Repubblica 15.5.18
Effetto Alberto Angela Con "Ulisse" la Shoah nobilita la prima serata del sabato televisivo (e piace agli spettatori)
Il racconto della deportazione degli ebrei romani ottiene il 18% di ascolti e trionfa anche sui social
di Antonio Dipollina
Per non dimenticare. Di sabato sera, per di più in televisione.
Un’impresa,
ma di quelle che riescono ad Alberto Angela che appunto nel sabato sera
di Rai1 riempie due ore di rievocazione feroce: le leggi razziali, il
rastrellamento del Ghetto di Roma (camminando lento e metodico negli
stessi luoghi, incalzando con la semplice forza del racconto puntuale).
Si fermano a guardarlo in tre milioni e seicentomila, i social vanno in
tilt sull’hashtag #Ulisse e sembra un mondo diverso. La gente scrive
commossa, non si perde un attimo: Angela va poi nei lager e certe
trattazioni da brivido sono di enorme impatto, il filo spinato
elettrificato contro cui ci si andava a suicidare non resistendo
all’orrore è lì, l’evocazione è efficacissima mentre parlano da
testimoni sublimi tra gli altri Liliana Segre e Sami Modiano, ogni
passaggio una lacrima in più. Era la puntata più politica della nuova
serie di Ulisse, che Rai1 stavolta ha voluto proporre con scelta
spericolata il sabato sera (nella prossima e ultima puntata della serie
Ulisse ci si rilassa con la Principessa Sissi). Alberto Angela l’aveva
anticipata scrivendo "La memoria è il più potente vaccino contro gli
abissi della Storia" (volendo, due istanze attuali e progressiste in una
sola frase.
D’altronde non è una superstar per caso). Ed è
inutile far finta di nulla, tutto richiama i rischi del presente, certe
derive nella coscienza collettiva nazionale e nella sua politica,
l’intolleranza di nuovo diventata pane quotidiano di cui trattare o da
cui essere travolti contrapponendo l’indignazione e mandando in scena
richiami anche decisamente bruschi, come quello della rievocazione senza
sconti di Angela. Che esordisce dicendo "sono nato nel 1962" e fa
capire che non è stata una fortuna a caso, una lunga epoca senza grandi
guerre — conflitto jugoslavo escluso — ma tutto è nato da quello che ha
portato al racconto che per un intero sabato sera conquista lo spazio
più popolare della tv.
Grandi consensi, sui social e altrove —
tanta gente ne approfitta, per una volta, per ringraziare la Rai che
"finalmente fa servizio pubblico": ed è una frase fatta e scontata
quanto si vuole ma nasce da un’emozione vera. Si complimenta il giorno
dopo anche Adriano Celentano che riempie di maiuscole un messaggio
riconoscente per Angela ringraziandolo per averci ricordato che «il seme
di quelle atrocità è dentro ognuno di noi, pronto a esplodere ogni
volta che, fingendo di non conoscere il PROSSIMO, smettiamo di
sorridere». Ma ringraziano tutti, istituzioni e organizzazioni e tanta
gente comune.
Alberto Angela è ormai la punta di diamante
acclarata di una tv che non ha paura di cercare nella Storia e nel suo
racconto un modo per intervenire anche sul presente ricordando quanto
deve rimanere viva la memoria: su Rai3 ogni giorno all’ora di pranzo
Paolo Mieli costruisce spezzoni di passato con esperti e studenti in
studio e se ne discute, la Rai ha un intero canale dedicato (RaiStoria)
che a breve, per esempio, partirà con una innovativa rievocazione del
Maxiprocesso palermitano alla mafia negli anni 80, mescolando fiction e
documenti visivi che continuano a mettere brividi. Le pay satellitari
hanno molta programmazione dedicata, su History Channel le rievocazioni
sono continue su una programmazione che ha respiro internazionale: ma è
fondamentale anche la produzione nuova, in proprio, paese per paese. Da
noi a giorni parte proprio su History un viaggio a ritroso a larghissimo
respiro nella storia d’Italia recente attraverso le sue linee
ferroviarie. Ed è appena il caso di ricordare che in molti paesi — dalla
Francia in giù — gli investimenti su questo tipo di programmazione sono
ingenti. Da noi, però, il colpo d’ala del sabato sera della rete più
vista e quella a cui si tiene di più è abbastanza un fattore unico: ed è
quasi interamente addebitabile all’esistenza di una figura del tutto
atipica come Alberto Angela, e di questo è naturale dargli merito.
Ma
più in generale come discorso televisivo di attualità va ricordato che
in questi giorni la tv si sta riprendendo compiti che forse erano
ultimamente sfuggiti: sempre al capitolo lotta all’intolleranza vedi
l’ormai celebre servizio andato in onda a Piazza Pulita di La7 e che ha
acceso l’attenzione generale sul caso di Lodi e dei bimbi stranieri con
mensa negata. Senza quello, con l’impatto emotivo suscitato da immagini e
parole dei diretti interessati, l’impatto della vicenda sarebbe stato
inferiore.
Unico dubbio, e probabile dibattito futuro, il fatto di
dar voce all’intolleranza più smaccata, come accadeva nel servizio (i
bambini definiti da un tizio "zecche dei cani"). Siccome in ogni
condominio del paese si trova a colpo sicuro un fesso pronto a
dichiarare che bisogna sterminare tutti col napalm, forse un giorno sarà
il caso di chiedersi se a simili rozze banalità inutili bisogna dare
spazio per forza.