domenica 28 ottobre 2018

Repubblica 28.10.18
Addio all’Irlanda ultracattolica. Dopo l’aborto sì all’abolizione del reato di blasfemia
di Enrico Franceschini


Londra Un passo alla volta, l’Irlanda rompe con le tradizioni. Dopo avere approvato il divorzio, il matrimonio gay e il diritto d’aborto, ora cancella la legge che punisce la blasfemia come un reato. In un altro passo verso la secolarizzazione di quello che era il Paese più ferventemente cattolico d’Europa, gli exit-poll sul referendum tenuto venerdì sulla delicata questione indicano che il 71% ha votato sì alla rimozione dell’articolo della Costituzione secondo cui la bestemmia e ogni insulto alla divinità vanno considerati illegali. La percentuale è significativa dell’evoluzione laica degli irlandesi. Nel 1995, il divorzio fu approvato di un soffio, 50,3 a 49,7. Nel 2015, un altro referendum ha introdotto le nozze gay, 62 a 38%. Nel maggio scorso 66 a 34% al referendum sull’aborto. Se l’exit poll è esatto, l’annullamento della legge contro la blasfemia ha prevalso con un margine ancora più ampio, sopra il 70%. In tutti e quattro i referendum, la Chiesa cattolica locale si era schierata contro le modifiche alla Costituzione. In tutti e quattro i casi la Chiesa ha visto gradualmente diminuire la sua influenza sulla popolazione.
Ma venerdì l’Irlanda ha votato anche per la presidenza della repubblica: Michael D. Higgins, poeta e letterato 77enne, figlio di un combattente nella guerra d’indipendenza dalla Gran Bretagna e molto popolare, è stato riconfermato con il 56 per cento dei voti. La carica di presidente, nonostante l’elezione diretta, è soprattutto cerimoniale: la guida effettiva della nazione spetta al primo ministro Leo Varadkar, figlio di un immigrato indiano, gay dichiarato. Per la prima volta in mezzo secolo, un presidente che cerca di venire rieletto ha dovuto affrontare un altro candidato, ma l’uomo d’affari Peter Casey, ha ottenuto solo il 21 per cento.