lunedì 15 ottobre 2018

Repubblica 15.5.18
Effetto Alberto Angela Con "Ulisse" la Shoah nobilita la prima serata del sabato televisivo (e piace agli spettatori)
Il racconto della deportazione degli ebrei romani ottiene il 18% di ascolti e trionfa anche sui social
di Antonio Dipollina


Per non dimenticare. Di sabato sera, per di più in televisione.
Un’impresa, ma di quelle che riescono ad Alberto Angela che appunto nel sabato sera di Rai1 riempie due ore di rievocazione feroce: le leggi razziali, il rastrellamento del Ghetto di Roma (camminando lento e metodico negli stessi luoghi, incalzando con la semplice forza del racconto puntuale). Si fermano a guardarlo in tre milioni e seicentomila, i social vanno in tilt sull’hashtag #Ulisse e sembra un mondo diverso. La gente scrive commossa, non si perde un attimo: Angela va poi nei lager e certe trattazioni da brivido sono di enorme impatto, il filo spinato elettrificato contro cui ci si andava a suicidare non resistendo all’orrore è lì, l’evocazione è efficacissima mentre parlano da testimoni sublimi tra gli altri Liliana Segre e Sami Modiano, ogni passaggio una lacrima in più. Era la puntata più politica della nuova serie di Ulisse, che Rai1 stavolta ha voluto proporre con scelta spericolata il sabato sera (nella prossima e ultima puntata della serie Ulisse ci si rilassa con la Principessa Sissi). Alberto Angela l’aveva anticipata scrivendo "La memoria è il più potente vaccino contro gli abissi della Storia" (volendo, due istanze attuali e progressiste in una sola frase.
D’altronde non è una superstar per caso). Ed è inutile far finta di nulla, tutto richiama i rischi del presente, certe derive nella coscienza collettiva nazionale e nella sua politica, l’intolleranza di nuovo diventata pane quotidiano di cui trattare o da cui essere travolti contrapponendo l’indignazione e mandando in scena richiami anche decisamente bruschi, come quello della rievocazione senza sconti di Angela. Che esordisce dicendo "sono nato nel 1962" e fa capire che non è stata una fortuna a caso, una lunga epoca senza grandi guerre — conflitto jugoslavo escluso — ma tutto è nato da quello che ha portato al racconto che per un intero sabato sera conquista lo spazio più popolare della tv.
Grandi consensi, sui social e altrove — tanta gente ne approfitta, per una volta, per ringraziare la Rai che "finalmente fa servizio pubblico": ed è una frase fatta e scontata quanto si vuole ma nasce da un’emozione vera. Si complimenta il giorno dopo anche Adriano Celentano che riempie di maiuscole un messaggio riconoscente per Angela ringraziandolo per averci ricordato che «il seme di quelle atrocità è dentro ognuno di noi, pronto a esplodere ogni volta che, fingendo di non conoscere il PROSSIMO, smettiamo di sorridere». Ma ringraziano tutti, istituzioni e organizzazioni e tanta gente comune.
Alberto Angela è ormai la punta di diamante acclarata di una tv che non ha paura di cercare nella Storia e nel suo racconto un modo per intervenire anche sul presente ricordando quanto deve rimanere viva la memoria: su Rai3 ogni giorno all’ora di pranzo Paolo Mieli costruisce spezzoni di passato con esperti e studenti in studio e se ne discute, la Rai ha un intero canale dedicato (RaiStoria) che a breve, per esempio, partirà con una innovativa rievocazione del Maxiprocesso palermitano alla mafia negli anni 80, mescolando fiction e documenti visivi che continuano a mettere brividi. Le pay satellitari hanno molta programmazione dedicata, su History Channel le rievocazioni sono continue su una programmazione che ha respiro internazionale: ma è fondamentale anche la produzione nuova, in proprio, paese per paese. Da noi a giorni parte proprio su History un viaggio a ritroso a larghissimo respiro nella storia d’Italia recente attraverso le sue linee ferroviarie. Ed è appena il caso di ricordare che in molti paesi — dalla Francia in giù — gli investimenti su questo tipo di programmazione sono ingenti. Da noi, però, il colpo d’ala del sabato sera della rete più vista e quella a cui si tiene di più è abbastanza un fattore unico: ed è quasi interamente addebitabile all’esistenza di una figura del tutto atipica come Alberto Angela, e di questo è naturale dargli merito.
Ma più in generale come discorso televisivo di attualità va ricordato che in questi giorni la tv si sta riprendendo compiti che forse erano ultimamente sfuggiti: sempre al capitolo lotta all’intolleranza vedi l’ormai celebre servizio andato in onda a Piazza Pulita di La7 e che ha acceso l’attenzione generale sul caso di Lodi e dei bimbi stranieri con mensa negata. Senza quello, con l’impatto emotivo suscitato da immagini e parole dei diretti interessati, l’impatto della vicenda sarebbe stato inferiore.
Unico dubbio, e probabile dibattito futuro, il fatto di dar voce all’intolleranza più smaccata, come accadeva nel servizio (i bambini definiti da un tizio "zecche dei cani"). Siccome in ogni condominio del paese si trova a colpo sicuro un fesso pronto a dichiarare che bisogna sterminare tutti col napalm, forse un giorno sarà il caso di chiedersi se a simili rozze banalità inutili bisogna dare spazio per forza.