Repubblica 6.10.18
Perché Pasolini aveva ragione sui figli del ’68
Nella celebre lettera "Il Pci ai giovani!" il poeta si schierava dalla parte dei poliziotti
di Massimo Recalcati
Nella
celebre lettera "Il Pci ai giovani!" il poeta si schierava dalla parte
dei poliziotti. Ma, più che un messaggio reazionario, il suo fu un
invito alle nuove generazioni perché riconoscessero il valore delle
istituzioni e le facessero proprie
Siete in ritardo figli » , così
si rivolgeva Pasolini, da padre, ai giovani contestatori del ’ 68 nella
sua celebre lettera in forma di poesia titolata Il PCI ai giovani! Egli
sceglie l’attrito e non la solidarietà compiacente. Non si mette tra
quelli che " leccano il culo" ai giovani eroi, ma oppone loro una ferma
critica: questi figli assomigliano troppo ai loro padri per innescare un
autentico processo rivoluzionario. Lo stesso " occhio cattivo", la
stessa " prepotenza" e la stessa spavalda " sicurezza".
Sappiamo
bene, nella battaglia di Valle Giulia, con chi Pasolini decide di
schierarsi; non con i figli della borghesia che inneggiano alla
rivoluzione, ma con i poliziotti, con i " figli dei poveri". È stato
questo un suo sintomo reazionario? In realtà, come mostra bene un
recente e interessantissimo libro di Francesco Chianese ( « Mio padre si
sta facendo un individuo problematico. Padri e figli nell’ultimo
Pasolini » , 1966- 75, Mimesis), dedicato alla problematica del rapporto
padri e figli negli scritti di Pasolini tra il 1966 e il 1975, questa
lettera si inscrive in un percorso complesso di ripensamento del
rapporto tra le generazioni che Pasolini mette a fuoco in diverse opere
coeve al 1968, quali sono Edipo re, Affabulazione, Porcile e Teorema.
Quando
Pasolini si rivolge ai giovani contestatori del ’ 68 è davvero solo per
ammonirli, per ricordare loro la provenienza borghese come un peccato
irredimibile, per invitarli alla rassegnazione o al disimpegno, o,
peggio alla flagellazione autocritica? In un’epoca già post- edipica,
dove i padri appaiono come figure prive di autorevolezza simbolica,
figure di fallimento e di smarrimento ( Teorema), " canne vuote e marce"
( Affabulazione), egli invita lucidamente i figli ad abbandonare la
contestazione impotente, anti- istituzionale, anarchica, " puritana",
per ritornare al Pci, per sollecitarli a riprendersi con vigore le
istituzioni. È questa la voce tuonante di Pasolini- padre che abbiamo
forse dimenticato e che converrebbe invece proprio oggi ricordare: « Ma
andate, piuttosto, figli, ad assalire Federazioni! Andate a invadere
Cellule! Andate ad occupare gli uffici del Comitato Centrale! Andate,
andate ad accamparvi in Via delle Botteghe oscure! » .
Quale è,
dunque, il fondo tematico da cui sorge questo invito perentorio? È
un’idea tutt’altro che reazionaria che Pasolini matura sulla vita e
l’importanza delle istituzioni.
È troppo lucida la sua visione del
declino simbolico dell’autorità del padre di fronte al nichilismo del
discorso del capitalista per non avvertire il pericolo di un dominio
cinico del mondo da parte del mito ipermoderno del consumo. Fate
attenzione, dice allora ai suoi figli " adottivi", a salvaguardare, a
difendere l’amore per le istituzioni!
Perché solo se si ha cura
delle istituzioni si può davvero provare a cambiare il mondo. Mettete,
dunque, da parte il vostro abito da " anime belle" e affrontate con
coraggio, senza indietreggiare, la prova politica delle istituzioni. Non
c’è nessun " trasumanar" senza l’impegno militante dell’" organizzar",
per usare il titolo di una celebre raccolta di poesie pubblicata sempre a
ridosso del ’ 68. Non si può essere più chiari di così: « Anime belle
del cazzo, per cos’altro moriranno/ i due fratelli Kennedy, se non/ per
un’istituzione? E per cos’altro, se non per un’istituzione/ moriranno
tanti piccoli, sublimi Vietcong?/ Poiché le istituzioni sono commoventi:
e gli uomini/ in altro che in esse non sanno riconoscersi./ Sono esse
che li rendono umilmente fratelli./ C’è qualcosa di così misterioso
nelle istituzioni/ - unica forma di vita e semplice modello per
l’umanità -/ che il mistero di un singolo, in confronto, è nulla » .
Le
istituzioni sono davvero " commoventi" e " misteriose" perché in esse
la realtà umana si impegna a rendere possibile una vita insieme, una
comunità fraterna. Non, dunque, la contestazione senza speranza
dell’utopia, ma la forza di chi sa entrare nelle maglie del potere per
usare il potere al fine di rendere più giusta e generativa la vita
insieme. È
la tensione dialettica, mai risolta, che rapporta,
appunto, il transumanar all’organizzar, la fede del desiderio alla vita
militante dell’istituzione, la passione delle viscere alla storia.
È
una tensione che attraversa tutto il ’ 68, ma che rischia di
insterilirsi: se la passione rivoluzionaria è in sé anti- istituzionale,
bisogna testimoniare, come fa in questo caso Pasolini, il carattere "
commovente" e " misterioso" ( non solo, dunque repressivo, ideologico,
disciplinare) dell’istituzione. In questo la sua voce risuona ancora
oggi come assolutamente profetica. Si può morire e vivere per una
istituzione; si può giocare tutto se stesso per un’istituzione. Le "
anime belle del cazzo" sono coloro che non sanno cogliere il valore
imprescindibile delle istituzioni e che nel nome astratto di ideali
universali rivendicano contro il marcio delle istituzioni i loro
diritti.
" Anime belle", le chiama con chiaroveggenza Pasolini.
Diversamente
la sua esortazione sospinge i giovani ad entrare nelle istituzioni, ad
entrare nel vecchio Pci, ad amare le istituzioni. Di Pasolini si ricorda
sempre la pars destruens, ma mai la pars costruens. Si ricorda la
critica ai giovani figli della borghesia del movimento del ’ 68, ma non
si ricorda l’appello ai giovani ad entrare e a trasformare le
istituzioni. La sua non è una semplice critica puritana del potere, ma
l’indicazione politica delle necessità di avere il potere per cambiare
le istituzioni del potere. Se il Nome del padre non è più incarnato nei
padri " rimasti ancora figli", esso dimora nella vita (" commovente" e "
misteriosa") delle istituzioni.