Repubblica 25.10.18
Scontri al confine bosniaco
Il muro croato per fermare i migranti
di Andrea Tarquini
BERLINO,
GERMANIAEsplode di nuovo, questa volta al confine tra Bosnia-Erzegovina
e Croazia, l’emergenza delle ondate migratorie. Ieri almeno duecento
migranti, provenienti in maggioranza da Afghanistan, Iran, Pakistan e
Nordafrica, hanno sfondato il primo cordone di sicurezza di polizia e
guardia di frontiera bosniache e secondo alcune fonti anche croate nel
punto di passaggio di Malijevac, presso la città di Velika Kladusa.
Violenti
scontri hanno opposto per ore migranti e forze di sicurezza bosniaci,
poi solo un secondo cordone di agenti e militari ha bloccato i duecento.
Ma
altre migliaia, diecimila circa secondo fonti attendibili di entrambe
le ex repubbliche jugoslave, premono alla frontiera. Ieri sera il
governo di Zagabria, la capitale croata, ha eretto barriere protettive
per tentare di sigillare il confine. Ma i migranti appaiono decisi a
continuare nei loro tentativi di entrare dalla Bosnia nel territorio
della Ue. E restano al confine, gridando combattivi in inglese il loro
slogan: "Open borders, open borders!", cioè frontiere aperte.
Secondo
fonti ufficiali di Zagabria, non c’è stato alcun intervento diretto e
nessun corpo a corpo tra migranti e forze croate, ma polizia e guardia
di frontiera, erette le barriere, sono pronte a tutto. E giornalisti e
fotoreporter dell’agenzia britannica Reuters hanno riferito e
documentato che le forze croate hanno reagito, per fermare l’ingresso
illegale, caricando e sparando lacrimogeni. Diversi sono i feriti.
Da
entrambe le parti, compresi tre agenti croati, sempre secondo le
agenzie internazionali. Da quando l’Ungheria nel 2015 ha deciso di
sigillare il suo confine con la Serbia (frontiera della Ue e dello
spazio Schengen) i migranti tentano numerosi di entrare nella Ue
attraverso la Bosnia e la Croazia. La situazione può precipitare in ogni
momento. I migranti ammassati in Bosnia sopravvivono in rifugi di
fortuna. Il Paese, tra i piú poveri in Europa, non ha i mezzi per
organizzare centri di raccolta. E in Bosnia come in Kosovo, a
maggioranza musulmana, cresce il timore che l’Isis rafforzi intanto la
sua propaganda islamista puntando sui seri problemi sociali, specie dei
giovani, e cerchi di continuare a reclutare foreign fighters.