alla nonna di Franca la cassa. Le due famiglie erano vicine di casa e Elda sapeva che i tedeschi erano alle porte e voleva mettere in salvo i libri del fratello, perché dietro quelle letture c’era lui, c’era Carlo. I Michelstaedter sono una famiglia ebrea, Elda abita nel ghetto di Gorizia, sa che con le SS alle porte non c’è scampo.
Predispone i libri nel cassone.
Quel gesto serve a salvare Carlo, la sua memoria, a non farlo morire ancora. Scrive un biglietto e lo mette dentro il cassone: "Piccolo elenco dei libri di famiglia conservati presso la casa Morpurgo-Michelstaedter e riposti per sicurezza in un cassone da viaggio. Da tenere con cura e in grave caso dare a mia sorella Paula". Morpurgo è il cognome del marito di Elda, il medico Silvio Morpurgo, morto subito dopo l’emanazione delle leggi razziali. La sorella Paula si è invece messa in salvo in Svizzera.
Il 17 ottobre Elda scrive il suo foglietto. Proprio quella data, la stessa in cui tanti anni prima Carlo ha scelto di morire. Il 23 novembre le SS fanno irruzione nelle case degli esponenti della comunità ebraica goriziana.
Elda e la madre vengono catturate in una retata. La madre Emma Luzzatto, ha 89 anni. Morirà durante il viaggio verso il campo di concentramento. Elda nel lager di Ravensbrück, il 26 dicembre 1944. Una catena di morti tragiche, che si aggiungono a quella di Nadia, la musa di Michelstaedter raccontata in un bel libro da Campailla ( Il segreto di Nadia B., Marsilio) e quella del fratello Gino, morto a New York anche lui suicida. In uno scritto brevissimo, quasi in forma di apologo, intitolato Un giovane, Michelstaedter scriveva: «E con crudele abituale sincerità verso se stesso esamina il proprio interno, lo analizza, quindi con calma e ragionata risoluzione si uccide restituendo alla madre terra le energie che in lui si combattevano inutili». Era il 1905. Cinque anni dopo Michelstaedter si sparerà alla tempia.